take me back to...

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Arrivammo pochi istanti dopo nel suo ufficio e, senza perdere tempo, varcammo la porta che conduceva ai suoi alloggi. Tenendomi ancora stressa a sé, Severus, dopo essersi sistemato sul divano con me accomodata sulle sue gambe, iniziò a tracciarmi con il palmo dei cerchi più o meno concentrici sulla schiena, senza dire alcuna parola. Comprese che avevo bisogno di qualche attimo per riprendermi, in quanto quegli ultimi giorni erano stati probabilmente i più complessi tra tutte quelli che avevo passato durante quei mesi ad Hogwarts, se non i più difficili della mia intera vita.
Con il capo poggiato sulla sua spalla, mi lasciai cullare da quelle mani che sapevano sminuzzare gli ingredienti con caparbia, duellare con astuzia e stringere qualcuno di fragile con delicatezza, portando al posto giusto e incastrando i cocci rotti di un'anima, in particolare la mia.
Ebbi per la prima volta dopo molte ore, la sensazione di essere a casa per davvero, anche se non riuscivo a smettere di pensare alla guerra imminente e ai miei genitori. Strinsi con forza Severus, il quale, probabilmente, mi aveva letto nel pensiero: regalandomi parole di conforto e tutto l'affetto di cui avessi bisogno, riuscii a chiudere gli occhi e riposare, stretta contro il suo petto.

Mi risvegliai direttamente il giorno dopo, molto presto, con il collo e la schiena lievemente indolenziti. Non ci eravamo spostati di un millimetro, per cui realizzai che Piton si fosse addormentato poco dopo di me. inclinai leggermente il capo verso di lui ed ebbi il piacere di notare che stava ancora dormendo. Mi affrettati a scendere dalle sue gambe: sicuramente si sarebbe svegliato pieno di dolori per la scomoda posizione in cui ci eravamo appisolati per così tante ore, era meglio non interferire ulteriormente.
Una volta alzata, ruotai la testa in lenti movimenti circolari, per cercare di "svegliare" il collo che era intorpidito e mi stiracchiai. Mi lavai e vestii velocemente per andare poi a recuperare qualcosa di commestibile nelle cucine di Hogwarts. Sapevo di non poter mettere piede fuori dagli alloggi di Severus senza autorizzazione, ma era da poco sorto il sole e sapevo benissimo che a quell'ora non avrei trovato nessuno.
Adocchiai un paio di fette di torta di mela, del succo di zucca e un'unica tazza di caffè nero, per cui agguantai il tutto e lo portai negli alloggi di Severus. Lo trovai sveglio e completamente vestito, con le vesti da insegnante addosso; aggrottai le sopracciglia confusa: a quanto ricordavo, d'estate non si svolgevano lezioni.

“Recuperi estivi”, sbuffò Piton con fare stizzito. Nonostante fossi la sua fidanzata, ringraziai il cielo per non trovarmi al posto di quei poveretti che dovevano passare una magnifica estate a recuperare pozioni in sua compagnia. Onestamente, Severus lo preferivo nella sua versione "umana", mentre quella di insegnante, in certi momenti, lasciava molto a desiderare...
per mia fortuna, quelli non erano problemi miei, quindi mi riscossi e regalai a Piton un sorrisino divertito:

“Mi dispiace per i poveri malcapitati che maltratterai...”

“Io non maltratto, mia cara... semplicemente tento con tutte le mie forze di ammaestrare ed educare delle teste di legno che hanno il quoziente intellettivo pari a quello di piccole scimmie con il deretano arrossato...”

Trattenni a stento una risata, che mi affrettai a soffocare e gli augurai una buona giornata.

“Non devi uscire per nessun motivo dai miei alloggi senza il mio permesso, sono stato chiaro?!”, si limitò a dirmi prima di uscire, assicurandosi che avessi afferrato il concetto.

Pensai velocemente a cosa fare per non morire di noia: scrivere, ascoltare della musica con il vecchio giradischi di piton a volume bassissimo, leggere o meditare. L'ultima attività la scartai a priori, perché sicuramente non sarei riuscita a svuotare la mente, bensì avrei avuto modo di pensare alle ultime cose successe e convenni che rimuginarci sopra non era la soluzione migliore.
per quanto riguardava la musica, sentivo il bisogno di ascoltarla ad alto volume, ma come mi era stato esplicitamente detto da Severus, la mia presenza doveva rimanere assolutamente segreta: solo lui e il preside sapevano della mia permanenza ad Hogwarts.
Pensai poi che mettere per iscritto ciò che stavo provando o avevo provato, poteva essere d'aiuto; molto pazientemente quindi, mi misi alla ricerca di un foglio di pergamena, di una piuma e dell'inchiostro. Iniziai poi a dar vita ai miei pensieri, liberandomi un poco la mente...

