Capitolo 16: Ssssparite ssssemidei

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"Ragazzi al lavoro, ci serve un altra passaporta!"

Durante le ore successive, Percy capí realmente perché durante le imprese venissero inviati un massimo di tre semidei per volta, ma
Harry e i suoi compagni non lo sapevano e si stavamo impegnando a creare una Passaporta abbastanza grande da permettere a tutti loro di viaggiare in modo sicuro. "Questa forchetta può andare bene?" "No Ron, siamo molto questa volta e quella è troppo piccola: rischiamo di non riuscire a toccarla tutti." Alla fine scelsero uno sgabello in legno che, secondo Chirone, sarebbe potuto essere sostituito facilmente in caso di incidenti di percorso. Hazel e Nico erano forse i più interessati, tralasciando Annabeth, e seguivamo i loro movimenti con grande attenzione. Hermione e Ron stavano consultando una cartina che i ragazzi si erano fatti portare dai figli di Ecate, Harry invece stava in disparte con aria afflitta. "Scusa amico, ma vorremmo evitare di finire in Germania questa volta..." La battuta di Ron, che ovviamente non fu compresa dai semidei, riuscì a migliorare l'umore del prescelto e poche decine di minuti dopo, durante i quali coloro che non praticavano magie avevano deciso di prepararsi armandosi, Hermione convocò una disunione generale davanti alla arena. "Bene, non abbiamo molto tempo: ho programmato questa Passaporta per azionarsi fra dieci minuti, andremo assieme nella foresta di Dean è una volta arrivati lì setacceremo ogni angolo in cerca di qualcosa che possa ricollegarsi alle magie greche! Non avremo tempo da perdere poiché per tornare indietro avremo bisogno di un'altra Passaporta. L'ho già creata e programmata: avremo solo due ore, purtroppo non ho ancora conoscenze abbastanza ampie per superare questo limite di tempo... inoltre a causa dello scudo che protegge il Campomezzosangue, ci ritroveremo al di fuori di esso e dovremmo evitare incidenti spiacevoli. Dunque, quando saremo nel bosco se trovate qualcosa avvisatevi con un segnale qualsiasi: è un luogo isolate o silenzioso... lo noteremo subito. Inoltre, se ci sono domande fatele adesso!" Decretò la riccia sorreggendo lo sgabello fra le mani e guardando i compagni in viso. La mano di Leo scattò in aria: "Cos'è una magia greca e coma la riconosciamo?" "Non saprei, ma penso lo capiremo quando la troveremo." Spiegò la ragazza poco convinta. "Ma non abbiamo altra scelta che tentare! Ora, presto toccate la superficie della Passaporta e preparatevi: la prima volta non è mai una bella esperienza." Dopo che tutti ebbero poggiato una mano sul legnoso sedile, questo si illuminò di una luce azzurrina e con uno strappo all'altezza dell'ombelico i ragazzi vennero trascinati verso l'alto, per poi ricadere rovinosamente a terra, qualche secondo dopo. La strega come sempre aveva ragione e dopo un primo momento dì stordimento ci si rese conto che Nico era più pallido del solito, Leo non si sa come era atterrato su un albero e tutti gli altri erano caduti, Hazel inoltre aveva uno strano colorito verdognolo che non prometteva nulla di buono; sembrava che solo i maghi fossero stati capaci di atterrare sulle proprie gambe. Una volta sistemati i ragazzi partirono a gruppi: Hermione con Will e Hazel, Ron con Leo e Annabeth, Harry con Percy e Nico. Non furono scelte, ma bensì casuali, dopotutto però, se dopo una rovinosa caduta ci si ritrova accerchiati da una dozzina di empuse non c'è tempo per fermarsi a ragionare.
Harry corse finché ebbe fiato, non sapeva cosa fossero quegli esseri poiché non ne aveva mai visto prima su nessun libro e nemmeno Hagrid aveva provato a adottarne alcuna, ma dopo aver quasi perso un orecchio a causa di uno di essi non aveva esitato a seguire l'esempio dei suoi giovani compagni e scappare a gambe levate. "Cosa sono quelle cose?" Chiese poi urlando, senza smettere di correre. "Empuse!" Risposero i due ragazzi all'unisono. "Perché si trovano qui?Sono sbucate dal nulla!" Aggiunse Percy saltando una radice e facendo comparire la sua spada-penna. Si fermò di colpo e con sguardo freddo alzò la lama, pronto a sferrare un attacco. Questo improvviso cambiamento sorprese non poco le loro assalitrici che per un attimo si bloccarono interdetto, una di loro però, forse la più coraggiosa, forse la più ingenua, provò ad assalire il semideo finendo per disintegrarsi in una nuvola dorata. Intanto Nico e Harry, accortisi delle intenzioni del figlio di Poseidone, erano tornati sui loro passi, uno con la spada sguainata, l'altro sfoderando la bacchetta di agrifoglio. "Sss-scocciatori!" "Ss-semidei..." "Ssspostatevi! Ss-sono miei!" Sibilavano furiose fra loro e Harry fu