Saran si guardò intorno, spaesata. «Trovo sia inutile dare dei nomi ai posti in cui si dorme. Come trovo che sia inutile vivere in un palazzo! Molto meglio una tenda, da poter spostare ovunque si voglia.»

«Il palazzo è il centro del potere, non può essere spostato» le spiegò Song, fermandosi sulle sponde di un lago artificiale, dove galleggiavano placidi i fiori di loto. Accarezzò le nocche di Saran, parlando con una dolcezza che riusciva a tirare fuori solo quando era con lei. «Restando con me ti abituerai.»

La ragazza sorrise di nuovo a quei contatti, ma non riuscì a dire nulla che la voce cortese di Shin si insinuò nel giardino, spezzando la tenera atmosfera che si era venuta a creare tra di loro.

«Hyungnim» lo chiamò, facendolo voltare. Il terzo principe era a pochi passi da loro, seguito da una dama che reggeva tra le mani uno scrigno di giada.

«Shin» lo salutò di rimando Song, osservandolo inchinarsi formalmente davanti a lui. «Sono felice di rivederti.»

«Anche io» sorrise il fratello, facendo cenno alla dama al suo fianco di avvicinarsi. «Nostro padre mi ha chiesto di far dono alla tua donna di questi gioielli.»

Song vide Saran contrarre il viso in una smorfia. Era chiaro che non apprezzasse quei gingilli, sopportava a stento i lunghi orecchini che le pendevano dai lobi, ciononostante, non poteva permetterle di mostrare ineducazione.

«Guardali pure» la sospinse, facendo poi cadere la propria attenzione sul terzo principe, in maniera che ogni altra questione passasse in secondo piano. «Fratello, che ne dici di passeggiare con me per qualche istante?»

Shin annuì e, dopo aver fatto cenno alla sua dama di seguirlo a distanza, in compagnia di Saran, si affiancò a lui. Song cominciò così a saggiare bene le parole, pima di pronunciarle. Non voleva essere frainteso, non quando si trattava di una questione delicata.

«Shin, sai che nostro padre è molto vecchio e che gli rimangono solo pochi anni di vita. Quando lui se ne andrà sarò io a salire sul trono» gli disse, voltandosi più di una volta a guardarlo, cercando di decifrare i mutamenti del suo viso. «E vorrei fare in modo di avere meno nemici possibili.»

Shin non tradì alcuna emozione, né quando parlò né quando si voltò per rispondergli.

«Mi stai chiedendo se sarò tuo nemico?»

«Ti sto chiedendo di essere mio amico» Song sperava che così dicendo avrebbe scongiurato ogni sorta di ribellione da parte sua. Le lotte per il trono, tra i fratelli, non erano poi così rare, e lui temeva avvenissero a causa del secondo principe, colui che lo guardava con maggiore astio a corte. «Io temo che Eunji possa condizionare le tue idee. Siete fratelli di sangue e sicuramente avrete parlato di me, in negativo.»

Shin abbassò il viso e distolse lo sguardo dal suo, osservando le porte del giardino che, maestose, si innalzavano davanti a loro. «Non è come credi. Per quanto possa ascoltare Eunji, rimango delle mie idee, e tra le mie idee la più importante è quella di non immischiarsi negli affari del trono.»

Song si sentì più leggero a quelle parole e represse a fatica un sorriso di contentezza. «Sono felice di sentirtelo dire. Allora, potrò considerarti un fratello il giorno in cui diventerò re.»

«Se non mi farai del male, io me ne starò da parte, Song» gli riferì, inchinandosi come se volesse concludere al più presto quella conversazione.

Il principe ereditario annuì e poi sollevò una mano verso Saran, facendole cenno di raggiungerlo. «In tal caso ti saluto, Shin. Devo ancora andare a porgere i miei omaggi alla madre reale, ho saputo che è incinta del mio nuovo fratello già da parecchi mesi.»

Cieli di Sangue - Il Cammino Della RovinaΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα