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Era tardo pomeriggio e Jeongguk, dopo un'estenuante giornata di va e vieni, stava finalmente tornando al Bangtan.
Fu proprio mentre sfrecciava lungo la strada colorata dagli ultimi raggi di sole della giornata, però, che vide di sfuggita qualcosa che attirò la sua attenzione: nonostante la velocità a cui stava andando, era riuscito a scorgere, abbandonata sul lato di un marciapiede, una borsa di plastica nera che si muoveva in modo insolito, non come mossa dal vento, ma piuttosto di propria iniziativa. Trovando quel fatto alquanto singolare, il corvino rallentò e riportò indietro la moto.
Si fermò sul versante della strada di fronte all'insolito sacchetto e, spegnendo il motore, si avvicinò con cautela. Più avanzava e più si rendeva conto che dentro quell'involucro di plastica ci fosse sicuramente qualcosa che si muoveva.
«Ma che...», borbottò mentre si accovacciava sul cemento grigio e, come un bambino intimorito, toccava delicatamente la busta. A quel gesto, dall'interno del sacchetto provenne un debole guaito, un guaito così disperato che Jeongguk, senza nemmeno preoccuparsi del laccetto che la chiudeva, afferrò tra le dita la plastica sottile e la strappò.
Fu accolto da due paia di grandi occhi marroni che gli affondarono un peso gravoso nel petto: abbandonati sulla strada, lasciati a morire, c'erano due piccoli cuccioli di cane.
Non potevano avere più di un mese, e la pelliccia corta, nera e con alcune macchie marroni era bagnata a causa dell'umidità e di ciò che i due avevano lasciato nel sacchetto. Uno di loro aveva un orecchio leggermente deformato, mentre l'altro una lunga cicatrice che correva sopra l'occhio: sembrava avere difficoltò ad aprirlo.
«Oh mio Dio», sussurrò il ragazzo, sentendo il cuore che gli si stringeva alla vista del cucciolo con l'orecchio storto fare dei piccoli e incerti passi avanti per annusargli un ginocchio. Appariva parecchio instabile sulle gambe, come se avesse appena imparato a camminare.
Gli passò un dito sulla testolina. «Ehi, piccoletto», sussurrò, mentre anche l'altro faceva qualche passettino verso di lui.
Stava per mettersi ad accarezzare anche l'altro, quando il rombo di un motore alle sue spalle gli ricordò dove si trovava. «Non lasciamo che vi investano, eh?», suggerì ai cuccioli, ricevendo in cambio solo piccoli guaiti confusi. Ispezionò con attenzione la busta, trovandovi nient'altro oltre al pasticcio che i due cagnolini avevano combinato. Un'altra fitta gli attraversò il petto: da quanto tempo si trovavano lì dentro?
Sospirando, raccolse con cura i cuccioli – uno per mano – e poi, aspettando che finissero di passare tutte le auto, attraversò la strada per tornare alla propria moto. Lì si tolse lo zaino che portava sulla schiena e lo aprì: l'unica cosa al suo interno erano i vestiti che aveva usato quella mattina in palestra, perciò, con quanta più cura possibile, si adoperò per sistemare al meglio la sua maglietta da ginnastica e poi vi poggiò sopra entrambi i cuccioli. Richiuse attentamente lo zaino e si premurò di lasciare un piccolo spazio per far passare l'aria: anche se la borsa era fatta di materiale traspirante, doveva comunque assicurarsi che i due non potessero saltare fuori.
CITEȘTI
Crimson | 𝑇𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘
Fanfiction«𝑽𝒐𝒈𝒍𝒊𝒐 𝒅𝒊𝒓𝒆, 𝒔𝒆 𝒕𝒊 𝒑𝒊𝒂𝒄𝒄𝒊𝒐𝒏𝒐 𝒄𝒐𝒔ì 𝒕𝒂𝒏𝒕𝒐 𝒍𝒆 𝒄𝒐𝒓𝒅𝒆 𝒔𝒂𝒓𝒆𝒊 𝒇𝒆𝒍𝒊𝒄𝒆 𝒅𝒊 𝒔𝒍𝒆𝒈𝒂𝒓𝒕𝒊, 𝒖𝒔𝒄𝒊𝒓𝒆 𝒅𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒃𝒖𝒄𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒄𝒂𝒛𝒛𝒐 𝒆 𝒍𝒆𝒈𝒂𝒓𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝒏𝒖𝒐𝒗𝒐 𝒂 𝒄𝒂𝒔𝒂 𝒎𝒊𝒂». «...