...non appena misi un punto al testo, che altro non era che una mesta raccolta di quello che mi ronzava in testa, Piton fu di ritorno. Mi sentivo effettivamente più leggera ma assolutamente indisposta nel condividere quanto avevo scritto: scrivere per me si trattava della più profonda forma intima, che mi denudava completamente lasciando scoperto il mio essere e le mie più grandi sicurezze. Ero restia infatti, a condividere quello che scrivevo, quasi nessuno aveva mai avuto occasione di metter occhio su un testo scritto da me. Le poche volte in cui anche per ricevere un parere dai miei genitori su qualche compito scritto per la scuola babbana, mi ero sentita enormemente in imbarazzo e completamente vulnerabile.

Mi alzai dalla scrivania e afferrai velocemente il foglio, appallottolandolo e ficcandomelo nella tasca dei jeans. Regalai a Severus un debole sorrisino e prima di avvicinarmi a lui, buttai la pergamena nel cestino della spazzatura.

“Cos'hai buttato nel secchio?”

“Nulla di che... ho iniziato a fare i compiti che sono stati assegnati per il primo di settembre, ma ho rovinato la pergamena per sbaglio e l'ho cestinata...”, mentii

“La solita sbadata...”, disse prima di circondarmi con le sue braccia forti.

Ridacchiai mestamente prima di abbandonarmi contro il suo petto.
Gli chiesi come fosse andato il primo giorno dedicato ai recuperi e tutto ciò che ottenni fu un grugnito seccato, che mi suggerì di non porre più domande del genere.
Pranzammo insieme nei suoi alloggi e successivamente lui si mise a correggere dei test che aveva fatto svolgere per i recuperi e io iniziai veramente a studiare. Tanto per torturarmi un po', iniziai proprio da pozioni, mentre il mio meraviglioso professore, che si era tanto divertito ad assegnare quella marea di ricerche, stava sbuffando contro l'ennesimo foglio di pergamena che aveva riempito di inchiostro rosso. Completai l'approfondimento sulle pozioni imperdonabili, ma mi bloccai quando dovetti passare alla pozione ipnotizzante.
Sbuffai senza fare troppa confusione. Continuavo a sfogliare libri freneticamente, a prendere e posare la piuma, a sfogliare vecchi appunti... ma nulla. Mi appoggiai sconsolata sul piano da lavoro, senza essermi ancora accorta delle brevi occhiate che Piton mi stava lanciando dall'altra parte della scrivania:

“Forse avresti dovuto prestare maggiore attenzione alle mie lezioni, Minissale...”

gli scoccai un'occhiataccia e cercai di proseguire con la ricerca, ottenendo però scarsi risultati.

“Ti ricordo, che un compito svolto mediocremente o direttamente non svolto, equivalgono a una T...”

Inferocita, chiusi il libro di scatto, abbandonai il foglio con la prima ricerca e andai verso la sua camera. Continuare a studiare con quella frustrazione addosso non mi avrebbe portato da nessuna parte. Cercai di rilassarmi svuotando la mente, ma finii per addormentarmi, senza rendermene conto.
Sognai la mia famiglia: eravamo felici, tutti e quattro a pranzo insieme e successivamente a noi si aggiunse anche la nonna. Mi sentivo bene, ma il bello arrivò quando apparve anche Severus, che si unì a noi. Eravamo felici tutti insieme, a Piton piaceva la mia famiglia e loro apprezzavano lui. Era tutto così perfetto, fin quando non aprii gli occhi.

Severus mi stava chiamando per farmi alzare e, quando mi resi conto di aver solo sognato e realizzai quale fosse la reale condizione in cui mi trovavo, fui pervasa da un'enorme senso di delusione, con gli occhi che mi si riempirono di lacrime.

“Dobbiamo andare dal preside, ci ha convocato...”, disse lui, scrutandomi

“S-sì, arrivo subito... vado un secondo in bagno e possiamo andare...”, mormorai sconsolata.

Mi alzai sotto il suo sguardo preoccupato e una volta in bagno, mi sciacquai la faccia, tentando di scacciare dal mio viso, ma soprattutto dentro di me, quella tristezza opprimente.






ciaooo, scusate la lunga attesa. spero che il capitolo vi piaccia, anche se appunto funge solo da transizione... fatemi sapere <3

Nata Babbana Where stories live. Discover now