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"Santo cielo!" Jungkook strepitò

"Jungkook cos'è successo?" mi svegliai allarmata

"Jade, sto per perdere l'aereo e domani ho un concerto"

Erano ormai le dieci di mattina e Jungkook sarebbe dovuto partire alle 11.00.

Avevamo passato la notte sul divano; quando mi alzai, notai che mamma ci aveva preparato la colazione per entrambi e aveva lasciato scritto un piccolo bigliettino. Mangiammo qualcosa in fretta e furia, per poi dirigerci verso l'aeroporto; questa volta a differenza delle altre, accompagnai Jungkook fino all'imbarco, dove lo salutai abbracciandolo il più stretto possibile. Era così tanto vestito, con cappello, mascherina e occhiali da sole, che per la prima volta ero sicura nessuno lo avrebbe riconosciuto, e che quindi la mia presenza non sarebbe stata un problema. Quando lo vidi incamminarsi e allontanarsi, pensai con sollievo, che quella sarebbe stata l'ultima volta che se ne sarebbe andato via da me, almeno per un po'.

Qualche giorno dopo...

Era il giorno dell'esame di istologia e citologia e già al risveglio il mio cuore batteva all'impazzata per l'agitazione; avevo studiato duramente per quel test e proprio per questo, il solo pensiero che potesse andare male mi provocava un senso di ansia infrenabile che, partendo dallo stomaco arrivava fino alla gola, dove mi dava la sensazione di avere un sasso impossibile da deglutire. Per fortuna la colazione con Jong Suk che eravamo abituati a fare prima di tutti gli esami, mi aiutò a calmare. Era una vera e propria tradizione : andavamo nel solito bar e mangiavamo i pancake con lo sciroppo d'acero ed una spremuta di arancia. Non era ammissibile ordinare altro o andare in locali diversi, perché altrimenti il nostro rituale portafortuna non avrebbe mai funzionato. Quella mattina però, ero più lenta del solito a mangiare, forse perché la sera prima avevo avuto per diverse ore la nausea.

"Jade muoviti, ci prenderanno i nostri soliti posti!" anche mettersi negli stessi banchi faceva parte della tradizione

"Inizia ad andare, io finisco di mangiare in cinque minuti e arrivo"

Così il mio amico si alzò, e quasi correndo si diresse verso l'aula.

Dopo poco, anche io, con passo svelto mi incamminai per raggiungere l'università, e visto l'orario, decisi di prendere un percorso alternativo che mi permetteva di risparmiare qualche minuto; così, anziché entrare dall'ingresso principale, iniziai a salire le scale d'emergenza, che si trovavano al lato dell'edificio e mi garantivano, dopo aver attraversato un breve corridoio, di avere accesso diretto alla mia aula. Iniziai a salire gradino dopo gradino quella scalinata d'acciaio, facendo ogni tanto qualche pausa; da quando ero in dolce attesa, la mia resistenza per ogni tipo di attività fisica era calata drasticamente, anche se dovevo ammettere, non era mai stata eccezionale.

"E' lei?"

"Si si è lei"

Sentii diverse persone vociare e quando alzai gli occhi, mi ritrovai a faccia a faccia con un gruppo di quattro o cinque ragazze. Era davvero strano trovare qualcuno su quelle scale, perché in pochi conoscevano quel passaggio; non feci caso a ciò e proseguii. Improvvisamente una di loro mi sbarrò la strada, impedendomi di andare avanti.

"Hai bisogno di qualcosa?" le chiesi in modo sbrigativo

"Sei per caso di fretta?"

"No scusa, è che a breve inizierà un esame a cui devo prendere parte"

"Oh, quindi il tuo unico pensiero è questo"

La ragazza continuava a rispondermi con fare sgarbato e  non capivo dove volesse andare a parare, l'unica cosa che mi interessava era arrivare in tempo in aula; non avevo mai visto né lei, né le sue amiche.

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