«Temo per la sua sorte finale» le rivelò il padre, osservando Altan venire scortato dai membri più valorosi della tribù su una delle dune.

«Non temete per la sua anima. Altan era valoroso» rispose lei, alzandosi in piedi. «Saranno i volatili a mangiare le sue carni e a trascinare la sua anima nel vasto Cielo Azzurro. Di questo ne sono certa.»

Boloorma fece ritorno in quell'istante, mostrando un sorriso privo di denti. I suoi occhi sottili e velenosi si spostarono da Saran al khan, per poi prostrarsi in un inchino fin troppo esagerato. «Mi sono permessa di ascoltare le vostre parole, mio khan. E fidatevi se vi dico che sarebbe meglio tenere alla larga Saran da quel principe.»

«E per quale motivo?» domandò il capo, mentre il corpo di Altan veniva adagiato sulla sabbia.

Boloorma afferrò il braccio di Saran e le strinse l'esile polso, in un gesto quasi protettivo. «Ho visto la morte nel futuro di vostra figlia, e la causa era quell'uomo. Se vogliamo sviare ogni cattivo presagio, dovremo lasciar...»

«Sono una Shonin. Non è la morte che temo.» Ma il tradimento. E ci era già passata sotto. «Non morirò prima di aver trovato vendetta, Boloorma. Lo devo alla tribù e ad Altan.»

«Non devi niente a chi ha chiuso gli occhi sulla vita mortale, Saran» borbottò la sciamana, con le campanelle che tintinnavano fra le trecce. «Dire addio anche te significherebbe solo portare altro dolore fra le nostre tende. Stai attenta, piccola luna.»

«Non temere per la mia incolumità.» Concluse Saran, che non aveva le forze per continuare quella discussione. La sciamana dovette capirlo, perché si allontanò. Fu allora che dei falchi volarono verso il corpo del defunto, per cibarsi delle sue carni.

Ora l'anima di Altan poteva ascendere al cielo, come era giusto che fosse. Saran sorrise sottilmente. Scacciò una lacrima che scese su una guancia.

Ora era davvero libero, di cavalcare per sempre fra le infinite nuvole.

***

La prescrizione lasciata dal medico reale raccomandava un infuso che impedisse il concepimento

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La prescrizione lasciata dal medico reale raccomandava un infuso che impedisse il concepimento. Yong la teneva fra le mani tremanti. Per il momento Shu Lien non avrebbe sopportato un tale peso, dopo quanto aveva subìto.

«Le ferite sono profonde, dovrai fare attenzione che le dame le curino ogni giorno. Il tuo corpo, ora, non potrà sostenere una gravidanza, perciò ti manderò un infuso particolare» le spiegò, dopo essere tornato nella stanza e aver congedato il medico.

Erano parole dure da pronunciare, che non preannunciavano nessuna speranza di felicità per loro. Se avesse potuto, Yong avrebbe ribaltato ogni mobile per sfogare la frustrazione, ma non poteva. Era un principe e lasciarsi andare a certe emozioni voleva dire mancare al proprio compito.

Shu Lien lo osservava dal letto, con gli occhi spenti. Un sorriso pallido, colmo di tristezza, pesò sulle sue labbra secche. Non riusciva ancora a muoversi come avrebbe voluto, dopo le torture subite in prigione. Era rimasta nelle segrete solo per cinque ore, eppure erano bastate per piegarla.

Cieli di Sangue - Il Cammino Della RovinaWhere stories live. Discover now