«Quando lei ti ha lasciato, non hai sentito la tristezza prima della rabbia?»

«In principio ero triste» sussurrò, socchiudendo gli occhi, come per soffocare le lacrime. «Immensamente triste. Poi tutti coloro che mi erano attorno cominciarono ad evitarmi, come se avessero sperato che seguissi il destino di mia madre. Allora cedetti alla rabbia, per non darla loro vinta.»

«La rabbia ha fatto il suo corso, e da me non è ancora giunta» sorrise Mi-sun, con amarezza, ascoltando il soffio del vento tra le fronde. Di nuovo, quell'orribile sensazione di angoscia la invase, facendole posare una mano sul ventre. «Io lo volevo davvero questo figlio...» ammise, senza nemmeno pensarci. «Volevo qualcuno da amare senza riserve. Volevo qualcuno che mi avrebbe amato in egual maniera. Volevo solo questo.»

Junoh ascoltò i suoi pianti, poi le scivolò accanto e le asciugò una lacrima con un pollice, parlandole con una premura inconsueta e piacevole. «Scusami, non volevo turbarti. Sono stato egoista, solo perché vederti così non mi piace.»

Quelle parole le riscaldarono il cuore, abbattendo tutti i muri che aveva eretto intorno al palazzo. Mi-sun si diede della stupida. Era troppo emotiva, troppo arrendevole alla dolcezza altrui, solo perché sperava di trovare in chi la circondava un affetto che né i fratelli né i genitori erano mai riusciti a donarle. Shin le aveva sempre detto che i sentimenti erano una debolezza, soprattutto nel palazzo, per questo tutti la nascondevano, ma ciò non l'aveva mai fatta sentire meglio.

Junoh continuò a parlare, e incurvò le labbra in un sorriso. «Se fossi al posto di Yong, non la guarderei nemmeno quella sgualdrina di Qiong.»

Mi-sun si alzò all'istante, sentendo le guance ardere di commozione e il viso contrarsi in una smorfia. «Anche se Yong la favorisce, a me non importa. Non mi importa di più di lui. È morto per me, nello stesso istante in cui ho perso nostro figlio.»

«Non ti importa?» le domandò Junoh, alzandosi dalla panca. Pareva che quelle parole lo avessero animato.

Mi-sun si voltò a guardarlo e scosse la testa. «No, non mi importa. Quando lo guardo sento solo ribrezzo.» Asserì la principessa, incrociando per la seconda volta lo sguardo di Junoh.

Lui sospirò, prima di camminarle incontro. Mi-sun sentì le sue braccia avvolgersi intorno ai fianchi e il suo mento posarsi sulla sua testa, mentre entrambi osservavano la luna brillare nel cielo terso. Sentirlo così vicino le provocò uno strano senso di sicurezza, si sentiva quieta fra le sue braccia. «Era solo questione di tempo prima che aprissi gli occhi su mio cugino.»

«Meglio tardi che mai» sospirò Mi-sun, adagiando la testa sulla sua spalla. Non voleva che Junoh se ne andasse, anche se avrebbe dovuto. L'unica cosa che la principessa desiderava, era scordarsi di tutto, solo per una notte. «Posso chiederti una cosa?»

Junoh la strinse di più al suo corpo, accarezzandole in maniera innocente il ventre. «Certo.»

«Cosa senti quando mi guardi?»

Non sapeva perché glielo avesse chiesto, Mi-sun si era lasciata trasportare da quella necessità di affetto che le aveva pervaso il cuore e la mente, ignorando tutto ciò su cui era stata istruita, le regole e le buone maniere di una moglie. Ormai tutto aveva perso senso.

Junoh rise appena, e la costrinse a voltarsi. Mi-sun sentì il tocco delle dita sotto il mento, poste a sfiorarle le labbra in un gesto seducente. «Quando ti guardo, capisco di essere terribilmente attratto da te.»

Mi-sun avvertì un brivido di calore percorrere la sua schiena. Chiuse gli occhi, desiderando sciogliere quell'apatia che le aveva ghiacciato il petto, e non lo scansò. «Vieni dentro con me.»

Cieli di Sangue - Il Cammino Della RovinaWhere stories live. Discover now