𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏

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Pov  Luna:

Mi trovavo ormai al culmine, e dopo l'ultima mia lettura non potevo che perdermi nuovamente tra tutte quelle pagine di paure e fantasie. La voce titubante di mia madre mi chiama dalla stanza accanto: "Luna, muoviti subito!", interrompendo la mia lettura del classico "Cime Tempestose" di Emily Bronte, che amerei leggere e rileggere. Mia sorella Anastasia cerca la sua maglietta rosa, mentre mio fratello Jonathan fa dispetti e propone scherzi. Il mio fratellino più piccolo è l'unico comprensivo. Penso che i miei genitori si siano impegnati molto per tirare fuori una ciurma così vivace come i miei fratelli e sorelle. Esco dalla stanza in pigiama, con i capelli arruffati e la faccia assonnata. Mia madre si lamenta del mio abbigliamento, ma non è la prima volta. Torno in camera e mi butto sul letto pieno di pensieri negativi. Mia madre mi ordina di buttare la spazzatura, minacciando che se mi vedono così trascurata non sembro sua figlia. Scendo le scale buttando la spazzatura e torno a leggere. Nel letto, con i miei capelli disordinati, non riesco a trovare una posizione comoda. Mia madre mi sveglia alle 14:00, mentre i miei fratelli mi prendono in giro. Decido di rimanere a letto un altro giorno. Mia madre mi annuncia che mio padre ha trovato un lavoro per me e mia sorella Anastasia nel servizio civile. Sono preoccupata di non essere all'altezza, ma le parole di conforto di mia madre mi danno forza. Mi preparo per l'intervista, determinata a dimostrare il mio valore senza confrontarmi con mia sorella egoista e vanitosa.

Pov Andrea:

La mia vita era piuttosto monotona: tra esercizio fisico e una dieta corretta, non potevo fare altro che lamentarmi, senza parlare del mio lavoro in pasticceria. "Andrea, ho bisogno del tuo aiuto", ecco mio padre, con uno stile un po' retro e un po' moderno, fissato con la linea e sempre in forma smagliante. Ogni volta che lo guardavo da lontano, o al lavoro, provavo un grande affetto e rispetto per lui. Nonostante i suoi trascorsi burrascosi, preferivo essere per lui un sostegno per rialzarsi e farsi forza anche dopo il divorzio con mia madre. Nonostante le difficoltà, era importante per me non essere considerato un fardello o un tramite come hanno fatto i miei parenti per tutta la vita. "Andrea, sai cosa serve per fare un buon impasto per le zeppole?" - ecco mio padre che interrompeva i miei pensieri, in pasticceria serviva una mente abbastanza forte per riempire le vetrine del negozio. "Papà, vado in palestra per un po', ho bisogno di staccare, pensa tu alla pasticceria" - dissi allontanandomi, per sfogare la tensione sui miei muscoli ben allenati grazie anche a mio padre. "Mamma!" - aspettavo una sua chiamata, non mancava mai di controllare come stessi o cosa facessi, compito da madre. "Tra poco è il tuo onomastico, ho pensato che un cambiamento ti facesse piacere, ti ho iscritto a un concorso per il servizio civile 2023, hai il colloquio domani alle 9:30, ho già pagato tutto, consideralo un regalo per il tuo onomastico, chiamami appena finisci" - e così mi ritrovai perplesso, non sapevo cosa fare se non presentarmi al colloquio, i regali vanno accettati. Dovevo seguire le volontà del Signore, come buon cattolico che ero cresciuto ad essere. Non potevo biasimare mia madre. Una volta finito l'allenamento, informai mio padre della notizia, così sarebbe venuto con me al colloquio, fresco come non mai. "Dai Andrea, tua madre ha ragione, non puoi fare il pasticciere per tutta la vita, chissà, magari incontrerai una ragazza adatta a te. Hai solo 20 anni e non ti ho mai visto con nessuna ragazza, è un'opportunità da non perdere" - dopo queste parole, non potevo fare altro che accettare e presentarmi al colloquio, dimostrare quanto valgo davvero. Così mi tuffai a capofitto, almeno una volta nella mia vita.

Pov Luna:

La mia quotidianità cominciò a pesarmi non appena mi resi conto di vivere in un ambiente così rumoroso come la mia famiglia.
"Luna, cosa succede? Perché hai gli occhi lucidi?" - ecco la solita mamma "coccola figli", pronta a confortare quando si trovava di fronte a un viso tanto addolorato quanto il mio in quel momento.
"Non puoi capire..." - dissi, aprendo come al solito il frigo ogni sera per cercare almeno un po' d'acqua gelida, come piaceva a me.
"Quel viso non mi inganna... hai letto un altro libro strappalacrime?" - e di nuovo eccola, mentre Anastasia riappare nel salotto, alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare nella dispensa.
"Kinan e Isabella Liverly... immagina... un esperimento che li porta a una sopravvivenza innaturale e il protagonista più romantico muore proprio nel momento più bello... ti sembra un bel finale?" - chiesi, bevendo tutto d'un fiato quel bicchiere d'acqua gelida come se fosse acqua degli oceani notturni.
"Dai, non pensarci. Domani hai il colloquio, invece di preoccuparti di questo, vai a dormire che è tardi. Rischi di non svegliarti presto" - la sua voce sembrava più un rimprovero che un conforto, in realtà.
Mi sdraiai sul letto con un senso di amarezza per aver già finito un altro libro, come al solito, incapace di smettere di pensarci.
Cercai di chiudere gli occhi e trovare un po' di sonno per affrontare al meglio il colloquio del giorno seguente.

Alle 7:00 suona la sveglia...
Alle 7:30 suona di nuovo, ma non mi sveglio...
Alle 7:45 arriva mia madre con il solito buongiorno di tutti i giorni.
"Luna, su, svegliati. Oggi è il gran giorno. Porto i bambini a scuola e quando torno voglio trovarti pronta per il colloquio, d'accordo?" - disse con il suo solito modo rapido e frettoloso, e io proprio non volevo proprio svegliarmi.
Era quasi l'ora del colloquio e io e Anastasia eravamo già lì ad aspettare il nostro turno: lei concentrata sul suo Instagram, io a pensare a quale libro leggere una volta tornata a casa.
Ero immobile, guardandomi intorno, quando all'improvviso vidi una fila di ragazzi seduti accanto a me, fino a quando un ragazzo con un ciuffo nero e occhiali mi colpì per un istante.
"Allora Luna, tu vai lì e io vado dall'altra parte. Alzati subito, mi raccomando" - non potevo negare che, tra me e mia sorella, la più astuta era proprio lei. Tra di noi c'era un abisso completamente diverso.
Feci come mi era stato detto, fino a quando non mi ritrovai di fronte alla commissione, provando imbarazzo e disagio nel parlare.
Speravo che passasse presto e, senza volerlo, mi ritrovai a parlare delle mie passioni e di quanto mi piacesse aiutare i ragazzi a trovare serenità come avevano fatto con me.
Uscii dal colloquio soddisfatta delle parole usate, cercando di dare un supporto emotivo o semplicemente di star loro accanto passo dopo passo.
Uscita da quella struttura, mi sentii rinata, rigenerata, portando quella strana sensazione anche a casa, sperando di trovare finalmente la felicità e la fortuna che avevo sempre cercato nella vita.

𝐀𝐦𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐚 𝐞𝐩𝐨𝐜𝐚Where stories live. Discover now