Capitolo 3

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Solo nel momento in cui varcò l'ingresso del Castello e gli sguardi degli studenti diretti in Sala Grande per la colazione iniziarono a posarsi timidamente su di lui, Draco immaginò di dover essere uno spettacolo osceno.

Verosimilmente aveva il naso rotto e ancora non avrebbe saputo dire se quello scricchiolio inquietante che aveva seguito il pugno di Potter alla sua mascella provenisse da quest'ultima o dalla mano dell'aggressore.
Avrebbe comunque fatto bene ad andare in infermeria, ma farlo aveva troppi lati negativi perchè il biondo agisse senza pensarci bene sopra. Innanzi tutto non sopportava l'idea che tutta la scuola potesse vederlo in quelle condizioni e nemmeno moriva alla voglia di inventarsi scuse per il suo pessimo stato. Per questo motivo decise di nascondersi in un'aula vuota finchè il vociare fuori dalla porta non si fosse esaurito, solo allora si sarebbe affrettato verso il dormitorio.

Il piano non era nulla di complesso, nè aveva tante possibilità di fallire, ma comunque il tutto andò meglio di quanto il Draco osasse sperare: era in corrispondenza dell'ingresso dei sotterranei quando riconobbe la voce squillante di Pansy Parkinson provenire dal fondo del corridoio.
Si tirò su il cappuccio in fretta e si appiattì nella rientranza creata dal muro e dal pesante portone di ottone che divideva le fondamenta del castello dal resto della struttura.

Contava di attendere che la ragazza passasse e poi proseguire verso la Sala Comune, ma non si aspettava di trovare Blaise con lei. Quando riconobbe il ragazzo lo afferrò per una manica della divisa e il mulatto si girò.

"Draco?"

Il biondo annuì, ostinandosi a nascondere il viso finchè la Parkinson non avesse levato le tende.

"Che succede? Pensavo non intendessi salire a colazione oggi..."

"Infatti non l'ho fatto, forza torniamo indietro."

Zabini era perplesso e titubò un attimo, Pansy prese la parola.

"Draco va tutto bene? Come mai il cappuccio?"

Il biondo si irrigidì e tirò la manica di Blaise con maggiore insistenza.

"Lascia perdere Parkison, dai Blaise muoviti."

"Ma ho fame!"

A quella protesta da parte dell'amico, Malfoy si girò di scatto a guardarlo per ghiacciarlo con una delle solite occhiate. E ci riuscì, ma probabilmente non fu la minaccia nel suo sguardo ciò che congelò sul posto i due Serpeverde.

"Per Salazar! Ma che è successo?"

Scattò Blaise poco dopo, con gli occhi sbarrati. A ruota lo seguì anche Pansy.

"Ommioddio Draco, chi è stato?"

Il biondo sbuffò e lasció la manica dell'amico.

"Bene allora, venite entrambi a questo punto."

Non faceva certo i salti di gioia all'idea di doversi tenere la Parkinson incollata mentre Blaise cercava di rimediare ai danni di Potter sul suo bel faccino, ma era comunque meglio dell'infermeria e delle domande alle quali il silenzio ostinato non avrebbe costituito una risposta sufficiente.

Per Blaise e Pansy, ad ogni modo, lo dovette essere perchè Malfoy non si lasciò sfuggire una sola parola su quanto gli era successo, ma insistette che gli venisse comunque portata la colazione in stanza come da programma.
Quindi la mattinata trascorse con Malfoy che sbocconcellava con aria corrucciata frutta e muffin integrali, sorseggiava il suo tea mattutino e di tanto in tanto si fermava ad inveire contro Potter. Intanto Blaise e Pansy, armati di santa pazienza, stavano preparando una pozione curativa sul pavimento, costretti tra l'altro a rinunciare alle lezioni del mattino per assecondare i capricci del biondino.

Knights Who'd Give You Anything //Drarry (IN CORSO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora