Capitolo 24: Non sempre si può scegliere

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!! Questo capitolo contiene linguaggio politicamente scorretto e omofobo!!
(Ho cercato di scriverlo nel modo più realistico possibile, senza esagerazioni)

Vi ricordo di lasciare una stellina o un commento se la storia vi piace,
buona lettura!

"Hey tu!"
Nico sospiro appena mentre, ancora seduto, si girò verso il suo interlocutore. "Fred..." Replicò calmo, ma il suo sguardo stava già guizzando sui visi dei ragazzi appostati dietro il nuovo arrivato. Il semidio ne contò tre, Frederic (o Fred) escluso. "Ahah lo sapevo che eri tu! Ti ho visto dalla finestra prima, ma non potevo crederci che fossi talmente scemo da tornare!" Grugnì il ragazzo con tono di sdegno.
I tre alle sue spalle scoppiarono a ridere come degli ebeti, non sembravano particolarmente svegli, ma due erano grossi quanto armadi e avrebbero potuto essere scambiati per piccoli orsi con facilità; il terzo invece aveva un viso allungato che rispecchiava la sua statura, fin troppo magro, ma spaventevole a causa del brutto muso. Infine c'era Frederic, alto, dai capelli perennemente rasati, scuri e dagli accenni di barba incolta che lo rendevano più simile ad uno di quei benzinai nei film sugli alieni piuttosto che ad uno studente di una scuola privata. Portava due orologi al polso e Nico non ci mise molto a capire che nessuno dei due gli era mai appartenuto, per il resto però, almeno per quanto riguardava l'abbigliamento, i tre indossavano tutti la divisa scolastica, anche se il figlio di Ade dubitò che la cravatta slacciata, le camicie aperte o comunque fuori dai pantaloni, rientrassero nel dress code dell'istituto. Sembravano teppisti usciti da quegli stessi fumetti che, al suo tempo, il preside faceva requisire poiché 'troppo volgari'.
"Allora non dici niente?" Esclamò Frederic dopo qualche secondo di silenzio; poi senza preavviso si sedette di slancio di fianco a Nico e gli mise un braccio intorno alle spalle ridendo. Preso alla sprovvista il ragazzo sussultò e si sarebbe scostato o alzato volentieri se solo avesse avuto la forza di tenersi in piedi, così avendo alternative si limitò ad allontanarsi quanto poté. "Sai, alla fine ci eri mancato..." Riprese il ragazzo stringendo la presa in modo che Nico non si dileguasse. "Vero?" Domandò agli amici, i quali annuirono vigorosamente, sogghignando e prendendo posto di fianco ai due. "Perfetto, ci mancava solo questa..." Pensò il figlio di Ade continuando a guardare in cagnesco il suo assalitore. "Cosa guardi?" Sbuffò infastidito. "Cavoli, certo che hai una brutta cera..." Commentò riferendosi alle occhiaie profonde che ormai caratterizzavano il semideo. "Ma dopotutto è normale, quelli come te finiscono sempre così! Di piuttosto, me ne vendi un po'?" Nico si ripromise di non reagire. Non avrebbe avuto senso: avrebbe solo sprecato energie indispensabili per il ritorno. Quindi roteò gli occhi, ma disse solo con voce bassa e scocciata: "Non uso quella roba Fred, non sono come voi." Le pupille del ragazzo si restrinsero appena. "Oh questo è certo! Sai, non siamo abomini. Noi." Il ragazzo marcò platealmente l'ultima parola, indicando con il braccio libero se stesso e i suoi compagni; inutile dire che si sollevarono risate miste ad arroganza e strafottenza.
Nico strinse le mani sui jeans afferrando il tessuto con tale forza da far diventare bianche le nocche (o almeno più bianche di quanto già non fossero). "Sono degli idioti" pensò "Sono solo un branco di scemi, non ne vale la pena." Inspirò a fondo. Poi rispose, con voce ferma e che non faceva trasparire alcun sentimento: "Frederic." Fece una pausa, soppesando le parole e catturando l'attenzione del gruppo. Aveva usato il suo nome completo per la prima volta durante quella discussione e questo li incuriosì, perché, nonostante non scorresse buon sangue fra loro, il semideo si era sempre rivolto al maggiore utilizzando il soprannome che lo caratterizzava fra i corridoi. "Ti ho già spiegato in passato che..." "Spiegato? Più che altro frignavi se non ricordo male." Altre risate. "Ti ho già spiegato che non c'è nulla di male. Non è cosa che ti riguarda, le mie preferenze sessuali non ti toccano per nulla.
In generale non ti dovrebbe importare nulla di me." Ribatté il figlio di Ade.
Oliver ritrasse il braccio quasi si fosse scottato e lo guardò, in viso un'espressione fra l'annoiato e il disgusto puro. Poi sputò a terra, davanti a Nico che reprimette l'impulso di evocare uno zombie e solo per rompergli il cranio a testate.
"Non voglio un frocio tra i piedi." Dichiarò acidamente.
Ecco, l'aveva detto.
