10. My mind is gone ☆

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"Vorrei stringere quel sorriso
tra le dita
e tuffarmici dentro
in una notte stellata".

P.D

5 ANNI PRIMA...

"Sei stato tu!" lo accusò Selene, la voce quasi spezzata dal pianto.

Kevin fece una smorfia e si voltò dall'altra parte.

"Sei stato tu... l'hai preso tu!" disse, in tono triste, col muso imbronciato.

Non era stato lui, Kevin non sapeva dove fosse quel dannato braccialetto.

Era una catenina d'argento da cui pendeva un ciondolo apribile; al suo interno c'era una foto che ritraeva lei a due anni mentre dava un bacio sulla guancia al suo papà.

"Dove l'hai nascosto?" domandò, arrabbiata.

Selene ci teneva tanto a quel braccialetto, glielo aveva regalato Alessandro quando aveva compiuto sei anni, e, anche se adesso ne aveva dodici, non se ne era mai separata.

Allora le calzava troppo grande, adesso le stava a pennello.

Kevin si voltò e se ne andò senza darle una risposta.

Non era stato lui a prenderlo.

***

Il mattino era giunto in un momento e io mi sentivo uno straccio.
Dopo essermi rinchiusa in camera, piansi per un'ora, non sapevo il motivo, non sapevo perché la sua crudeltà mi faceva ancora così male. Lo conoscevo da sempre, Kevin non era mai stato gentile con me, non aveva mai provato neanche una misera forma d'affetto nei miei riguardi.

Solo che...

Il suo abbraccio mi aveva illusa.

Non era cosciente, avrei dovuto capirlo prima, invece, come una stupida ingenua, avevo creduto che Kevin provasse qualcosa per me.

Ero riuscita a prendere sonno soltanto in mattinata, un sonno agitato, con lui che viaggiava tra i miei incubi.

Mi ero risvegliata con quegli occhi lavanda che mi bucavano il cervello e la sua bocca incandescente che estirpava ogni millimetro della mia anima.

Ora eravamo sull'autobus, cinque file di sedili ci separavano e lui guardava fuori dal finestrino con le cuffie infilate nelle orecchie.
Due fermate dopo Carmen entrò dalle porte, dirigendosi verso di me con una trafila di domande stampate in faccia.

"Buongiorno!" esordì squillante, mi abbracciò dopo aver poggiato la borsa sul sedile vuoto di fronte a noi.

"Ciao" la salutai, monocorde.

"Mi hai fatto preoccupare ieri, sai!" mi redarguì, teneramente.

Carmen mi aveva inviato una serie di messaggi che avevo visualizzato solo in tarda serata.

"Allora, tutto bene?" domandò, circospetta.

Le avevo raccontato che Kevin avrebbe soggiornato da noi per un paio di settimane e che aveva avuto un malore nel pomeriggio. Avevo minimizzato la cosa, riducendolo a un lieve mal di testa, omettendo tutto il seguito.

UCCIDIMI DOLCEMENTEWhere stories live. Discover now