Mycroft Holmes

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Mycroft ascoltò i passi del dottore che lasciavano la biblioteca. Non aveva dubbi che quell'uomo robusto, ma con un'energia inaspettata, fosse molto vicino a suo fratello.

Aveva l'atteggiamento tipico dell'ufficiale medico. Lo aveva visto zoppicare, forse a causa di una ferita di guerra che gli era costata il congedo anticipato.

Indossava un sobrio blazer grigio a quadri, i capelli e i baffi castani erano curati, aveva il contegno serioso che gli imponeva la sua professione, ma a prima vista, lo aveva trovato impulsivo e questo, lo portava a dedurre che fosse una persona irragionevole.

Era un uomo governato dall'emotività, anche se possedeva un forte senso dell'onore. Mycroft aveva sopportato quella frase infelice che lo aveva sorpreso e irritato, Watson lo aveva giudicato mancante nel sostegno al fratello. 

Di certo il dottore non sapeva nulla del rapporto che li legava.

Come ogni mese aveva incontrato Sherlock una settimana prima a Pall Mall, per versargli l'affitto della stanza a Baker street. Era arrivato come un tornado, entrando nel soggiorno senza farsi annunciare.

Lui lo aveva redarguito, cercando di fargli capire le buone maniere.

"Non darmi lezioni di galateo, Myc, lo sai il motivo del mio arrivo."

Da tempo aveva smesso di chiamarlo Mycie, ormai era diventato Myc, il fratello pedante.

"Magari se fossi più educato, accetterei meglio il tuo bisogno di sterline! Ma tanto con te è tempo sprecato." 

Lo aveva guardato con un sorriso ironico, mentre lui gli restituì una smorfia con gli occhi furbi di quando era bambino.

"Non mi fai l'elemosina Mycroft, le sterline mi spettano e lo sai. Non fare quella faccia di circostanza."

Sospirò, per suo fratello minore i soldi contavano poco, ma gli erano necessari per vivere.

"Avrei dovuto avere più polso con te, mi avevi promesso di terminare gli studi, almeno per rendere orgogliosi i nostri genitori." 

Lui si era alzato dalla scrivania e lo aveva osservato da vicino, aveva notato un altro taglio sulla fronte e un ematoma sulla guancia.

Il giovane si era allontanato, mascherando l'imbarazzo del suo sguardo e aveva replicato agitando la mano. 

"Orgogliosi di cosa, fratello? Ma che vai blaterando? Non ti rammenti come siamo arrivati qui? Ci hanno praticamente abbandonato."  Replicò serrando la mascella rasata di fresco. "Non sono tutti bravi e parsimoniosi come te Myc, e io voglio fare la mia vita."

Si era buttato sulla poltrona, accavallando le lunghe gambe. 

Mycroft fece un sorriso pacato, era lui che portava avanti quello che restava della famiglia; il bravo economo a cui ricorrere.

Gli si strinse lo stomaco; non era più quel ragazzino spaesato che aveva tenuto stretto alla sua mano quando erano arrivati a Londra anni prima!

Aggrottò la fronte, e rispose con calma.

"Gran bella vita, Sherlock, che contempla, a quanto vedo, nuove ferite in faccia." 

Sollevò la mano indicando il suo volto.

"Sono gli imprevisti del mestiere." sbottò il più giovane toccandosi il taglio sulla fronte.

Lui finse una risata divertita. "E quale sarebbe questo mestiere, fratello mio? Farsi picchiare ripetutamente per acchiappare qualche assassino?"

Le strade di Londra_ La scomparsa di SherlockWhere stories live. Discover now