Forse un tempo gli avrebbe fatto male. Anzi, un tempo lo avrebbe certamente ferito; ma ora?
Il figlio di Ade si stupì di se stesso rendendosi conto che le parole del suo vecchio bullo non lo toccavano neppure. Parole. Erano davvero così importanti? Una parola di per se non dovrebbe contare nulla, è chi la pronuncia e chi la ascolta che gli dà valore. Aveva detto a sua sorella molte volte di volerle bene, ma si erano anche urlati contro talvolta durante alcune litigate. In una occasione particolare lei gli aveva urlato di odiarlo e lui senza pensarci aveva ribadito che  'anch'io ti odio!'. Parole vuote, senza rancore, ma mentre il piccolo Nico aveva messo il broncio offeso più dalle urla che da altro, Bianca era corsa in camera sua piangendo.
Una stessa parola, ma diverse reazioni. Quando un flashback di un se stesso in lacrime a causa di quelle stesse persone lo investì come un camion, Nico si chiese: 'cosa hanno fatto davvero quelle perole?' Se lo era chiesto spesso prima di allora.
Mi hanno fatto piangere, ma perché?
Non erano miei amici. La loro opinioni per dovrebbe contare meno di zero.
Non mi hanno cambiato. Sono maturato, ma sono rimasto me stesso.
Non hanno ottenuto nulla. Cosa potevano prendermi dopotutto?
Niente. Quelle parole non hanno fatto niente.
Si ritrovò a sorridere della situazione, cinque ragazzi, quattro bulli e un ex vittima. Solo che adesso quest'ultima avrebbe potuto mandarli negli inferi solo maledendoli.
Intanto loro continuavano a parlare, a deriderlo, ma chi erano loro per giudicarlo?
"Frederic...FREDERIC." Aveva urlato. Non lo aveva mai fatto e questo li sorprese abbastanza da farli tacere per qualche secondo, le bocche spalancate come nei cartoni. Purtroppo ci volle poco affinché il nominato si riprendesse dallo shock iniziale. "Oh ma guarda, hai recuperato la lingua?" Voleva suonare ironico, sdegnoso forse addirittura minaccioso, ma agli occhi del semidio sembrò unicamente... "Inutile." Pronunciò. "Come?" Preso totalmente di sprovvista il ragazzo si bloccò nuovamente, interdetto. "Inutile, I-N-U-T-I-L-E. Il tuo discorso, come te."
Nico si girò per guardarlo negli occhi, i suoi neri contro quelli marroni. "Non puoi cambiarmi, non ci sei mai riuscito e mai avresti potuto farlo. Quello che dici, quello che fai, non  mi tocca minimamente, non mi riguarda. Potresti andare in giro con striscioni che mi definiscono come il peggio del peggio e non cambierei perché sono così, sono nato così.
Oh e per la cronaca non è frocio, è gay.
Io sono gay."
Da lì in poi nulla nella sua vita lo avrebbe fatto sentire più appagato della faccia che quell'idiota fece dopo aver sentito il suo discorso. Ma come spesso accade, un ignorante quando non sa cosa ribattere o come sostenere una tesi, preferisce passare alle mani. È così fu.
Stremato dallo sforzo di trasportare due persone, stanco dalla notte insonne e ancora preso dalla discussione, Nico non vide il colpo arrivare finché non fu a terra. Schiacciato dalla possente massa del ex-compagno il figlio di Ade si senti mancare l'aria nei polmoni. Il suo primo pensiero fu che era stato uno stupido ad abbassare la guardia e a considerare Frederic un essere in grado di ragionare. Il secondo fu quello di afferrare la sua spada che, grazie alla foschia, era rimasta celata ai loro occhi e che ora premeva violentemente tra il suo fianco e il terreno freddo. Una mano però, mentre tentava di rialzarsi, gli serrò la gola bloccandolo a terra e rendendogli ancor più difficile respirare. Il ragazzo cerco di ribellarsi mentre sentiva tutto intorno ridere ed urlare insulti. Quanto avrebbe voluto in quel momento non aver mentito a Will sulle sue condizioni ed aver accettato dell' ambrosia che il figlio di Apollo aveva di certo portato con se,
solo per poter avere la forza di reagire, si disse.
Una scarica di dolore lo invase quando fu colpito al naso e Nico fu certo di esserselo rotto. Il labbro pulsava terribilmente e sentiva già il sapore metallico del sangue bagnargli le labbra. Strinse i denti concentrandosi nel trovare le energie per evocare uno zombie e senti la nuca formicolargli, ciò significava che (e pregò mentalmente che così fosse) si era innestato qualcosa, o che l'urto con il terreno provocato dalla caduta in seguito al primo colpo aveva lasciato il segno. In questi casi però è sempre meglio pensare in positivo.
