2. Diario d'appendice

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Non ho mente.

Non ho cuore.

Solo segni sotto la pelle, per lo più graffi.

Cinghiate.

Ghirigori lasciati da una frusta.

La porta della sua camera era socchiusa.

Sguardo ladro.

I miei occhi non hanno resistito, si sono intrufolati di soppiatto in quello spiraglio d'ombra.

In quello spiraglio di luce.

Chiaroscuri schizzano nella retina.

È sdraiata sul letto a pancia in giù, le cuffie nelle orecchie, il volto tra i palmi retto dai gomiti.

Un libro sul cuscino.

Labbra tremule.

Ciglia tremule.

Cuore tremulo...

Il mio.

Colori a olio scivolano sulla tela, dipingono la perfezione.

La sua.

Il pensiero del suo seno contratto sul materasso, delle sue natiche coperte a malapena dai pantaloncini del pigiama mi manda al manicomio.

Un Harmonizer suona dentro di me.

Avrei voluto essere sotto di lei e farmela mentre leggeva il suo romanzo.

Harmonizer che distorce una risata in lontananza.

È sempre lui.

Joker che affila coltelli mentre ride.

Avrei voluto...

Avrei voluto...

Avrei voluto sbattermela.

Sì.

Forte.

Ma lei è così dolce.

È pura, casta, innocente e questo mi eccita ancora di più, cazzo!

La desidero come un pazzo e piango.

Piango.

Non potrò mai amarla.

Lei è mia sorella.

Sorella.

Sorella.

UCCIDIMI DOLCEMENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora