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Jeongguk percepiva un debole brusio attorno a sé, sebbene non riuscisse a comprendere niente di ciò che le voci dicevano. A quella che immaginava fosse la sua destra, un incessante suono acustico gli perforava i timpani, e quando tentò di muoversi per capire cosa lo producesse, un dolore lancinante allo stomaco lo obbligò a fermarsi. Provò ad aprire gli occhi, ma la stanza in cui si trovava era così luminosa che dovette richiuderli immediatamente. Si sforzò allora di stringere le dita e scoprì con stupore di avere una mano appesantita da qualcosa.

Sentì chiamare quello che aveva tutta l'aria di essere il suo nome, ma le sue orecchie sembravano funzionare male tanto quanto i suoi occhi. Lottando contro il disagio che gli procurava l'accecante bianco che lo circondava, si costrinse a sollevare le palpebre, rendendosi conto che più le apriva, più cominciava a riconoscere il luogo in cui si trovava: una stanza d'ospedale.

Solo allora ricordò l'improvvisa comparsa di Trip al bar. Trip che tirava fuori dalla tasca una pistola e che gli... sparava.

Gli avevano sparato.

Concluse che le fitte di dolore allo stomaco fossero dovute a quello. Fece uno sforzo colossale per cercare di rievocare quel che era successo e la prima cosa che gli venne in mente fu il coinvolgimento dei Greasers nell'aggressione. I Greasers.

Oh Dio, avrebbero fatto del male a Taehyung.

"Taehyung...", provò a dire con voce gracchiante, la gola che protestava ad ogni lettera. Concentrò tutta la propria volontà nel regolare la vista e, una volta riuscito a mettere a fuoco la stanza, prese a far vagare freneticamente lo sguardo, finché non si imbatté in una figura che, purtroppo, non assomigliava per niente al ragazzino dai capelli color del grano. Seokjin.

"Taehyung?", ripeté, la preoccupazione evidente in quell'unica parola pronunciata con timore.

"Sono qui, Gukkie", parlò una voce delicata dal lato opposto in cui stava guardando

Si voltò di scatto, ignorando l'intenso mal di testa che cominciava a premergli contro le tempie, e incontrò finalmente le iridi color cioccolato della sua Tigre. Le ciocche chiare del maggiore, colpite dall'accecante luce artificiale dei pannelli sul soffitto, creavano una specie di bagliore incorporeo attorno al suo viso e per un momento Jeongguk si domandò se non fosse per sbaglio finito in paradiso: le persone come lui solitamente capitavano molto più in basso. Quando però avvertì una piccola pressione attorno alla mano e si rese contro che quella di Taehyung fosse stretta nella sua, comprese che no, non era morto. Taehyung era lì accanto a lui e stava bene. Era al sicuro.

Percepì un'ondata di sollievo attraversargli ogni vena.

"Tigre", mormorò rincuorato, regalandogli un sorriso storto. Non era in grado di descrivere il sentimento che provava soltanto nel guardare il suo volto. Liberò la mano dalla sua presa e la sollevò lentamente, portandola a coppa sulla sua nuca e intrecciando le dita tra le morbide ciocche di capelli biondi. Applicò una lieve pressione e Taehyung comprese all'istante, abbassandosi finché le loro labbra non si scontrarono dopo quelli che ad entrambi erano sembrati mesi. Sollevò un poco la parte superiore del corpo e immediatamente una fitta di dolore gli attraversò l'addome, ma non gli importava. Non se la bocca di Taehyung si modellava perfettamente contro la sua.

Crimson | 𝑇𝑎𝑒𝑘𝑜𝑜𝑘Where stories live. Discover now