Sanguesporco!

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"visto che non le è successo nulla?", mi chiese piton non appena scesi dalla scopa.

Tremavo ancora; l'adrenalina che mi pompava nelle vene stava pian piano abbandonando il mio corpo, ma mi diede modo di agire impulsivamente: gli corsi incontro e lo strinsi forte. In quel momento non mi importava di nulla, sentivo solo il bisogno di abbracciarlo.

"Grazie...", gli sussurrai con la testa sprofondata nel suo petto.

Per un momento rimase rigido, e dai suoi movimenti notai che fu tentato di respingermi. Successivamente però, seppur un po' titubante, ricambiò la stretta e mi accarezzò i capelli. Inutile dirvi che avevo letteralmente i battiti a mille, ma stavo bene come non ero mai stata prima. Sarei voluta rimanere lì in eterno, avevo appena capito di aver trovato il mio posto felice: il suo abbraccio. Non avevo alcuna intenzione di spostarmi, e per farglielo capire strinsi un po' più forte. Mi stavo beando del suo profumo: libri, menta e muschio bianco. Respiravo profondamente, tentando di calmare i battiti e nel frattempo mi godevo il suo tocco. Quando mi scostai avevo gli occhi leggermente lucidi, che incastrai nei suoi.

"Tutto bene?", mi chiese lui gentilmente

Non riuscivo a parlare, perciò mi limitai ad annuire. Lui mi sorrise lievemente, e io ancora un po' sotto shock ricambiai il sorriso. Continuai a perdermi in cui pozzi neri come l'inchiostro, che mi avevano fatto letteralmente innamorare. Senza rendermene conto, per un momento spensi completamente il cervello, ed iniziai ad avvicinarmi sempre di più, ero sempre più vicina. I nostri nasi si sfiorarono fino a quando... Piton si spostò bruscamente. Io ero come addormentata, e al suo allontanarsi in quei modo avventato mi risvegliai dal mio stato di trance. Imbarazzata feci per arretrare, ma il professore mi trattenne per il colletto:

"Che cosa credevi di fare, eh?! Baciarmi?! Tu... Sta lontana da me! Piccola, sudicia sanguesporco!"

Uno schiaffo avrebbe fatto meno male. Non appena pronunciò quelle parole, sembrò pentirsi subito: il suo sguardo da adirato si tramutò in terribilmente dispiaciuto. I miei occhi nel frattempo si erano riempiti di lacrime.
Se fu doloroso essere presa in giro da Malfoy, sentir pronunciare quelle parole da Piton fu come ricevere una coltellata in pieno petto. Mi aveva detto di non ascoltare chi pensava che lo stato di sangue fosse importante, e poi mi dava della sudicia sanguesporco? Cominciai a piangere silenziosamente. Il professore continuò a guardarmi mortificato. Fece un passo verso di me, e io con il volto completamente rigato di lacrime arretrai, per poi scappare, senza nemmeno controllare se lui mi stesse seguendo.
Di tornare in dormitorio non se ne parlava proprio, perché Penny era sicuramente sveglia e vedendomi in quello stato non mi avrebbe mai lasciato in pace. Conoscendola, sarei stata tartassata fino a che non avessi sputato il rospo, e parlare in quel momento era l'ultima cosa che mi andasse di fare.

Evidentemente per me non era destino essere felice ad Hogwarts, c'era sempre qualcosa che andava storto. Fra tutti i problemi che avevo riscontrato però, indubbiamente quello fu il più doloroso. Essere insultata dall'unica persona che mi aveva accettata fin da subito, che aveva asciugato le mie lacrime, che mi aveva fatto superare una delle mie più grandi paure... Piangevo ormai senza ritegno, mentre cercavo un posto dove passare la notte. Non mi azzardai a tornare dentro al castello, bensì corsi fino a che non mi trovai davanti una capanna un po' bizzarra.

Trovai la porta accostata, quindi senza pensarci due volte entrai. Piombai dentro l'unica stanza che c'era, e mi ritrovai davanti quattro persone: un omone dalla lunga barba, un ragazzo con occhiali tondi e dai capelli spettinati, una ragazza dalla capigliatura riccia e un altro ragazzo che aveva lentiggini e capelli rossi.
Non appena mi resi conto di non essere sola, mi affrettai a inventare una scusa:

"oddio, s-scusate... C-credevo non ci fosse nessuno...", dissi io, asciugandomi di corsa gli occhi.

"Chi ti ha ridotta così?", chiesero in coro le quattro persone che avevo davanti. Non dissi nulla. Davvero era così evidente che avessi pianto? E io che speravo che non si notasse...

Nata Babbana Where stories live. Discover now