Compleanno!

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22 luglio

Mi svegliai decisamente di buon umore, per due motivi: mancava sempre meno all'inizio delle lezioni ad Hogwarts e poi... Era il mio compleanno!
Io e mio fratello avremmo compiuto sedici anni, e la giornata era stata programmata accuratamente diverse settimane prima: entrambi, saremmo usciti con i nostri rispettivi amici, poi avremmo festeggiato in casa assieme ai parenti e alle persone più fidate.
Saltai giù dal letto e corsi a prepararmi: come al solito ero in ritardo, avrei avuto appuntamento con i miei amici alle 13 in punto, erano le 11:55 e dovevo ancora fare tutto... Accidenti a me e alla mia pigrizia!
Decisi di saltare la colazione, perciò mi infilai direttamente sotto la doccia: utilizzai bagnoschiuma e shampoo alla vaniglia, e terminai rapidamente.
Una volta asciutta mi occupai dei capelli, e optai per il tenerli sciolti. Per rendere più definiti i miei ricci, applicai una generosa quantità di spuma e asciugai i capelli.
Lavai poi i denti e passai al trucco: una sottile linea di eyeliner, mascara e lucidalabbra.
Non ho mai amato trucchi pesanti, ma non riuscivo e non riesco tutt'ora a vedermi bene senza un minimo di ritocco, e la mia autostima non mi permetterebbe mai di uscire struccata... Che tristezza!

Una volta soddisfatta di trucco e parrucco, passai ai vestiti: scelsi di indossare una canottiera rosa sopra, e una gonna nera sotto, che arrivava un po' sopra il ginocchio; faceva davvero molto caldo, e non ci tenevo a sciogliermi come un ghiacciolino al sole! Sotto indossai delle semplici scarpe da ginnastica, non volevo risultare troppo elegante

Non sapevo di quale grazia divina fosse merito, ma per la prima volta non ero in ritardo!
Corsi fuori, e inspirai profondamente. Tirava un leggero vento, che mi scompigliò leggermente i capelli e mi fece ridere di cuore.
Mi diressi verso il centro commerciale, dove incontrai i miei amici.
Mangiammo cibo spazzatura e vagammo senza meta per ore.
Girammo per tutti i negozi, provai cappelli, sciarpe, vestiti e risi, risi così tanto da avere i crampi alla pancia. Non mi sentivo così bene da tanto tempo, mi sentivo finalmente libera, libera da ogni cosa: prima avevo il peso della scuola babbana, poi l'ansia degli esami... Non riuscivo a rilassarmi, e quella fu la prima volta, dopo tanto, che ero senza pensieri per la testa; non sentivo più il peso opprimente dell'ansia, e mi sentivo una bambina, leggera, senza preoccupazioni.

Il tempo passò velocemente, si fecero le 16.
Uscimmo dal centro commerciale e andammo a prendere un gelato, e ricominciai a ridere come una pazza quando uno dei miei amici si scontrò con una vecchietta e si rovesciò tutto il gelato addosso; avevo le lacrime agli occhi ed ero piegata in due, non riuscivo a reggermi in piedi.
Fummo costretti a fare dietrofront per permettere al mio amico di comprarsi una nuova maglietta, con quella tutta sporca non poteva decisamente andare in giro!
Perdemmo un po' di tempo a dir la verità, perché improvvisamente tutti i negozi sembravano non avere la taglia che portava quel citrullo che si era sporcato, quindi ci mettemmo tre quarti d'ora buoni.
Completata la "missione", ci avviammo verso casa, dove già ci aspettavano mio fratello, i miei e tutti gli altri parenti. Entrammo e... Rimasi di stucco: la mia amica, quella volta, andò a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno, che non mi aspettavo assolutamente di vedere... Qualcuno che, appena fu colpito, inarcò pericolosamente il sopracciglio.

"Professor Piton?!", esclamai esterrefatta

"Ebbene Minissale, vedo che l'essere... Invecchiata, non ha causato problemi alla sua vista: felice di sapere che gli occhi le funzionano ancora bene", ghignò lui.

"Ehm... Ali? Chi è questa persona?", chiese la mia migliore amica, confusa come non mai.

Non sapevo che cosa dire, e l' altra mia amica intanto arretrò, spaventata dal professore.
Tutti lo guardavano attoniti, non avevano la minima idea di chi fosse, e io non sapevo che cosa inventarmi.
Il professor Piton mi aveva spiegato che i babbani sarebbero dovuti rimanere sempre ignari del nostro - (mi faceva ancora strano usare quel aggettivo, poiché non ne facevo ancora del tutto parte) - mondo.
Per fortuna, lui mi lesse (probabilmente, in modo letterale) nel pensiero, perché parlò al posto mio:

Nata Babbana Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora