🪲Undicesimo capitolo 𓂀

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Era il terzo giorno di Heru-Renpet e quel pomeriggio Mine chiese ad Akerat di accompagnarla dagli artigiani dell'oro.
La notte prima aveva riflettuto molto sul non poter sposare Hapy e aveva deciso che avrebbe fatto almeno qualcosa di simbolico per unirsi a lui.

Anni prima suo padre Imhotep, le aveva regalato un anello con il suo nome racchiuso in un cartiglio protettivo e adornato con smalti e lapislazzuli. Come gioiello era pesante da portare ma non lo aveva comunque mai tolto.
Questo lo rendeva un regalo perfetto da donare ad Hapy.

Tuttavia doveva commissionarne un altro per non insospettire suo padre.
«Vuoi altri gioielli Mine? »
«Voglio solo ordinargli il regalo di matrimonio che farò a mia sorella».

Quando giunsero, l'officina che si presentò alle donne era grande appena come tre case, fatta in mattoni di terracotta e protetto da tre guardie armate all'entrata. Quando entrarono si sentirono soffocare da un caldo torrido che però non sembrava disturbare chi vi lavorava.

«Signora, è un piacere rivedervi» la salutò il capo mastro.
«Anche per me, che Horus ti protegga. Ad ogni modo, sono qui per commissionarvi un lavoro».

Prese un foglio di papiro e fece uno schizzo veloce della collana. Doveva essere un girocollo con gemme colorate, ma resistenti a tal punto da sostenere il peso di una lastra d'oro che raffigurasse la dea Maat e lo scorpione Khepry che tratteneva fra le zampe il disco solare del dio Ra.
Mine si dilungò nei dettagli finchè Akerat, annoiata, non si distrasse guardando altri lavori già ultimati.

«Voglio che prima tu riesca a riprodurre questo anello» disse sottovoce all'uomo. «Ma deve essere un segreto. Aggiungilo al conto della collana».
«Certo mia signora. Può contare sulla mia discrezione. Conosco quell'anello, sono stato io stesso a farvelo».

Dopo qualche ora Mine e Akerat uscirono dall'officina.
Il sole coceva ogni cosa sotto di lui, perciò le donne cercarono un po' di sollievo all'ombra di un alto muro bianco e in compagnia di deliziosi miagolii di un gruppo di gatti in attesa ai piedi di un'anziana donna.

«Restiamo qui ancora per poco, poi è meglio tornare, signorina Mine. Vostro padre potrebbe arrabbiarsi, siamo uscire anche senza il vostro eunuco».
«Non è mai successo nulla, poi comunque siamo vicino casa» la donna sospirò, prese una mano della ragazza nella sua e la guardò con lo stesso amore di una vera madre.

«Mine, so che vedi ancora quel ragazzo e so che non vuoi ascoltare le mie parole...»
«Per me sei come una madre, Akerat. Hai cresciuto me e mia sorella come se davvero fossimo nate dal tuo grembo. Come potrei non tener conto delle tue parole...»

«Mi fa piacere sapere che mi vedi ancora come una madre, nonostante tu sia una donna adesso. Voglio parlarti del tuo amore per Hapy».

Mine perse il respiro per qualche istante. Che avesse scoperto tutto? Lei aveva perso la verginità e dal suo grembo quella mattina era uscito ancora del sangue. Ma aveva strappato il
Pezzo di stoffa sporco e lo aveva gettato prima che qualcuno vedesse...

«Akerat ne abbiamo già discusso. So tutto, ma io lo amo... E lui ama me» rispose senza guardarla negli occhi.
La donna sorrise, comprensiva. «Lo so tesoro. Ed è una cosa bellissima. Anche io un tempo, quando ero più giovane, credevo che l'amore avrebbe sopportato qualsiasi cosa, vincendo alla fine. Ma con dolore ho scoperto che non era così.
«Quando voi eravate molto piccole ho donato il mio cuore ad una persona che lo accolse con gentilezza. La nostra passione era reciproca ma eravamo nati in condizione sociali diverse. Io ero e sono una schiava. E nulla potrà mai cambiare questa mia condizione. E anche l'uomo che amavo lo sapeva.
«Non poteva sposarmi perché io sono quel che sono mentre lui un uomo molto influente. Il suo onore sarebbe sempre venuto prima del nostro amore».

Fiore di sabbia. Gli alboriWhere stories live. Discover now