L'ultimo regalo di Emma.

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Mycroft era in una specie di limbo.

Avvertiva dei rumori indistinti, forse delle voci. Non riusciva a capire dove si trovasse e cosa stesse succedendo. Era confuso e presto iniziò ad agitarsi.

Il dolore e un peso al centro del petto gli rammentò quello che era successo.

Cercò di aprire gli occhi, ma si rese conto di essere ancora disteso nel tavolo al centro della biblioteca. La schiena gli doleva per la posizione scomoda. Era stato coperto con un lenzuolo morbido, ma il dolore della ferita lo opprimeva e lo spingeva a muoversi per trovare una posizione migliore.

Quindi era sopravvissuto: John Watson era stato un ottimo chirurgo.

Cercò di distendere le gambe e le braccia, ma era come bloccato. La sete lo opprimeva e il collo irrigidito gli provocò uno spasimo acuto.

Si accorse di fluttuare, abbassò la testa per guardarsi intorno e intravide le bende sul torace che era leggermente scoperto.

Avvertì una presenza inaspettata, struggente e affettuosa allo stesso tempo.

"Ciao, Myc! Non avere paura. Stai ancora dormendo." Riconobbe subito quella voce che tanto aveva amato. Si voltò e la vide seduta al suo fianco.

"Emma, come è possibile? Perché ti vedo?" biascicò tremando. Allungò le mani cercando di toccarla, eppure non si muovevano.

Lei si scostò. "Mi avevi chiesto di aiutarti, come potevo non essere al tuo fianco."

"Ma tu sei. Tu eri.." Non pronunciò quella parola che non dava alcuna speranza a quelli che restavano in vita, e che ancora gli faceva male.

"Sì, lo sono, ma sono anche nella tua mente, amore mio."

Percepì una sensazione di mancanza così profonda che la ferita gli pulsò in petto.

"Mi manchi così tanto!" balbettò incerto.

La donna si avvicinò, e gli parve di sentire il suo profumo. Sorrise, la sua voce addolcita fu come una carezza.

"Ora il tuo compito è di crescere Archie."

Non comprese il perché di quella richiesta, tutto ciò che voleva era tornare con lei. Protestò con la voce rauca.

"Desideravo farlo con te, educarlo e avere dei figli nostri." Non aveva pace per averla persa. Nulla lo spingeva a vivere.

"Quel bambino è molto più vicino a te di quanto tu possa immaginare. " mormorò pacata.

"Non capisco.."

"Devi solo aspettare, amore. Devi solo essere l'uomo che avrei desiderato avere al mio fianco."

Si alzò, i capelli le caddero sulle spalle. Avrebbe voluto toccarli, sentire quella delicata morbidezza che conosceva bene.

"Emma, non andare. Portami con te." Cercò di fermarla, di tenerla ancora vicina.

La donna scosse la testa, un sorriso appagato le illuminava il volto.

"Il tuo compito è qui tra le persone che ti amano." I suoi occhi erano pieni di amore mentre si stava allontanando per sempre.

"Ora devo andare, ma prima voglio darti il mio ultimo regalo. Non ho potuto farlo in vita. So che ti chiederai come sia possibile, ma c'è un posto dove parte di noi rimane. Non so spiegartelo amore mio. Non so come la tua mente logica lo potrà accettare."

Cercò di muoversi, ma il corpo gli pesava e tutto era così difficile da comprendere.

"Ascoltami, Sherlock ti porterà un regalo, pensa che l'idea sia stata sua. Ma in realtà l'ho ispirato io." Si fermò per un breve momento, gli occhi lucenti. "Concedimi la tua mano Mycroft Holmes. Desidero diventare tua moglie. Voglio che tu viva per questo."

Le strade di Londra_ La scomparsa di SherlockWhere stories live. Discover now