Capitolo 24

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Dopo aver visitato Sarah, Jeremy tornò in camera sua e chiamò il dottor Theodors per aggiornarlo sulle condizioni di salute della donna: fortunatamente sembrava che il cuore battesse regolarmente e gli spasmi dovuti alla tosse fossero spariti.

«Sarebbe comunque indispensabile che lei venisse qui, quantomeno per la vecchia amicizia che vi lega» intervenne Jeremy.

«Tra un paio di giorni sarò lì, il convegno mi ha preso più tempo del previsto. Inoltre, ho una buona notizia per lei, dottor Winter, può già partire per Sidney una volta che rientrerà a Brisbane, ho già predisposto il suo biglietto aereo per un volo in prima classe, basterà andare al check-in e glielo convalideranno, può chiederlo a Mary in accettazione.»

Le parole del primario arrivarono come un rombo assordante alle orecchie di Jeremy.

«Aveva detto che non sarei partito prima di due settimane…» esclamò quest’ultimo con voce instabile.

«Beh, non è obbligato a rimandare, d’altronde il suo impegno al Saint Jules si è concluso e a Sidney l’aspettano impazienti. Ma se vuole ancora qualche giorno di ferie sarò ben lieto di accordargliele, in questi ultimi due anni ha lavorato senza mai fermarsi. Mi faccia sapere» concluse il dottor Theodors.

Jeremy rimase qualche istante con lo sguardo perso fuori dalla finestra; se pochi giorni prima sarebbe partito per Sidney seduta stante, ora avrebbe voluto rimandare quella partenza il più possibile. Lasciare Grace, dopo che entrambi si erano dichiarati ed amati, gli faceva mancare il respiro. Avrebbe persino voluto chiedere al dottor Theodors di revocargli la promozione; d’altronde, la sua ambizione non era mai stata quella di fare carriera, bensì il suo scopo e la sua soddisfazione erano quelli di salvare vite umane, di donare ai suoi pazienti, soprattutto ai più piccoli, un nuovo sorriso. Ma ormai non poteva più tirarsi indietro e forse un giorno, chissà, avrebbe potuto chiedere di tornare a Brisbane come cardiochirurgo.

Raggiunse il salone dove poco prima aveva fatto colazione con Grace trovandovi Susan a rassettare.

«Sa dirmi dov’è Grace?»

«È in cucina, credo stia pasticciando qualcosa. Questa mattina è raggiante; sarebbe bello vederla sempre così, è da tanto che non vedevo spuntare sorrisi spontanei sul suo viso. Pensi che addirittura prima l’ho sentita canticchiare. Dev’esserle successo qualcosa di tremendamente bello!» disse Susan, strizzando poi maliziosamente un occhio a Jeremy che si sentì invadere dall’imbarazzo, soprattutto quando si rese conto che la donna aveva riassettato già la sua camera – probabilmente mentre faceva colazione – e di sicuro aveva notato le lenzuola più stropicciate del solito. La vergogna lo pervase al punto tale che dovette immediatamente allontanarsi, senza nemmeno congedarsi da Susan che continuò ad affaccendarsi sorridendo contenta.

In cucina trovò Grace letteralmente infarinata, con le mani impiastricciate di uova, burro e chissà cos’altro. Si fermò sulla soglia della porta ad osservarla e sorrise nel vederla litigare con l’impasto, come fosse una bambina.
Quando lui avanzò, lei alzò gli occhi e gli sorrise.

«Mi è caduto un intero pacco di farina addosso» esclamò, giustificando il suo stato a dir poco pietoso ma che a Jeremy diede un senso di “casa”, di “famiglia”.

«Posso aiutarti?» le chiese.

«Mmh, ci sarebbe da preparare la crema ma posso farlo io dopo.»

«Credi che io non sappia farla?» protestò Jeremy.

Lei lo guardò perplessa.

«Ti ricordo che vivo da solo e poi mi è sempre piaciuto cucinare. Quindi…» aggiunse avvicinandosi e stampandole un bacio sulle labbra anch’esse sporche di farina.

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