Ad un tratto i colpi di interruppero, libero di respirare nuovamente Nico assaporò l'aria fresca riempiendosene i polmoni. Si accorse che faceva male, segno che, forse a causa della pessima mira che possedeva, Frederic doveva avergli rotto, o perlomeno ammaccato, qualche costola, ma rispetto alla sensazione di prima questo era decisamente meglio. A quel punto però si chiese cosa fosse successo, dopotutto se prendi a pugni qualcuno non te ne vai lasciando il lavoro a metà... o almeno lui non l'avrebbe mai fatto. Il ronzio nelle orecchie nel mentre cominciò a scemare, ma subito fu sostituito da qualcos'altro: era un rumore sordo e continuo, accompagnato da quello che sembrava il lamento di un animale ferito. Nico si girò su un lato, movimento che gli causò non pochi dolori, per cercare la fonte del rumore; alcune macchie offuscate gli danzarono davanti alla vista, quando riuscì a mettere a fuoco la scena si bloccò. Will, il suo Will, il suo dolce e premuroso Will, era sopra Frederic e sembrava determinato a maciullargli il viso a suon di cazzotti.
No aspetta, Nico si disse che doveva aver picchiato la testa molto forte, perché questo non aveva molto senso. Il suo ragazzo non lo stava guardando, ma il figlio degli Inferi riuscì comunque a scorgere i suoi occhi e si bloccò, il sangue gelido nelle vene; perché quella che scorgeva ora negli occhi del suo fidanzato era un'ira pura e spaventosa che mai aveva visto è mai pensava avrebbe potuto vedere in viso al biondo. Per qualche secondo rimase immobile in silenzio ad osservare la scena, anche i compagni del ragazzo erano ammutoliti come se non comprendessero realmente che il loro capo stesse perdendo. "Will..." la voce di Nico era roca e appena più di un sussurro. "Will...Will fermati.." il ragazzo tossì forte piegandosi in due; ma il suo ragazzo era come ipnotizzato, come se non vedesse nient'altro che quello sgorbio di Frederic, i suoi occhi gli parvero addirittura un poco più scuri mentre rimanevano fissi sulla loro vittima. Intanto però coloro che fino ad allora erano, sbigottiti, rimasti a guardare, con un ruggito che di umano aveva poco si lanciarono in soccorso del loro compagno. "WILL!" Ma era troppo tardi, Nico registrò con lo sguardo il momento in cui, colpito da un pugno in pieno volto, il figlio di Apollo si lasciò cadere all'indietro, stordito. Non tocco mai terrà però, perché uno degli altri  assalitori lo prese da dietro bloccandogli le braccia e sorreggendolo appena. Con orrore Nico vide Frederic alzarsi e, il volto tumefatto, avvicinarsi minacciosamente al biondo. "Bene... fantastico!" Sbaitò sputando sangue e saliva. "Guarda un po' chi abbiamo qui! Stamattina ci avevo visto giusto alla finestra, eravate in due!" L'ultima frase la disse rivolgendosi a Nico, ancora a terra, che gli rispose con una semplice occhiata a mo' di avvertimento: non ti azzardare.
Con un ghigno sul volto Frederic si girò verso Will, bloccato fra due ragazzi, colpendolo così duramente da raschiarsi le nocche.
Per il semideo figlio di Ade questo fu troppo. Accadde in un secondo.
Una scarica di adrenalina lo investì come un camion, la rabbia gli scuri le iridi già nere e il respiro si acquetò. Alzò appena il braccio destro, la mano stretta in pugno, le nocche bianchissime e le unghie conficcate a sangue nella pelle; poi con forza lo abbassò sul terreno urlando finché la gola non gli bruciò, il suolo iniziò a tremare mentre il sangue si mescolava al terreno scivolando sempre più in profondità.
Poi qualcuno rispose a quel richiamo e una dozzina di zombi scheletrici e sanguinanti si levarono dall'erba afferrandoli per le caviglie e trascinandoli con se facendoli sprofondare lentamente. Forse a causa della foschia, al principio i ragazzi non capirono cosa stesse succedendo, ma poi l'istinto di sopravvivenza si fece sentire e il panico ancora di più. "Ahhh! Cosa succede?" "Fermati!" "Aiuto!" Queste e molte altre grida si levarono al cielo, ma a Nico parve di captarne solo una. "Nico!" Gli scheletri non dovevano essere molto svegli, o forse Nico era stato troppo concentrato su chi dovessero prendere di mira da dimenticarsi di sottolineargli chi non dovessero attaccare.
Will era sprofondato nel terreno di quasi due palmi quando il figlio di Ade raggiunse zoppicando e gridando: "No! Lui no, fermati!" E lo scheletro si era fermato, Nico invece no, tanto che inciampando a causa della caviglia slogata (quando non lo sapremo mai) cadde addosso al semidio figlio di Apollo a lo strinse in una presa di acciaio. "Nico..." "Will." I due si guardarono negli occhi e forse si sarebbbero anche baciati se le voci dei dirigenti scolastici e di altri studenti, accorsi alle urla dei loro aggressori, non si fossero improvvisamente fatte troppo vicine per essere ignorate.
E i due scomparvero nelle ombre.

Maghi e semideiWhere stories live. Discover now