29. Dangerous liaisons ☆

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"Un nome nascosto sotto la cenere
rivela l'antico mistero della vita
in un accennato simbolo di morte".

P.D

2 ANNI PRIMA...

Kevin sollevò lo sguardo sulla donna.
La sua voce era calda e sensuale, ma quando i loro sguardi si incontrano rimase sconvolto.

Aveva già visto quegli stessi occhi, li vedeva tutti i giorni, gli avevano rubato l'anima.

Un brivido lo attraversò?

Chi era quella donna.

"Io sono Lilith" si presentò, come se gli avesse appena letto nel pensiero.

Fecero un pezzo di strada a piedi, poi lo guidò dentro un portone.

***

La piazza della cittadina si estendeva in forma circolare e raccoglieva intorno a sè bar e negozi di vario genere.

Kevin mi guidò lungo il sentiero lastricato di piastrelle grigie, levigate da generazioni di passi, che portava al centro storico della città, attraverso cui si accedeva da un grande arco di tufo lavorato da sapienti scalpellini.

Le sue alte colonne, ricamate da illustrazioni scolpite su pietra, incorniciavano lo sfondo, immortalandolo in uno scatto a colori.

Sorpassammo la grande arcata, dove una fontana di bronzo, annerita dalle intemperie, sputava rivoli d'acqua dalle bocche di due fiere, intrecciate tra di loro, nelle vasche sottostanti, i cui bordi, modellati con precisione in ricci ondulati, assumevano la forma di piccoli ciuffi di panna montata.

Un ragazzo e una ragazza, che sostavano sulla porta della biblioteca pubblica, attirarono la mia attenzione.
Il viso di lei era talmente bello da fare invidia ad un'attrice del cinema. La sua lunga chioma rossa scendeva a ciocche sulle spalle esili, mentre i suoi occhi azzurri e trasparenti si guardavano intorno, alla ricerca di qualcosa, forse di qualcuno.
Era vestita di nero e indossava un cappellino con la veletta che le copriva la fronte pallida, lui, invece, la guardava estasiato, come se la vita e la morte, il tempo e lo spazio pendessero da quelle labbra perfettamente in tinta con i suoi abiti.
Imbracciava una chitarra e, di tanto in tanto, le sue dita vibravano sulle corde, generando una melodia triste.

Osservandoli, suscitarono nel mio animo un moto d'angoscia, come se quei due ragazzi, dalle tinte gotiche, fossero portatori di un oscuro presagio.

Ignorai volutamente questa strana sensazione, quasi macabra, e mi concentrai sulla strada.

Kevin mi tirò sulla via del corso, dominato da antichi edifici a schiera, incastrati l'uno nell'altro in una scala di grigi. Si distinguevano soltanto dai portali d'accesso, così simili, ma allo stesso tempo diversi uno dall'altro.

"Dove... stiamo andando?" domandai.
Ero curiosa di scoprire dove mi stesse portando.

Conoscevo bene la città e anche il centro storico, cosa mai poteva annidarsi di così sorprendente tra quegli antichi edifici?

Lui non rispose, si limitò a sorridere, poi si fermò davanti ad un grande portone d'ebano.

Il suo sguardo mi smembrò sfingeo, prima che la sua mano sollevasse il batacchio d'ottone.

UCCIDIMI DOLCEMENTEWhere stories live. Discover now