Capitolo sei.

2.6K 122 17
                                    


Capitolo sei. 

LOUIS. 


E' solo un attimo.

Il momento in cui lo rivede dopo sei infiniti anni e il respiro gli manca. Boccheggia un paio di volte, prima di avere il coraggio di guardarlo per intero.

"Quanti cazzo di anni ha tua figlia Louis?"

E' solo attimo. La rabbia cresce dentro Louis come un fuoco e fa quello che non avrebbe mai pensato. La sua mano destra si scontra con il suo viso in uno schiaffo in pieno volto.

Quest'uomo ha un fottuto coraggio da pazzi.

Con quale coraggio si presenta al suo negozio dopo sei anni dopo essere sparito. Con quale coraggio chiede di sua figlia, e come diavolo fa a sapere che ha una figlia?

Lo guarda, ed è bellissimo.

I suoi capelli sono leggermente più lunghi e meno ricci di come li ricordava, i lineamenti del suo viso si sono induriti, ma i suoi occhi sono sempre li stessi. Gli stessi occhi con i quali ha fatto l'amore per anni.

Lo sente muoversi sulla sua pelle come se non se ne fosse mai andato.

Quando riapre gli occhi, lo sta fissando.

La sua mano sul viso a toccare il punto in cui lo ha colpito, e si controlla la mano come se avesse iniziato a sanguinare per uno schiaffo. Non ti ho colpito così forte, idiota.

"Okay. Questo l'avevo previsto."

Harry si avvicina. E lui fa un passo indietro e solleva una mano. Non vuole che avanzi di più.

Sembra abbattuto.

Infila le mani nelle tasche e abbassa lo sguardo sul pavimento.

Non vuole osservarlo, ma è inevitabile.

In sei anni è cambiato tutto, ma il modo in cui lo guarda è lo stesso.

"Lou."

"Non chiamarmi così- Non ne hai il fottuto diritto." La sua voce è roca, come se avessi gridato per mesi.

"Louis."

Vuole scalciare, gridare e prenderlo a pugni per avergli fatto tutto a lui. A loro.

Tutto andava così bene e ora non più.

"Ti ho chiesto una cosa." Si stringe nelle spalle e fa un piccolo passetto indietro.

"Non abbiamo niente di cui parlare. Lo hai reso molto chiaro quella notte."

Prende in considerazione l'idea di correre via, magari gridare e allertare il negozio vicino. Ma che senso avrebbe?

Uno sguardo a Harry e capirebbero che è ancora dentro le sue ossa.

"Hai una figlia." Gli sussurra lui. Sembra ancora sconvolto.

"Il negozio è chiuso. Vattene."

"Ha sicuramente più di sei anni. Quindi o mi tradivi con una donna e l'hai messa incinta o non so che cazzo sia successo. Ma ero ancora nella tua vita quando è successo. Ho diritto di sapere."

Ride di lui. E coglie l'occasione per allontanarsi. Lui resta dov'è.

Louis va dietro al bancone per mettere via le sue cose. "Te lo ripeto. Tu hai perso ogni diritto quel giorno, e anche ogni giorno successivo ignorando le mie telefonate."

"Mi hai tradito con una donna? E' così Louis?" Non ha il tempo di reagire perchè in un attimo gli è vicino. Il suo profumo lo pervade, facendogli battere il cuore più veloce.

In questi anni si è chiesto se indossasse ancora il profumo che gli aveva comprato, ma adesso sa che non l'ha fatto. Deve combattere contro il suo desiderio di allungare la mano e toccarlo.

"Vattene, o ti colpirò di nuovo. E stavolta non sarò così gentile."

Non può rispondergli, non vuole. Dovrebbe ammettere la verità, che Anne è la figlia che stavano aspettando che Josie, la madre surrogata che avevano scelto, aveva scoperto di essere incinta solo dopo il primo trimestre e Harry se n'era già andato.

Non vuole nemmeno metterselo contro però, ricco com'è potrebbe annientarlo con i migliori avvocati e Louis non ha mai voluto sapere se fosse biologicamente sua o di Harry.

Ogni tanto quando la guarda però, gli vengono i brividi perchè ha le sue labbra, e i suoi riccioli.

Gli somiglia così tanto pur essendo un completo estraneo per lei.

"Non puoi tornare qui ed esigere delle risposte. Te ne sei andato a fare la pop star. Sei il famoso Harry Styles. Hai lasciato tutto questo." Allarga le braccia e mostra ciò che lo circonda e poi se stesso.
"Hai lasciato me. Non c'è spazio per te qui."

"Questa cosa riguarda anche me. Sono qui ora."

Scuote il capo, "Hai detto tutto quello che dovevi dire quella sera e non hai mai voluto sentire cosa avevo da ribattere io, ne hai risposto alle mie telefonate. Non devo stare qua ad ascoltare le tue scuse, e di sicuro Harry non ti devo niente. Non più." Si gira per non doverlo più guardare. 

Deve essere forte e deciso. Deve applicare gli esercizi di respirazione che gli ha insegnato il suo terapista.

"Ti aspetti che me ne vada senza sapere la verità?"

Ridacchia. "Si esatto. Mi aspetto che tu esca dalla porta, salga sulla tua bella moto e torni dal tuo fidanzato famoso in qualsiasi posto da dove sei venuto. Non c'è spazio per te qui. Non voglio che tu faccia del male a mia figlia nemmeno la metà di quanto ne hai fatto a me."

Si asciuga una lacrima, ancora di spalle. Non vuole che veda l'effetto che ha su di se.

"Non ho un fidanzato."

Lo sa, ovviamente. Ma non deve sapere che legge ogni articolo che trova per sapere che ne sta facendo della sua vita. Può fingere.

"Oh mio dio, Harry. Di tutte le cose che ho detto hai scelto di rispondere alla parte sul fidanzato?" Scuote la testa, e quando si volta, lui sta fissando il pavimento.

"Siamo andati avanti. Tu non fai più parte delle nostre vite. Ora, se non ti dispiace vorrei tornare a casa da mia figlia. Esci."

Harry annuisce, non lo guarda più negli occhi mentre si allontana, osserva il suo corpo, lo stesso corpo di cui conosce ogni centimetro, mentre gira attorno al bancone per recuperare il casco.

"Rimarrò qui per un pò. Giusto per fartelo sapere." Dopo la porta si chiude e lui sale sulla moto, solo a quel punto Louis crolla.

Si lascia cadere a terra e stringe la braccia attorno piangendo. Piange per i sei anni in cui ha sentito la sua mancanza, e piange per quella notte, piange perché si è perso sei anni di ogni cosa, inclusa Anne. 

Always In My Heart.Where stories live. Discover now