Capitolo 22

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«Possiamo parlare?»

Jeremy era ormai a pochi passi da Grace, che se mai lei avesse accennato a scappare lui avrebbe potuto senza problemi bloccarla. Ma non successe. Lei rimase seduta impietrita sull'altalena mentre lui si poggiò con la schiena al tronco di uno dei due alberi che la sorreggevano.

«Quando Melanie è morta mi è caduto il mondo addosso, la vita non aveva più senso per me. Andavo al lavoro dove mi costringevo a non pensare, non me lo potevo permettere, ne andava della vita dei miei pazienti, ma una volta tornato a casa mi fiondavo nell'alcool, non vedevo l'ora di stordirmi e addormentarmi. Quando mi svegliavo, però, tutto intorno mi parlava di lei. Così, grazie all'aiuto di Mary, una donna che lavora all'accettazione dell'ospedale e che è stata sin troppo comprensiva con me, mi sono trasferito in un altro quartiere di Brisbane, un nuovo posto, una nuova casa, lontano dai ricordi che mi tormentavano. Sono diventato un uomo cinico e freddo, ma almeno lì non ero soggiogato da un passato che continuava a straziarmi. Poi ho scoperto la scogliera, un luogo dove potermene stare in solitudine, o almeno così credevo...»

Su entrambi i loro volti comparve un sorriso.

«Lì mi sentivo stranamente bene, seppure spento. Fino a che sei arrivata tu...»

Quella pausa sembrò durare un'eternità. Gli occhi di Grace divennero lucidi ma riuscì a trattenere le lacrime, mentre il suo cuore cominciò a battere impazzito.

«Ho fatto di tutto per non mandare via Melanie dalla mia mente ma, per quanto il suo ricordo era più vivo che mai, mi sono accorto che sbiadiva di giorno in giorno e più si allontanava più tentavo di riprenderlo. Non riuscivo ad accettare che un'altra donna potesse prendere il suo posto, anche perché... ho scoperto che era già impegnata... e quando ho visto il suo ragazzo inginocchiarsi per chiederle di sposarlo ho immediatamente accettato la proposta di trasferimento all'ospedale di Sidney come cardiochirurgo.»

Ormai le lacrime rigavano silenziose il viso di Grace.

«Perché non me ne hai parlato? Perché hai lasciato che ieri ci comportassimo come...» La parola fidanzati o coppia le sembrava troppo importante ma non c'era bisogno di specificare, Jeremy intuì perfettamente il senso di quella frase.
«Perché ti sei preso gioco di me se ora andrai via? Cos'è... non hai avuto il coraggio di parlare nonostante tutto?» La voce di Grace era soffocata dai singhiozzi.

A Jeremy faceva male vederla così, avrebbe voluto abbracciarla ma lei l'avrebbe giustamente respinto. Decise di risponderle cercando di rimanere calmo ma ciò che stava per dirle lo agitava non poco.

«Hai ragione, sono stato un codardo perché non sono riuscito a dirti una cosa importante... e non che andrò via, perché per quello una soluzione si trova.» Questa volta lui non poté fare a meno di avvicinarsi e prenderle il viso tra le mani. «Sono un codardo perché fino ad ora non riuscivo ad ammettere a me stesso di essermi perdutamente innamorato di te, Grace!»
Jeremy continuò a guardarla negli occhi sentendosi finalmente libero, seppure... «Mi sento in colpa soltanto per una cosa... Ti amo come non mi è mai successo prima, è un sentimento diverso ma che mi sta facendo impazzire. Forse non puoi capirmi, ma ti chiedo solo di perdonarmi e di lasciarti amare.»

Fu quasi un grido quella dichiarazione, non per il tono di voce ma per l'intensità e il fervore che scaturirono dall'essere di Jeremy.

Unì le loro fronti mentre lui ancora stringeva il viso di Grace tra le mani, cercando di asciugarle le lacrime e baciandole gli occhi, per poi cercare le sue labbra e confermare con un dolce bacio ciò che fino a qualche giorno prima non riusciva a concepire.
Anche Grace si perse in quel bacio, su quelle labbra calde e morbide che la facevano fremere ad ogni contatto.

