🪲Trentatreesimo capitolo 𓂀

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Non appena la piramide della vampira fu ultimata decise che si sarebbe subito trasferita in quel loculo lontano dalla confusione del palazzo reale.

La sua piramide romboidale rifletteva la luce lunare dall'esterno, rendendola quasi un stella in mezzo al deserto. All'interno era stata progettata in modo che gli uomini difficilmente vi sarebbero potuti entrare e così rischiare di disturbarla.

La sua stanza si trovava al limite di una ripida scalinata, il cui tunnel era privo di aerazione che rendeva l'aria profondamente viziata e umida; ma per lei non era un problema.

Solo in cima vi erano delle piccole feritoie da cui trapelava l'ossigeno che serviva al fuoco per bruciare. La stanza invece dedicata a sua sorella si trovava in profondità sotto la piramide, un luogo dove gli umani sarebbero certamente morti se si fossero avventurati. Non vi era aria e l'umidità aveva creato spore di muffa tossiche per loro. Infatti gli schiavi che avevano portato la sotto le casse con gli shauabti dedicati alla ragazza defunta non erano più risaliti in superficie.
Quella dimora era assolutamente perfetta per lei.

Trascorsero molti mesi ed al calar delle tenebre Snefru in persona bussò alle pesanti porte in granito dell'entrata ovest che chiudevano la dimora della vampira. Tratteneva fra le braccia un corpicino avvolto tra grandi fasci di lino che avevano la funzione di proteggere dal freddo notturno la creatura.

Erdie non era entusiasta della visita ma, se la grande maestà aveva affrontato un viaggio lungo lasciando la sicurezza del palazzo reale solo per parlarle, doveva essere qualcosa di importante. Volò giù per la ripida rampa di scale e si avvicinò alle porte sentendo il faraone battere ancora. La vampira tornò nelle sue sembianze antropomorfe e aprì le pesanti porte.

L'uomo prese fiato e con voce semplice le domandò: «Vorrei chiederti di benedire il mio primogenito nato da mia moglie Hetepherese e chiederti di dargli un nome».

Lei rimase sgomentata. «Siete sicuro? » domandò accogliendo il neonato fra le braccia. Non doveva avere più di un giorno di vita perché la sua pelle portava ancora l'odore dei liquidi che l'avevano avvolto per nove mesi.

«Te ne prego. Tuo padre mi ha assicurato che una tua benedizione renderebbe mio figlio un grande sovrano».

Era scettica ma assecondò il volere del re d'Egitto. «Venite, siate il benvenuto nella mia dimora» lo invitò facendogli strada lungo la ripida scalinata.

Snefru non aveva mai visto come si presentava l'interno di quella sanguinaria sede, ma non appena ebbe modo di entrarvi si rese conto di quanto fosse maestosa la stanza della vampira.
Si trattava di una camera unica con muri alti sei metri e colonne poste in fila al suo centro. Tavoli in alabastro rifiniti in oro erano posti accanto alle pareti, molte statue di dei vegliavano con i loro occhi immobili il centro della stanza.

Le fiaccole accese, poste a pochi metri le une dalle altre, mostravano tutti i gatti di cui lei si era circondata e che riposavano beati sui tanti cuscini. Molti si affacciavano dalle alte feritoie e osservavano l'interno della piramide senza entrarvi.

Il faraone seguì la ragazza fino al suo sarcofago, il luogo più sacro.
Con un braccio tratteneva la creatura singhiozzante con l'altra si bucò un dito con i canini affilati.

Il sangue scorreva celere dalla pelle pallida e con la stessa rapidità lei gli tracciò il simbolo dell'Ank sulla fronte.
Si prese una breve pausa per scegliere il nome, guardava quegli occhi grigi sonnolenti e le venne infine l'ispirazione.

«Questo bambino porterà il nome di "Khnum-Khuefui", una supplica al dio Khnm di proteggerlo e donargli lunga vita. »
La storia avrebbe ricordato quel bambino come lo spietato faraone Cheope.

 »La storia avrebbe ricordato quel bambino come lo spietato faraone Cheope

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Fiore di sabbia. Gli alboriWhere stories live. Discover now