Prime indagini

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La villa di Pall Mall era il rifugio di Mycroft, il posto dove si rilassava quando era lontano dal lavoro.

Il vecchio Abraham, affettuosamente chiamato Ab, si occupava della casa insieme alla moglie Prudence. 

Erano rimasti sempre con lui da quando si era trasferito con Sherlock nella casa del vecchio zio Erymond, che era morto di una malattia su cui nessuno aveva mai indagato.

La madre Aveline si era ammalata di psicosi e il padre Delbert li aveva allontanati per prendersi cura di lei, viaggiavano spesso per attenuare quella malinconia che i luminari della medicina chiamavano 'male di vivere'. 

In realtà, la loro madre era dotata di una intelligenza matematica e di un acume di osservazione che aveva dato in eredità anche a loro due.

Li aveva indirizzati fin da piccoli a gestire quello che chiamava 'dono del dedurre' ma alla fine ne era rimasta travolta.

Abraham gli andò incontro e lo aiutò a togliere il cappotto.

"Giornata difficile, ragazzo?" Lui annuì. I due coniugi erano diventati la sua famiglia e a loro permetteva quella confidenza che non concedeva a nessuno.

"Sembra che Sherlock sia sparito," sospirò lasciandosi cadere sul divano del soggiorno. 

Gli raccontò della visita del dottor Watson e delle indagini che aveva avviato. L'ambiente era caldo e accogliente, Ab ravvivò il caminetto mentre ascoltava, un bel tepore invase la stanza.

"Non sarà uno dei suoi colpi di testa Myc?" Cercò di tranquillizzarlo, ma Holmes si accorse che nel suo sguardo mascherava la preoccupazione.

"Temo di no e credo anche di avere qualche sospetto."

Il vecchio amico lo guardò benevolo, non aveva ancora sessant'anni ma era ancora in forze e attivo. I suoi capelli erano color dell'argento, il volto compassato dai molti anni di servizio con lo zio. A volte il suo sguardo era severo e lo rimbrottava come un padre.

Lui e la moglie Prudence non avevano avuto figli. Mycroft si passò le mani sulle tempie.

"Non me lo perdonerei se gli succedesse qualcosa. Credo che la sua sparizione sia legata al lavoro che faccio," mormorò con la voce tesa. 

L'anziano lo guardò negli occhi cercando di capire quello che lo preoccupava. "Cosa vogliono da te? Pensi che abbiano preso Sherlock per ricattarti?"

"Temo di sì, ma ne devo essere sicuro." Ab aggrottò la fronte, gli versò del tè che preparava quando rincasava. 

"Lo troverai, come hai sempre fatto." replicò deciso.

"Lo spero, ma i soldi rendono la gente esosa e incattivita e purtroppo affronto tutti i giorni questo genere di persone."

"Come a Vienna?" chiese porgendogli la tazza. Alzò lo sguardo, scosse la testa.

"Sì, e non voglio perdere mio fratello."

"Bevi e riscaldati, poi vedrai le cose nel modo giusto."

La comprensione di Ab gli toccò il cuore, spesso lui pensava di non meritare tanta indulgenza, per questo lo stimava, era discreto quando occorreva, ma deciso quando lo vedeva sbagliare.

Lo ringraziò inclinando la testa. "Arrivo tra poco, mi rilasso una mezz'ora."

Mentre se ne andava, Ab ribadì con fermezza.

"Non darti eccessive colpe Myc, tuo fratello sa che gli vuoi bene e che lo cercherai."

Holmes però si sentiva inadeguato per non averlo seguito abbastanza, quando, da bambino affettuoso, era diventato un adolescente irruente e scontroso, sottovalutando quell'aspetto e non comprendendo le sue esigenze.

Le strade di Londra_ La scomparsa di SherlockWhere stories live. Discover now