Capitolo 20: Come (non) calmare una ragazza

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Percy stava dormendo beatamente su una sedia di fianco al letto della sua ragazza quando qualcuno lo svegliò. Dopo lo spavento iniziale nel bosco aveva trasportato personalmente Annabeth in infermeria ed era rimasto al suo fianco finché Morfeo (letteralmente) non lo aveva chiamato a se. Lo shock iniziale lo aveva consumato più dello sforzo fisico e dire che si sentiva stanco era minimizzare: era appena cosciente di essere sveglio e vedeva tutto ancora appannato. Il suo sguardo si spostò su Annabeth e vedendola addormentata le strinse affettuosamente la mano, per poi sbadigliando girarsi verso ciò che lo aveva destato. "Siete proprio carini voi due." Sussurrò Hazel accarezzandogli una spalla. Percy sorrise ancora stordito dal sonno. Là ragazzo doveva essere entrata senza che se ne fosse accorto. Qualcosa però attirò nuovamente la sua attenzione, uno scalpitio irrequieto che riconobbe subito e che gli diede una scarica di adrenalina tale da farlo balzare in piedi. "Grover!" Esclamò euforico di vedere il suo migliore amico dopo tanto tempo. "Percy!" Semi-urlò l'altro, correndogli incontro. "Stai bene? Mi hanno detto di Annabeth..." Chiese il satiro sciogliendo l'abbraccio e sostituendo al sorriso uno sguardo preoccupato. In tutta risposta il semideo guardò la ragazza sospirando piano e, tornando improvvisamente cupo, si sedette stancamente sulla sedia. "Non lo so, Will ha detto che si sarebbe ripresa e che deve solo riposare..." "Vedrai che si rimetterà presto." Si intromise Hazel. "Vado a chiamare Will, gli dico che ti sei svegliato ok?" Aggiunse chiudendosi la porta alle spalle. Percy avrebbe voluto rimettersi a dormire, ma Grover era appena arrivato e aveva molto di cui parlargli. "Ho saputo della profezia...mi sono subito diretto al campo, io e Jason ci siamo incontrati circa a metà strada." Lo precedette subito l'amico una volta capito a cosa stesse pensando. "Ebbene? Nulla di nuovo per noi, no?" Sorrise ironizzando il figlio di Poseidone. Il satiro arricciò il naso e lanciò un'occhiata veloce ad Annabeth. "Le belve e le creature della natura sono irrequiete, gli animali fantastici stanno usurpando i loro territori e, seppur molti non risultano aggressivi o interessati ad attaccare, rischiano di rompere il delicato equilibrio dei boschi e delle selve!" Snocciolò il signore della natura mordendosi il cordoncino della felpa 'forest together' che indossava. "Sapete già cosa fare? Ho saputo gia tutto di maghi e esseri magici, ma non so nulla su di voi ragazzi... ero seriamente preoccupato." Ammise poi abbassando lo sguardo. Percy si sentì quasi in colpa nel sentire ciò, negli ultimi tempi non era riuscito a dare proprie notizie all'amico e non aveva neppure pensato che anche lui potesse essere in difficoltà a causa del Sigillo d'Ecate. "Mi spiace Grover... avrei dovuto costringerlo a chiamarti." La voce impastata di Annabeth li sorprese entrambi. Due teste scattarono all'unisono e quasi si scontrarono nel tentativo di alzarsi in piedi. "Sto bene." Li precedette alzando entrambe le mani per fermarli e mettendosi a sedere. Effettivamente sembrava molto più riposata del suo ragazzo, le guance erano più rosee e gli occhi scintillavano pieni di energia. Solo i capelli sporchi la ricollegavano alla ragazza che neanche dodici ore prima era svanita fra le sue braccia, nel fango del bosco.
"Allora? Grover sono così felice di vederti!" Aggiunse tendendo le braccia poiché nessuno sembrava essersi ripreso ed entrambi la fissavano con le bocche spalancate. In un attimo i tre erano stretti in un unico abbraccio, Percy avrebbe voluto che il mondo si fermasse, che le cose non cambiassero mai, ma questo, lo sapeva, non era possibile. Difatti ad interrompere il bel momento ci pensò Will entrando improvvisamente nella stanza con una cartellerà in mano. "Bene, Annabeth ti sei svegliata!" Esclamò sorridendo mentre Percy e Grover si staccavano da lei facendo spazio al figlio di Apollo. "Perfetto, ti terrei in osservazione ancora qualche ora, ma penso di poter già affermare che sta sera ceneremo assieme in mensa." Appena Will pronunciò queste parole Percy liberò un sospiro che non non si era conto di star trattenendo. "Bene, Grover potresti andare ad avvisare Hazel che sto bene? L'ho vista un po' preoccupata, inoltre devo assolutamente parlare con Hermione...chissà da quanto sono bloccata a letto." Chiese gentilmente Annabeth passando a un tono quasi esasperato sull'ultima parte. "Oh tranquilla, solo poche ore...una notte diciamo." Preciso Will sorridendo e aprendo la porta al satiro che, annuendo energicamente, si apprestava a uscire alla ricerca della figlia di Plutone. "Grazie all'ambrosia e agli incantesimi di Hermione non penso ti ci siano volute nessuna delle mie cure." Aggiunse uscendo per dare privacy ai due ragazzi e strizzando un occhio a qualcuno oltre la porta. "Jason..." sussurrò Percy leggermente irritato, lo aveva già scoperto una volta a scattare foto di nascosto (ancora reperibili in cabina e, seppur talvolta (Percy giura che non è successo più di due volte, ma noi cari lettori ci crediamo poco) lo avesse anche aiutato spiando Nico e Will, non impazziva all'idea di avere qualcuno alle costole quando stava con la sua ragazza.

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