Segreti di famiglia

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Samuel lì riportò a Pall Mall percorrendo le strade meno trafficate. All'interno della carrozza, si erano dovuti stringere per trovare spazio sufficiente per tutti.

Sherlock, riposava appoggiato alla spalliera imbottita e John lo controllava, soprattutto quando era scosso dai brividi.

Dal lato opposto, sedeva Mycroft, che si prese cura di sistemargli la coperta che si erano portati da casa.

"Presto saremo al caldo. Mi dispiace di averti causato tutto questo." disse guardando la sua figura magra, era chiaro che aveva patito la fame in quei giorni.

Il detective socchiuse gli occhi. "Immagino che adesso la smetterai di dire che ho un lavoro pericoloso, Myc. Troppo spesso ti trovi coinvolto in ricatti letali per la gestione dei contratti."

Watson e Abraham ascoltavano silenziosi la conversazione, osservando i due fratelli confrontarsi.

Mycroft sbuffò. "Quindi sai quello che è successo. L'uomo che ti ha rapito si chiama Emmerich e lavora per sir Moore della compagnia delle Indie."

Il giovane ridacchiò. "L'ho spinto a vantarsi, mi ha detto che ti teneva in pugno e che avresti firmato il contratto a loro vantaggio. Un imbecille vanesio che ora pagherà per quello che ha fatto." rispose stizzito.

Subito dopo, spinto da un moto di rancore, scostò la coperta e si avvicinò al fratello maggiore. Lo guardò e disse a voce bassa.

"C'è una cosa che non sai Mycie, e che non ti piacerà. C'era qualcun altro che veniva al faro a seguire la faccenda."

Il più anziano mosse la mano per scacciare la sua idea stramba. Lo guardò divertito.

"Non credo che Moore sia venuto al faro a sporcarsi le mani." sentenziò sicuro di sé.

"Non era lui Myc. Ma qualcuno di peggiore." sibilò il giovane rabbrividendo.

Lui socchiuse gli occhi, gli tornò in mente quell'ombra scura che lo aveva aiutato.

C'era qualcosa che lo infastidiva. Si inclinò verso il minore tirandogli la coperta e lo informò di quello che gli era successo.

"Ho visto una figura nel corridoio quando ho cercato di chiudere la porta, ma non ci sono riuscito, era troppo pesante. Mi sono rassegnato e aspettavo il guardiano con la pistola in pugno." Si fermò massaggiandosi le tempie e continuò. "Qualcuno è intervenuto e l'ha chiusa."

Sherlock, si biasimò per averlo messo in pericolo, scosse la testa e fece un sorrisetto ironico.

"Tipico da parte sua, è sempre stato così perverso!" gli occhi gli brillarono di rabbia contenuta. "Era Atticus, ne sono certo."

Mycroft spalancò gli occhi, e si girò verso Watson che grugniva con le mani strette a pugno. Abraham tossì un paio di volte.

Allibito, toccò il minore sulla fronte.

"Ma cosa dici? Forse hai la febbre e sei debole." lui lo allontanò, gli occhi chiari puntati nei suoi. Ribadì con forza.

"Ho sentito la sua voce. La riconoscerei tra mille. Era quel maledetto di Atticus."

Il maggiore chiuse gli occhi, abbassò la testa, stava elaborando quello che era accaduto in quei giorni.

"Non è possibile..." soffiò via incredulo quando giunse alla conclusione.

"Certo che lo è!" il detective gli appoggiò la mano sul ginocchio, lasciando scivolare la coperta.

"Chi poteva sapere del nostro legame e di come costringerti a cedere, se non lui."

Le strade di Londra_ La scomparsa di SherlockWhere stories live. Discover now