🪲Trentaduesimo capitolo 𓂀

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Il faraone Snefru aveva ricompensato il Lord rendendolo primo ministro; ciò gli conferiva un grandissimo potere essendo così l'uomo più importante del paese dopo la maestà massima.

Il vampiro Originario doveva spesso prende decisioni importanti in ambito giudiziario e amministrando anche le finanze del regno. Attività che sembrano stimolarlo molto e divertirlo.

Erdie fu contenta di vederlo integrarsi fra gli esseri umani, qualcosa che mai gli aveva visto fare in quei decenni.
«Non odiavate gli essere umani, padre?» gli aveva chiesto una sera, accoccolata a lui.
«Mi stai facendo cambiare idea pian piano».

Con una cerimonia il Lord fu nominato sacerdote di Maat, l'ordine divino, e "grande dei cinque nella dimora di Thot", nomi che gli consentivano di essere quasi venerato al pari del re.

Snefru non sembrava affatto infastidito dalle attenzioni che gli aristocratici davano al suo amico Lord, la maestà d'Egitto era un uomo con una generosità e lealtà senza pari, che lasciava spesso Erdie sgomenta.
Era abituata alla figura autoritaria che aveva avuto dall'ormai defunto Gioser, un uomo che si era reso dio pur di governare indisturbato su chiunque abitasse il suo regno.

Sentiva spesso la maestà chiamare chiunque "amico mio" o "compagno", tranne il Lord: per lui usava solo il termine "fratello".
Nel palazzo tutti erano a conoscenza del profondo legame di amicizia che legava i due uomini, anche se non ne conoscevano il motivo.

Non sapevano che quel dio affascinante e misterioso, bianco come il deserto lontano e comparso dal nulla fosse un vampiro. Ed Erdie veniva vista solo ai banchetti serali, un momento troppo breve per penetrare il suo muro invalicabile.

La vampira passava tutte le sue ore di veglia a contemplare ciò che non era più, a leggere papiri criptici senza l'ausilio di un mentore che la iniziasse al sapere dei sacerdoti e soprattutto a incidere piccoli shauabti per sua sorella Mine, che poi conservava in una grossa panca. Era conscia che lei non li avrebbe mai letti, ma scrivere i suoi pensieri la faceva sentire meno sola.

«Perché anche adesso ti isoli figlia mia? » le domandò suo padre una sera, osservandola cibarsi di uno schiavo giovane.
«Mi annoi fuori» rispose gettando al suolo il corpo del ragazzo. «E con gli esseri umani non mi sento a mio agio. Sono cibo per me, mi sento stupida a parlare con loro. Sono... infantili»concluse facendo spallucce.

Il Lord rise e le si avvicinò, scostando con un piede un uomo agonizzante steso sul pavimento.
«Non sono infantili. Dipende da chi hai davanti. Snefru ad esempio non lo è» parlò dell'amico con un sorriso, suo padre sembrava felice solo pronunciando quel nome.
«Guarda, ti ha donato questo»  scoperchiò un cesto pieno di uva. «Sono i primi frutti dell'anno» concluse.

Erdie si avvicinò a suo padre e prese un acino scuro fra le dita. Ne sentiva il profumo ed era davvero invitante. Da quando era diventata una vampira non aveva mai ingerito nulla che non fosse sangue.

Cercò di mangiarlo, ma lo rigettò immediatamente. «Il mio corpo sembra non tollerare il cibo neanche adesso» gli disse.

Il Lord si stranì, lui poteva mangiare anche se non c'era energia nel cibo. «Scusami, figlia mia. Pensavo potessi cibartene... » si sentì mortificato. «Tu sei l'unica che ho trasformato, perciò non sapevo che i nostri corpi reagissero diversamente nonostante la tua trasformazione sia stata conclusa da tempo. Ad ogni modo... » fece una pausa posando il cesto su un tavolino in alabastro «La maestà ha un altro dono. Seguimi, te ne vuole parlare personalmente».

Erdie seguì suo padre nei corridoi della dimora reale. Chiunque li incontrasse restava incantato dalla bellezza delle due creature.
Camminavano l'uno di fianco all'altra, accompagnati dagli occhi statici dei dipinti che adornavano le pareti chiare.

Fiore di sabbia. Gli alboriWhere stories live. Discover now