Shina bozzò una smorfia impercettibile, che Song riuscì a notare.

«Allora ti chiedo di portarle i miei omaggi.» Gli disse, indietreggiando insieme alla sua dama.

«Lo farò di certo» replicò Song, avviandosi insieme a Saran fuori dal giardino, con la mente ancora pervasa dai dubbi.

***

I giorni erano trascorsi tranquilli nel palazzo e Song aveva deciso di passare una notte nella dimora di Saran. Dormire da solo, ora che c'era qualcuno con cui poteva, e voleva, condividere ogni istante, ora sembrava inutile.

Quando il principe entrò nella sala da pranzo, le serve si inchinarono e lui si inginocchiò sui cuscini di fronte il tavolino, attendendo che la padrona di casa si presentasse.

Saran si mostrò dopo pochi istanti, a piedi nudi e con il corpo fasciato dalla sottoveste bianca. Un sorriso si formò sulle sue labbra, dipinte di un rosso rovinato di morsi.

«Quindi mangeremo persino insieme?» gli chiese, avanzando con più naturalezza. «Sono più assetata che affamata.»

«Questo è il trattamento che si riserva a una prima moglie» Song non mancò di afferrarle un polso per sospingerla sui cuscini. Quando fu seduta, le avvolse un braccio intorno ai fianchi e appoggiò il mento sulla sua spalla, facendole adagiare la schiena contro il proprio petto.

«Scommetto che vorresti del vino di riso.» Le disse, sorridendo. «Chiederò di fartelo portare.»

«Non aspetto altro» sussurrò Saran, mentre lui faceva cenno alle dame di eseguire gli ordini. Le donne si inchinarono e uscirono, lasciandoli soli. Allorché Saran gli chiese: «Non ti senti perennemente osservato?»

Song scosse il capo e le accarezzò i fianchi. «No, ci sono abituato a dire il vero. Essendo il principe ereditario, non ho mai vissuto senza qualcuno che non mi controllasse.»

Saran si voltò a guardarlo, rabbuiandosi appena. «A proposito... quel tuo terzo fratello, Shin, sembrava così viscido.»

«Viscido?» Song scosse il capo e lasciò scivolare le dita sulle costole della giovane, coperte dalla veste da notte. «Se lo trovi viscido, è perché non hai ancora incontrato Eunji. Allora cambierai idea.»

«Il secondo principe?» gli chiese Saran, mentre le dame rientravano, adagiando sul tavolo una brocca di porcellana e due tazze della stessa fattura. Si congedarono ancora, sotto lo sguardo inquisitore della giovane. «Mi pare di averlo sentito chiamare da una ragazza vestita di rosa.»

«Oh, sì, ha preso moglie» il buon umore di Song sbiadì, quando si ricordò dei propri doveri. Smise di toccare Saran e versò per entrambi il vino nelle ciotole, porgendone una alla ragazza, con gentilezza. Doveva fare in modo di rabbonirla, prima di chiederle informazioni.

Lei sorrise nel ricevere il liquido profumato, che ingollò in un gesto veloce.

«Saran» la chiamò Song, prendendo da sotto la fascia la pergamena che aveva sottratto agli Shonin per metterla sopra il tavolo. «Devo chiederti un favore.»

Lei sgranò gli occhi e si irrigidì, posando in un impatto troppo violento la tazzina sul tavolo. «Quale favore?»

Song non la lasciò andare, continuò a stringere il braccio intorno sui suoi fianchi, come se temesse di vederla svanire. «Insegnami come usare la vostra tecnica del Cielo di Sangue.»

«No, non lo farò» sibilò Saran, versandosi altro vino. «Ti ho portato la tecnica, ma non ti ho mai detto che ti avrei svelato i segreti che la avvolgono. Doveva essere un simbolo, per te. Niente più di questo.»

Song le sottrasse la brocca di mano. Non voleva che ne abusasse, e non voleva nemmeno che gli fosse ostile. «Non la userò senza il tuo consenso. Noi due resteremo insieme, dunque ci sarai tu a guidarmi.»

Saran si morse il labbro inferiore e passò una mano dietro il collo, mantenendo lo sguardo basso. Song si allontanò, per permetterle di riprendere fiato, ma lei non lo guardò negli occhi, neanche una volta.

«Questa tecnica è molto pericolosa, Song, e ti spiegherò perché non potrai mai usarla» sussurrò, appoggiando il gomito al tavolo. «Innanzitutto, la presenza di uno sciamano del Khusai è necessaria per far in modo che i cieli piangano sangue. Molti uomini devono sacrificarsi, perché se solo uno lo facesse, andrebbe incontro a pericoli non indifferenti.»

«Del tipo?»

«Potrebbe perdere la sensibilità di un arto, oppure tutta la sua energia interna, rischiando la vita.» Dichiarò Saran, bevendo le ultime gocce di vino che era riuscita a versarsi prima di venire fermata.

Song la guardò senza dire nulla, inizialmente. Si passò una mano sulla fronte libera e poi diede voce a un sospiro.

«Grazie per avermelo detto» mugugnò, consapevole che non sarebbe mai stato in grado di usare quella tecnica. Song non avrebbe potuto fare altro che offrirla a suo padre come abbellimento, ma non era questo ciò che gli premeva. Aveva un altro peso sul cuore, che riguardava la piccola donna seduta accanto a lui e che ora, il principe, stava guardando. «Saran, tu non ti fidi ancora di me, vero?»

«Mi fiderò delle tue azioni, Song» mormorò lei, sollevando gli occhi. «E se mi tradirai una seconda volta, sta' certo che non ti perdonerò.»

«Non ti tradirò mai più» le promise Song, in un tono veemente che fu accompagnato da una carezza gentile sulla sua guancia. «Non lo farò, Saran, non voglio perderti.»

Lei lo guardò con quegli occhi zampillanti di fuoco, avvolgendo poi le braccia intorno al suo collo e poggiare le labbra sulle sue. Song ebbe appena il tempo di stringerle le mani sui fianchi, che avvertì la lingua di Saran schiudergli le labbra e unirsi alla sua, in una danza familiare quanto seduttiva.

Allora, il giovane le passò una mano sotto le gambe e l'altra dietro la schiena e, senza distaccarsi dalla sua bocca, la sollevò e la trascinò sul letto. Dopo averla posata sul materasso, le salì sopra e le prese il viso tra le mani, guardandola, per un istante, dall'alto.

«Sarai la mia donna» le disse, scivolando a baciarla sul collo.

Saran diede voce a un leggero sospiro, poi appoggiò le dita sulla schiena e prese a tirargli giù la veste. «Devo essere la sola.»

La sola? Song si bloccò e morse le proprie labbra, preoccupato.

Era vero, le aveva promesso che sarebbe stata la prima moglie e non sarebbe mai venuto meno alla sua parola, ma Saran non sarebbe mai potuta essere la sola. Lui era il principe ereditario, il futuro re di Sunju, aveva bisogno di altre donne, figlie di uomini importanti, che gli portassero in dote maggiore potere. Avrebbe vantato un harem, un giorno, e se non avesse tenuto fede alle tradizioni il consiglio gli si sarebbe rivoltato contro.

Questo, però, non poteva dirglielo. Non in quel momento almeno, così soppresse tutto in un tiepido bacio, che avrebbe posto fine a ogni discussione.

**

Oh, che vi devo dire, Song è figlio di Sunju e, come tutti i suoi fratelli, è un bugiardone. Anche se fino a un certo punto, non possiamo biasimarlo, e non ditemi che lo state facendo. In quanto principe ereditario ha dei doveri, avere un harem era un dovere, non andava solo a beneficio del suddetto re. Song deve mantenere la pace a corte, e i matrimoni sono un ottimo modo per tenere sotto scacco i ministri.

Questo, però, Saran potrebbe anche non capirlo. A tal proposito, sembra quasi si sia dimenticata dei suoi doveri, non trovate? Assuefatta dall'innegabile attrazione che prova nei confronti di Song. Pur tuttavia, ha evitato di spiegargli come funziona la tecnica in modo categorico. Dunque forse proprio sprovveduta non è.

Tra le altre cose, cosa ne pensate del comportamento di Shin? Ambiguo, fa il doppio gioco. Pochi capitoli fa ha detto a Eunji che lo avrebbe aiutato nello spodestare Song, e adesso...

Le cose sono cambiate?

EH BEH! Io vi aspetto venerdì per il prossimo capitolo. A proposito, -7 capitoli alla fine del primo atto uwu

Cieli di Sangue - Il Cammino Della RovinaWhere stories live. Discover now