𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏7

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Pov Luna

Finalmente i weekend erano terminati e io non potevo fare altro che prepararmi come ogni mattina, ammirando il mio riflesso nello specchio mentre mi lavavo i denti per andare a lavoro. "Muoviti!" - ecco la voce di Anastasia e dovevo ammettere che il mondo incantato, fatto di meraviglie, era svanito insieme a lui l'ultimo fine settimana. Dovevo piegarmi alle prediche e agli sguardi scrutatori di coloro del centro GATAS e nonostante avessi un lavoro, il gruppo delle "coccodè" non mancava, come dire. Subire giorno dopo giorno critiche e giudizi subliminali, travolta da sguardi mascherati di falsa bontà, non era ciò che desideravo e se il lavoro avrebbe dovuto essere un luogo sereno, per me era una tortura. "Eccomi qui!" - dissi infine, rivolgendomi come ogni giorno verso la porta per uscire, desiderando ardentemente essere accompagnata da quella vipera di mia sorella. "Ma come ti sei conciata, Luna, non hai speranza eppure hai trovato un ragazzo sistemato un po'" - non potevo sopportarla, te lo giuro. "E tu che ti vesti come se dovessi sfilare davanti a Kylie Jenner? Sai bene che stai andando a lavoro e non a una passerella di moda" - risposi con fermezza. "Vai ja scinn" - e questa era la tipica ragazza di oggi, non solo perché era mia sorella e tra di noi non scorreva sangue buono, ma perché aveva il carattere di un serpente, capace di ferirti da un momento all'altro, e non so quante volte ho dovuto evitare situazioni spiacevoli. "Il lupo ha cantato anche stamattina..." - dissi infine scendendo le scale con un'aria più retorica che ironica. "Cosa hai detto?" - eccola. "È una vecchia filastrocca, mi sorprende che tu non la conosca" - dissi con un'aria più pura di quanto pensassi. Desideravo andare al Centro più di quanto avessi mai desiderato, soprattutto quando si comportava in quel modo, mi faceva pensare che fosse un'altra persona, che si nascondeva dietro una maschera di falsa santità. Sapevo che avrei incontrato Andrea, o almeno finalmente il mio ragazzo, e di solito era lui a venirmi a prendere per portarmi al lavoro, o almeno quando avevamo turni insieme. "Ti prego, quando lo vedi, salutalo e non attirare troppo l'attenzione, ti assicuro che ti troverai in una brutta situazione" - ora sembrava mia sorella, sempre lì pronta a difendermi dalle malelingue. "Marianne, tranquilla, ho scambiato qualche parola con lei e come si chiama quel ragazzo un po' svampito che sta sempre con lei? Ehm, vabbè, hai capito, quello con il berretto che sembra tornato da una partita di baseball, ha detto che potevamo essere felici, alla fine c'è qualcosa di più bello dell'amore, vero?" - dissi infine con sicurezza e determinazione. "Fai come preferisci, credi anche a Marianne, di sicuro non sarò io a impedirti la tua favolosa storia d'amore" - esclamò infine attraversando la stradina che portava al GATAS. Eravamo fuori dal cancello quando improvvisamente vidi Andrea parcheggiare come al solito la bici, lo vidi solo di schiena e sembrava non essersi accorto della mia presenza, così rimasi incantata da quel suo fondoschiena che avrebbe fatto impazzire chiunque, le sue spalle dritte e mascoline, poi il collo e all'improvviso mi resi conto di aver morso il labbro, completamente rapita, come al solito. "Luna!" - ecco che si voltò, facendomi sobbalzare sul posto. "Mmh, signor Niccolò" - lo salutai con un sorriso sorpreso. "Salve!" - disse infine, come al solito. "Cosa stai guardando?" - disse infine nell'atrio dove si trovavano i furgoncini, un vecchio e piccolo deposito e una madonnina, mentre Andrea si voltava verso di me per andarsene. "La madonna! Non l'avevo mai notata" - dissi infine, salvandomi la pelle, o almeno le mie paure in merito. "Ciao amore, ci sentiamo su Whatsapp!" - disse infine mandandomi un bacio al volo e dando il cambio a mia sorella, svanendo nell'aria come se nulla fosse. "Bellina, vero?" - disse ancora il Signor Niccolò con una mano sul viso, come se stesse pensando qualcosa su di me. "Chi?" - dissi infine, cinicamente. "Il Santuario?" - dissi ancora scetticamente guardando il Signor Niccolò, il responsabile dei turni, delle pulizie della struttura e dei furgoncini che accompagnavano gli utenti a casa. "No, il signorino che se n'è andato con la bicicletta, salga sul pulmino, oggi c'è lei al comando, signorina" - disse con un tono più retorico che ironico. Saltai al mio lavoro senza fare troppe domande, lasciando agli altri il compito di capire chi avesse compreso cosa; mantenere nascosta la mia relazione sul luogo di lavoro si rivelò un'impresa ancora più difficile di quanto immaginassi.

Pov Andrea,

Come sempre mi sveglio dal letto per il solito caffè amaro della giornata, ma ho il mio segreto per renderlo dolce: il tuo dolce buongiorno che mi fa ancora tremare tra le braccia. Ogni cosa attorno a me sembra muoversi grazie a te, sei tu che dai vita al mio piccolo universo. Oh, sono già le 9:00, devo precipitarmi - dico tra me e me mentre sorseggio il caffè, ancora in pigiama, consapevole che non devo arrivare tardi al lavoro. Ma il mio pensiero è tutto per te, con quella ragazza che ha conquistato il mio cuore. "Non dare la colpa a lei, dai la colpa all'amore che ha cambiato il mio stato mentale", dico tra una doccia e una canzone di Carlo Buti che canto ogni mattina. E mentre mi preparo per il lavoro, sento la tua voce di nuovo: "Andrea, sei ancora qui a prenderti il tuo caffè, ma devi andare". E io, cercando di evitare discussioni, mi preparo velocemente. La tua voce risuona ancora: "Vai, il Simposio di Platone ti aspetta, mio figlio, ti sei innamorato e ci sono capitato". E io, appena pronto, vado a cambiarmi, pettinarmi e partire per il lavoro. "Salve!" - metto il casco e mi dirigo direttamente al GATAS per non perdere mai di vista il cellulare, che è sempre con me. E mentre sfreccio per le strade, una canzone risuona nel vento, un motivo che balla insieme alle parole che non posso ignorare: "T'amo T'amo e t'amerò Perdutamente t'amerò Finché il mondo avrà vita Finché il sole avrà luce Finché vivrò Perché voglio averti solo per me Sempre, sempre, sempre Solo per me" Questa canzone, questa passione, meritano di più, così come te, mio caro. E mentre ricordo il cantante, Peppino Gagliardi, che ci ha lasciato l'anno scorso, non posso fare a meno di sorridere. "Andrea, scendi!" - la tua voce mi riporta alla realtà, ma questa volta non è Luna a farmi perdere la testa, è una dolce canzone. "Grazie del passaggio, stavolta era una canzone" - rispondo. "E come si intitola?" - chiedi. "T'amo e T'amerò di Peppino Gagliardi" - con una punta di ironia, consapevole del doppio senso. "Eh, certo, non credo sia dedicata a me ahahah, buon lavoro Andrea" - e tu, come sempre, corri a casa per i tuoi allenamenti, amante dello sport e della giusta alimentazione, seguendo le tue passioni come io seguo te.

𝐀𝐦𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚 𝐞𝐩𝐨𝐜𝐚Where stories live. Discover now