Il senso dell'amore

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Mycroft fu svegliato dai rumori che provenivano dalla camera di Archie, cercò ancora assonnato l'orologio da tasca appoggiato sul comodino. Erano quasi le dieci. Sbuffò, Abraham lo aveva lasciato riposare fino a tardi dopo tutto il trambusto del giorno precedente.

Sospirò portando le braccia dietro la nuca e fissò il soffitto. Emma in quei giorni era costantemente nella sua testa, salda dentro al suo cuore.

Nessuno sapeva che avevano avuto il tempo di amarsi, prima di quello sfortunato giorno a Vienna.

Forse Abraham lo aveva sospettato, perché non aveva l'abitudine di rimanere fuori per la notte. Era tornato la mattina successiva, canticchiando allegramente e, il suo amico, non aveva detto nulla.

Il ricordo di quella serata, passata fra le sue braccia, leniva in parte il suo tormento.

Era stata lei a chiedergli di andare oltre, affermando che desiderava appartenergli. Lo aveva convinto riponendo in lui la sua totale fiducia, presa da una sorta di premonizione, scavalcando le regole del matrimonio in bianco.

"Lo voglio Myc, non sono una bacchettona." Aveva affermato convinta durante la solita passeggiata al parco di Westminster. "Ho bisogno del tuo amore."

Perplesso, aveva cercato di dissuaderla, ligio alle regole del fidanzamento ufficiale, temendo di disonorarla. Ma lei lo aveva implorato senza tentennare.

"Ti amo e voglio passare la notte con te. Che male può esserci in questo?" replicò stringendogli il braccio.

"Tuo padre non sarà d'accordo." le sussurrò accarezzandole la guancia arrossata per quella richiesta.

"Ti ha concesso la mia mano, e dobbiamo sposarci. A papà basta la tua serietà." sorrise tranquilla per la sua scelta.

Si convinse, spinto da una strana sensazione di smarrimento e accettò.

Sir Manfred, vedovo da anni, era andato dalla sorella. Varcarono la soglia della casa silenziosa, mentre lui, con il cuore che gli batteva più forte, titubò. Emma sembrò percepirlo, lo prese per mano, con gli occhi nei suoi.

Salirono di sopra ed entrarono nella sua camera. Spesso, quando la riportava a casa, si fermavano a chiacchierare seduti sul letto, scambiandosi qualche bacio, ma nulla di più.

"Amore, smetti di tremare! Hai più paura di me! O Myc! Sei adorabile." lo baciò sulla guancia ridendo e trascinandolo oltre alla porta.

Mycroft arrossì. Non aveva un granché di esperienza, se non per sentito dire.

"Io..." biascicò senza voce, "insomma, tu sei la prima."

Emma comprese e gli accarezzò la fronte, gli occhi luminosi, colmi d'amore.

"Lo è anche per me. Impareremo insieme."

La stanza era accogliente e calda, dalla finestra filtrava l'ultimo sole del tramonto.

Si baciarono, mentre le loro mani scendevano e imparavano, slacciando bottoni e nastri. Presto gli abiti scivolarono a terra. Si trovarono nudi, con i corpi che si sfioravano già accaldati.

Smaniosi, si abbandonarono nel letto.

Respirarono, avvinghiandosi e tremando entrambi per il contatto. Emma era bellissima. Mycroft memorizzò ogni parte del suo corpo delicato.

Lei intrecciò le dita nei peli del suo petto. "Sono adorabili, mio dolce diplomatico." le sussurrò all'orecchio, iniziando a mordicchiarlo.

La attirò a sé, il contatto sensuale del suo seno lo fece rabbrividire di piacere.

Le strade di Londra_ La scomparsa di SherlockDove le storie prendono vita. Scoprilo ora