Capitolo 13

716 96 98
                                    

L’immenso podere dove si ergeva la villa di sua zia Sarah aveva sempre trascinato Grace in una bolla a dir poco fiabesca sin da quando era bambina. Quelle rare volte che era stata lì le era sempre parso che il tempo si fermasse, i vasti campi alberati e rigogliosi di varie specie di fiori le ricordavano il bucolico paesaggio de La Bella addormentata nel bosco, da piccola addirittura parlava agli animali volando con la sua fervida immaginazione al punto da sentir loro risponderle. Raggiunta, invece, l’adolescenza e l’età in cui si accorse dei primi ammiccamenti da parte dei suoi compagni di scuola amava girovagare in quei boschetti con la speranza di veder comparire il suo principe azzurro che, sul suo destriero, l’avrebbe portata via per vivere insieme felici e contenti. Solo più tardi riconobbe che i suoi sogni erano una mera idiozia; la realtà era ben diversa e con Steve ne aveva avuto la conferma. Mai aveva pensato a lui come un “principe azzurro”, nonostante inizialmente la loro storia aveva avuto le parvenze di una favola.
Ma è risaputo che, molto spesso, gli esordi di una relazione sono adornati da rose e fiori per poi scemare col tempo e cadere inevitabilmente nell’abitudine.

Grace sorrise a quel ricordo mentre il taxi la conduceva fino all’ingresso della villa. Si meravigliò quando in cima alla scalinata trovò ad attenderla il maggiordomo e non sua zia. Lo salutò affettuosamente, era lì al servizio da sempre, per poi abbracciare Susan, la vecchia domestica che amava viziarla con le sue prelibatezze e che le aveva, in un certo senso, trasmesso la passione per i dolci.
Susan l’accompagnò nell’immenso soggiorno dove sua zia l’aspettava seduta sulla sua poltrona. Senza esitare, Grace le si gettò fra le braccia, sicura che non l’avrebbe respinta. Si chiese solamente perché non era stata lei ad accoglierla e nello staccarsi da quelle materne braccia si accorse di quanto il volto della zia Sarah fosse pallido, facendola preoccupare.

«Stai attenta, Grace!» le suggerì Susan che osservava sorridendo le due donne, ricevendo uno sguardo sghembo dalla sua padrona.

«Cos’hai, zia?» le chiese sommessamente Grace quasi intimorita di poterle far male.

«Ma nulla, sto bene, nipote mia. Susan tende sempre ad esagerare. Piuttosto, tu come stai? Sembri essere più bella e raggiante dall’ultima volta che ti ho vista.»

«Beh, l’ultima volta è stato al funerale di mamma…» le ricordò Grace con un velo di tristezza.

«Non c’entra niente. Sei diversa anche da tutte le altre volte.» A zia Sarah non sfuggiva nulla, per questo continuò certa: «Hai lasciato Steve, non è così?»

Grace sgranò gli occhi e boccheggiò appena ma sua zia la precedette. «Quel ragazzo non faceva per te, col tempo ti ha cambiata ma tu non te ne sei resa conto… fino ad ora» ammise, sfiorandole delicatamente una ciocca di capelli. «Questa sei tu… la mia piccola e dolce Grace!»

La ragazza le raccontò di come d’improvviso si fosse resa conto che le mancava qualcosa di più, qualcosa che Steve non avrebbe potuto mai darle, fosse stato anche solo sentirsi libera da qualsiasi rapporto. Aveva finalmente aperto gli occhi capendo che doveva riprendere in mano la sua esistenza dandole una scossa vera e propria e per prima cosa aveva ridonato ai propri capelli il loro colore castano che le avevano acceso il viso donandole una luce radiosa. Dentro di sé era cosciente anche che quel, seppur al momento piccolo, cambiamento era dovuto a qualcun altro, ma ammetterlo avrebbe indotto il proprio cuore a soffrire. E Grace aveva solo voglia di riprendere in mano le redini della propria vita non permettendo a nessuno di sconfinarla in un mondo dal quale ne poteva uscire distrutta.

🌺

I giorni che seguirono furono per Grace un toccasana, trascorreva molte ore vagando lungo i filari d’alberi e creando qualche collana floreale che appendeva poi in camera sua. Anche i libri furono una piacevole compagnia, così come le chiacchiere con Susan mentre preparavano dolci e perdersi con sua zia nei ricordi del passato.

«Come hai saputo di papà?» Le chiese Grace un pomeriggio, ricordando che né lei né tanto meno suo padre l’avevano avvertita.

«Ricevetti una telefonata da Steve...»

Ci fu un attimo di silenzio. Lo sbalordimento di Grace era tangibile.

«Mi raccontò di quanto fosse successo al negozio e del debito di quello scriteriato di tuo padre» rispose zia Sarah con cipiglio.

«Zia, in verità è stata colpa mia se in questi due anni non ho saputo…»

Grace fu stoppata senza poter finire la frase.

«Suvvia, tuo padre se n’è fregato di te in questi due anni, abbandonando tutto nelle tue mani. Tu non hai colpe.»

«Ti prego, non essere severa con lui! Ha sofferto tanto.»

«Non lo metto in dubbio ma avrebbe dovuto pensare anche a te. Se ho deciso di saldare il suo debito non l’ho fatto certo per lui ma per te.»

Un colpo di tosse percosse il petto di zia Sarah facendola sbiancare ancora di più. Susan intervenne immediatamente porgendole le medicine che l’avrebbero aiutata a risollevarsi. Grace osservò la scena chiedendosi di nuovo cos’avesse sua zia. Era visibilmente preoccupata per la sua salute ma niente aveva smosso la donna dal rivelarle la verità.
Dopo aver atteso che i sussulti si calmassero, Grace guardò truce in volto sua zia. Questa volta l’avrebbe costretta a parlare.

«Ho un problema al cuore» si arrese la donna, poggiandosi con un sospiro allo schienale della poltrona. «Ho già contattato il mio medico e dovrebbe arrivare a momenti.»

Era inutile continuare a nascondere la verità a sua nipote dal momento che, di lì a breve, il dottor Theodors sarebbe arrivato direttamente da Brisbane.

Il suono del campanello non diede tempo a Grace di assimilare la notizia che Susan rientrò in soggiorno per soccorrere ancora una volta Sarah.

«Vai tu ad accogliere il dottore, resto io qui con tua zia, so come farla calmare» disse Susan con fermezza incitando Grace a lasciare la stanza.

Senza proferire parola, avvolta da una bolla di sconcerto e preoccupazione, la ragazza avanzò verso l’ampio ingresso dove l’attendeva il dottore. L'uomo era girato di spalle, lei non fece caso al suo aspetto, era sovrappensiero e quasi andò a sbattergli contro.

«Mi scus...»

Il disorientamento aumentò quando davanti ai suoi occhi si palesò Jeremy.

🌺🌺🌺

🌺🌺🌺

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

🌺🌺🌺

🌺 La rosa dell'inverno 🌺Where stories live. Discover now