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[TW: accenni a tentativi d'aggressione sessuale – vaghi/non grafici]

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[TW: accenni a tentativi d'aggressione sessuale – vaghi/non grafici]

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«Bunny?» domandò sbalordito Jeongguk, senza riuscire a credere ai propri occhi. Non vedeva la sorella da anni ormai e ritrovarsela davanti così all'improvviso l'aveva decisamente preso alla sprovvista. Era cambiata: la bambina che una volta gli arrivava appena alle spalle, adesso era diventata una ragazza alta quasi quanto lui, leggermente truccata e dai lunghi capelli neri con le punte tinte di grigio, che teneva legati in una crocchia spettinata.

«L'unica e sola», rispose lei con un gran sorriso.

«Porca puttana!» Senza pensarci due volte, Jeongguk colmò rapidamente la poca distanza tra sé e la sorella e le avvolse le braccia attorno alla vita, stringendola in un abbraccio spaccaossa.

Lei gli batté una mano sulla spalla, il viso rosso e accaldato. «Guk», ansimò senza fiato. «Guk, non riesco a respirare».

Il corvino si allontanò, permettendo all'aria di tornare a riempirle i polmoni, e poi la fissò in silenzio per qualche secondo, estremamente consapevole dei posti in cui erano state le sue mani pochi istanti prima.

«Cosa ci fai qui?» domandò alla fine, ancora incredulo del fatto che la sua sorellina, la sua piccola Bunny, si trovasse proprio lì nel suo bar. Non riusciva a capacitarsene: era una scena a cui non avrebbe mai pensato di assistere.

La ragazza incrociò le braccia al petto, mentre un improvviso lampo di disapprovazione le passava nei begli occhi scuri. «Beh, sono passata nel piccolo appartamentino in cui vivevamo e i tizi che ci abitano adesso mi hanno detto che ti avrei trovato qui», fu la risposta piatta che fornì, evidentemente turbata.

Jeongguk si infilò le mani nelle tasche dei jeans e annuì lentamente, comprensivo. Dopo la sua nascita, la madre si era categoricamente rifiutata di crescerlo nel loft sopra il Bangtan dove vivevano lei e Crims all'epoca. Così, per accontentare la moglie, l'uomo aveva affittato un piccolo monolocale poco lontano da lì, dove avevano vissuto per anni. Quando poi, però, la donna era partita per Busan assieme a Bunny, Crims non aveva più avuto nessuna ragione per non tornare a vivere nell'appartamento che possedeva dai tempi del liceo, perciò i due si erano nuovamente trasferiti. L'uomo era stato in affitto in quel loft fin dall'adolescenza, finché poi non l'aveva comprato dal precedente leader della gang, prendendo contemporaneamente possesso sia dei Crimson Hellhound, che dell'appartamento.

«Sì, beh... quando tu e mamma ve ne siete andate...», la voce gli si smorzò e lui dovette interrompersi, senza sapere come andare avanti.

A Bunny sembrò non importare. «Bella giacca», commentò invece, il tono privo d'umorismo. «Assomigli a papà». Le sue labbra si strinsero in una linea sottile, come se si stesse trattenendo dall'aggiungere qualcos'altro.

Crimson | 𝑇𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘Where stories live. Discover now