sorpreso dal sentirle parlare, ma Nico, essendo già abituato a mostri parlanti, non perse tempo e si lanciò su una di loro. "Nico, io prendo quella a destra, tu quella a sinistra!" Urlò Percy. "In realtà sto già su quella al centro, sai in caso non l'avessi notato!" Rispose ironico il più giovane. "Ah, ma allora quella di sinis-" Non fece in tempo a finire la frase che la quarta Empusa comparve su di lui, ma insieme ad essa apparve anche un raggio rosso che colpito il mostro serpentino lo gettò indietro, contro un albero dove esplose. "Stupeficium! Tranquillo Percy, ti copro io!" Assicurò Harry ghignando divertito, qualche secondo dopo non c'erano più mostri sopravvissuti. "Allora? Che ci facevano qui quei mostri? Non pensavo sarebbero arrivati anche in Inghilterra..." "Non saprei Percy, forse è che siamo stati incauti venendo tutti insieme: il nostro odore verrà sentito anche dal Tartaro probabilmente..." Nico concluse il discorso con una Alyssa di spalle, quasi non gli importasse di aver rischiato la pelle, e detto questo si incamminò nel bosco. "Hey dove vai?" Chiese Percy osservandolo sparire fra le ombre. "A cercare questo sigillo! Abbiamo perso fin troppo tempo!" La voce di Nico lo raggiunse dopo qualche istante, ma sembrava lontana. Il ragazzo sospirò e girandosi incrociò lo sguardo del giovane mago, sembrava inquieto. "Qualcosa non va?" "No solo... non ho un buon ricordo di questo posto." E dandogli le spalle si incamminò anch'esso, alla ricerca di qualcosa che non avevano mai visto o sentito. Avanzando fra gli arbusti Harry cercava di percepire della magia, non era sicuro fosse il metodo giusto, ma doveva provarci. Dopo una ventina di minuti si rese conto di trovarsi in un posto familiare; guardandosi attorno poteva riconoscere i punti dove gli incantesimi se erano fermati, i rami che avevano spezzato e il punto esatto in cui, solo pochi mesi prima, si era accampato con i suoi amici. Harry Potter ormai non stava più pensando, si era addormentato fissando l'accampamento che ora non c'era più e non si era accorto di una luce bianca che irradiava alla sua sinistra. La cerva d'argento ha già aiutato. Con un sussulto si ridestò e gli occhi scattarono verso la fonte di energia più grande che avesse mai sentito, talmente forte e calda che si chiese come avesse potuto non percepirla prima, ma quello che Harry Potter, il Prescelto, non sapeva, era che in quel momento, solo lui sentiva e vedeva il primo passo verso il sigillo. Non si fermò. Camminò verso il lago, dove Severus Piton lo aveva condotto a trovare la spada e che ora era luminescente, le acque cristalline e luccicanti. Vi si immerse completamente e nuovo verso il basso, seguiva la luce ed era ormai certo di aver raggiunto la fonte di ciò, quando le sue dita la sfiorarono. Una superficie liscia e calda, che però si raffreddò completamente non appena la afferrò. D'improvviso l'acqua divenne scura e torbida, il calore che lo aveva accompagnato fino ad allora scomparve lasciando posto ad un gelo immenso che lo sorprese nelle ossa, ma una domanda gli premeva più di tutto: da quanto tempo ormai era lì sotto? Harry non ci aveva fatto caso, aveva seguito ciecamente la luce convinto che sarebbe stata là scelta giusta e non aveva pensato di fare neanche un incantesimo per la respirazione sott'acqua. Il fiato gli mancò nell'esatto momento in cui si rese conto del suo errore. Provo ad aprire la bocca per respirare, ma inutilmente. Ovvio era sott'acqua! Ma Harry non stava più ragionando. Ossigeno. Harry aveva bisogno di ossigeno, i polmoni gli stavano collassando a causa dello sforzo e l'acqua premeva per entrare. Si dimenò scalciando verso il basso. Non poteva morire così! Provò ad aprire gli occhi, ma non vedeva ancora niente. La bacchetta stretta nella mano destra gli parve così inutile, eppure esistevano incantesimi adatti alla situazione, il mago lo sapeva, ma in quel momento, preso da panico non riusciva a ordinare i pensieri. Mamma, Papà. Non voglio morire. Sentiva le forze venirgli a meno. Sirius, Remus,voi siete sempre con me giusto? Tentava ancora stretto a se ciò per cui ora stava morendo, la superficie di metallo era liscia, ma Harry non riusciva a vederne il colore. Ron,Hermione...
Infine si fece tutto buio.
E due mani lo afferrarono.

Angolo autrice:
Dai, oggi non sono neanche così in ritardo! Beh...
Harrymaicorvonedo ha avuto la geniale idea di seguire la luce in fondo al tunnel! Speriamo che non si ritrovi alla 'stazione di King Cross' nella sua testa...
Detto questo vi saluto.
E vi ricordo di votare la storia se vi sta piacendo!
(Le stelline sono sempre apprezzate, in tutti i capitoli)

Maghi e semideiWhere stories live. Discover now