Insieme tornarono alla villa, distaccandosi prima di entrare. Pranzarono insieme a Sarah e nel pomeriggio si alternarono nella sua camera per non lasciarla mai sola, visto che Susan ebbe delle incombenze da svolgere in paese.

Dopo cena, Grace andò in biblioteca per lasciarsi andare sui tasti del pianoforte, doveva scaricare tutte le emozioni che la stavano travolgendo in quelle ore.

«Oggi non hai detto nulla...» La voce di Jeremy le arrivò come un soffio non appena terminò il suo Claire de Lune.

Si voltò mentre lui la raggiungeva e, come la prima sera, si sedette accanto a lei prendendole, questa volta, subito le mani. E Grace ebbe un sussulto quando notò che non portava più la fede, ma non disse nulla. Gli sfiorò le dita e poi finalmente sollevò lo sguardo in quegli occhi scuri e profondi nei quali poteva finalmente leggere più chiaramente tutto ciò che lui provava.

«Io... volevo pensare» esclamò Grace.

«E hai pensato?» le chiese lui, col cuore che tremava. Temeva di aver rovinato tutto.

Lei annuì. Lui la fissò senza dire nulla ma parlandole con lo sguardo, in un'attesa straziante.

«Mi sono innamorata di te, Jeremy... più di quanto potessi immaginare. E posso capirti perché anch'io provo qualcosa di nuovo, un sentimento che non ho mai provato prima, che mi fa letteralmente scoppiare il cuore.»

Jeremy aveva trattenuto il fiato e finalmente poté tornare a respirare. Si avvicinò al volto di Grace ed entrambi si persero ancora in un bacio, questa volta andando oltre la semplice dolcezza, sfociando irruente in un desiderio di appartenersi oltre ogni limite.
Si staccarono a fatica.

Il telefono di Jeremy squillò e sul display comparve il nome del dottor Theodors che lo chiamava ogni sera per essere aggiornato.

«Rispondi pure, io vado a dormire. A domani. Buonanotte.»

E dopo aver lasciato una tenera carezza sulla guancia di Jeremy, Grace raggiunse la sua camera.

Dopo aver indossato la sua camicia da notte, provò a coricarsi ma continuava a rigirarsi nel letto. Si allungò verso il bicchiere d'acqua poggiato solitamente sul comodino ma ricordò di aver dimenticato di prenderlo. Si alzò ed uscì dalla camera, a piedi scalzi in silenzio per non svegliare nessuno. Si soffermò qualche istante davanti alla porta chiusa della camera di Jeremy che si trovava proprio accanto alla sua. Tentennò prima di sollevare la mano chiusa a pugno per bussare ma si bloccò. Cosa stava facendo? Cosa avrebbe pensato Jeremy se...

«Grace?!» La sua voce la raggiunse inaspettatamente alle spalle.

Col cuore che le martellava nel petto si voltò, rendendosi conto che lui si stava ritirando in quel momento.

«Volevi qualcosa?»

«Io... io... niente...» balbettò avvampando in viso e rimanendo inerme addossandosi alla porta.

«Niente?!» le fece eco lui.

Jeremy si avvicinò pericolosamente non smettendo di guardarla negli occhi.
Il respiro di Grace s'intensificò, un rossore le accese ancor di più il viso.
Trascorsero solo pochi istanti ma bastarono ad entrambi per capirsi. Senza esitare Jeremy la bloccò tra il suo corpo e la porta per poi unire la sua bocca a quella di Grace, che gli avvolse le braccia al collo mentre lui affondò le mani nella sua camicia da notte, stringendo e attirando a sè quel corpo che fece aderire al suo.

«Lascia che io ti ami in ogni modo» sussurrò Jeremy sulle sue labbra.

«È quello che voglio» sussurrò a sua volta Grace.

Silenziosamente, Jeremy la spinse nella sua camera continuando a stringerla fra le braccia, la sollevò da terra e lei avvinghiò le gambe alla sua vita. Si lasciarono cadere sul letto ascoltando soltanto i loro respiri e il battito incessante dei loro cuori.

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🌺 La rosa dell'inverno 🌺Where stories live. Discover now