Capitolo 42

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Quando Harry si svegliò il giorno seguente e scese a colazione aveva un solo, semplicissimo conflitto a ronzargli in testa senza sosta: andare o non andare a trovare Malfoy in infermeria?
Alla fine, molto in fretta in verità, come sempre avveniva, anche in quel caso la curiosità che Potter inevitabilmente provava verso la potenzialità degli eventi lo guidò, subito dopo colazione e prima dell'inizio delle lezioni, in direzione dell'ala Ovest del castello dove trovò spalancate le porte del candido regno di Madama Chips. 
Era avvolto da quel biancore che Draco Malfoy se la dormiva della grossa, a pancia in su e immobile, con l'aria ancora visibilmente anemica, ma, in qualche modo, rilassata. Quell'immagine, per quanta angoscia dapprima gli trasmise, gli portò anche un po' di pace: era bello vedere che fosse al sicuro nel mondo dei sogni e che non stesse soffrendo.
Con un mezzo sospiro, il Grifondoro sedette al suo capezzale e realizzò di essere effettivamente nervoso e pervaso da tonnellate di sensi di colpa solo quando si ritrovò a lisciarsi morbosamente le pieghe dei pantaloni della divisa: pieghe croniche delle quali non si era mai lontanamente curato in vita sua. Di quel suo nervosismo ovviamente addossò la colpa al povero allettato.

"Certo che potresti anche svegliarti in un tempo ragionevole maledetto furetto. La mia pazienza ha un limite"

Borbottò il moro e per forzarsi di smettere di lisciarsi i pantaloni, si costrinse ad incrociare le braccia al petto, ma, allora, iniziò a battere ritmicamente e molto veloce un piede a terra, con impazienza, fu a quel punto che una voce volle ottenere la sua attenzione.

"Potter che diamine ci fai qui. Sparisci immediatamente e bada che questo non è un avvertimento, è un ordine."

Era stata una ragazza alle sue spalle a ringhiare quel comando, Harry ci badò poco, ma si girò di scatto appoggiandosi un indice sulle labbra e zittendo Pansy Parkinson con un'occhiataccia.

"Vuoi svegliarlo? Abbassa i toni gallinaccia."

In verità la moretta non trovò come controbattere, quindi se ne rimase zitta e allibita, ma lanciò una strana occhiata a Blaise che stava di fianco a lei, torreggiante e minaccioso come sempre. Quella cupa e astiosa combriccola comunque, non bastò di certo a far schiodare Harry da quella sedia di fianco al letto di Malfoy: era arrivato prima lui, tanto per cominciare, poi aveva i muscoli a pezzi in seguito agli allenamenti di Quidditch del giorno prima, meritava la sedia.

"Cosa vuoi ancora da lui, si può sapere? Direi che hai fatto abbastanza. Levati di torno dai."

Incalzò Blaise con un aggressivo cenno del capo verso la porta, fu solo allora che Potter si irrigidì e drizzò la schiena, appoggiando un gomito allo schienale della sedia di legno per stare girato verso i due Serpeverde.

"Non so come la notizia vi abbia raggiunti, ma, per quanto i nostri rapporti non siano mai stati dei migliori, quello di ieri è stato un incidente. La causa è certamente la mia stupidità, ma non incolpatemi di un'intenzione che non mi appartiene: non conoscevo gli effetti di quell'incantesimo e, se così fosse stato, non mi sarei mai sognato di usarlo."

"Mh dici di no? Eppure di moventi quest'anno pare che tu ne abbia diversi"

Sorrise Pansy, ma era un sorriso freddo e cattivo, per nulla accogliente. Potter, irremovibile, serrò la mascella ed inarcò scettico un sopracciglio, allora la ragazza continuò, incurante dello sguardo di avvertimento che le veniva rivolto da Blaise.

"Beh, siete nemici naturali da sempre, quest'anno più che mai dato che finalmente qualcuno che può rimettere in ordine il Mondo Magico è tornato in circolazione"

"Voldemort, così si chiama. Dillo il suo nome se ne hai il coraggio. Lo ammirate tanto, voi tre sciocchi, eppure la paura di lui vi paralizza fino a rendervi incapaci perfino di nominarlo, fate pena."

Knights Who'd Give You Anything //Drarry (IN CORSO)Where stories live. Discover now