In cerca di Archie

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Samuel eseguì le istruzioni di Holmes e deviò la carrozza verso il parco che non era molto lontano da Pall Mall.

Watson non si era opposto; iniziava a capire meglio il suo carattere riservato, ma pieno di rigore morale.

"Si è affezionato a quel ragazzino?" chiese cercando di allentare la sua tensione.

Mycroft non rispose subito, sospirò e si voltò a guardare dal finestrino.

"E' un bambino intelligente e mi dispiace vederlo svolgere dei lavori pesanti per la sua età. L'ultima volta è stato picchiato per un po' di pane. A volte le istitutrici che si fanno chiamare 'le beate donne della misericordia' non lo sono affatto e sanno essere malvagie."

Il dottore grugnì. "Lo immagino! A volte qualcuno di loro finisce al san Bart, non le dico in quali condizioni."

"Quello che mi preoccupa è che se lo prendono di mira, non avrà una vita facile." Appoggiò la fronte sul bordo di velluto nero che contornava il vetro.

Watson lo osservò con attenzione.

"Avrebbe dovuto riposare almeno un po', invece si è caricato anche di questo." Holmes rise e si voltò.

"Beh, con lei vicino, cosa altro potrei desiderare? Mi rialzerà da terra come medico o come amico, se dovessi cedere?" chiese con un sorriso ironico.

"Non ne sia così sicuro, se mi fa perdere la pazienza sa come reagisco. Quindi non si sforzi troppo, Sherlock è ancora là fuori." Lo sgridò, ma vederlo scherzare lo rassicurava sulla sua salute.

"Conosco il suo carattere irruente e posso capirla, ma le assicuro che sto bene e porterò a casa Sherlock."

Mycroft si raddrizzò e batté sulla botola. Erano arrivati.

"Samuel, fammi scendere." ordinò deciso. Prese il cappello sgualcito e si rivolse a John.

"Viene con me? Cerco il piccolo e poi ce ne andiamo."

Il dottore annuì e lo seguì senza bisogno di ulteriori inviti.

Il parco, a quell'ora era molto frequentato. Molte coppie di innamorati passeggiavano sotto gli alberi, e si fermavano a chiacchierare sulle panchine di legno. Le istitutrici portavano i figli degli aristocratici a giocare quando le belle giornate lo permettevano.

Camminarono affiancati fino a un gruppetto di ragazzini che gridavano e si spintonavano ai bordi di un laghetto. Holmes si fermò a guardarli.

"L'ha visto?" chiese Watson aguzzando anche lui lo sguardo.

"No, Archie non c'è, provo a sentire uno di loro se sa qualcosa."

Chiamò un ragazzino, alto e sporco di fuliggine. Quando lo riconobbe corse verso di lui agitando la mano.

"Buongiorno signore, forse cerca Archie?" esordì senza fiato.

Il giovane diplomatico sorrise e gli scompigliò i capelli bruni, aggrottò le sopracciglia, vedendo dal suo volto che qualcosa non andava.

"Sì, Nile, che è successo? Mi sembra di capire nulla di buono dalla tua espressione."

Il ragazzetto, scosse la testa, gli occhi lucidi. "Ufficialmente è ammalato, chiuso in infermeria, ma secondo noi lo hanno picchiato con la cinghia perché ha mangiato una scodella di zuppa in più."

Holmes strinse forte la mascella, le mani strette a pugno.

Watson inveì. "Ma come si fa...per Dio."

"Come sta? Lo hai visto?" Mycroft si abbassò, appoggiando la mano sulla spalla del giovane Nile.

Le strade di Londra_ La scomparsa di SherlockWhere stories live. Discover now