Il limite da superare...

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Alastor le si avvicinò e le chiese: <Tesoro che succede?!>. <Chedilo a lei! >, rispose la ragazza arrabbiata e indicando sua madre. La donna capì immediatamente di cosa si trattava, ma fece finta di stupirsi. Rose allora scuotendo la testa si voltò per andarsene; ma Lily cominciò a rincorrela e una volta che entrambe furono lontane da casa, le urlò: <Rose!>. La ragazza si fermò immediatamente e sua madre continuò: <Adesso è troppo! Questa storia non deve durare più. Qualunque problema tu abbia, lo affronteremo insieme!...>. <No! >, rispose Rose : <Io! Dico è troppo! Pensavi di fare l'amica; ma tutto ciò che hai fatto ha solo rovinato la mia vita!>. Lily le si avvicinò piano e continuò dolcemente :<Tesoro ascolta...>. <È inutile! >, ribatté Rose. <Non è così... E se guardi nei miei occhi...te lo dimostrerò...>. <Ci proverò...> rispose Rose intristendosi. Lasciando continuare Lily: <Rose ascolta... io l'ho fatto per te; prima che tu possa spingerti, laddove potrai perderti...>, le sfiorò il braccio piano e disse <Aspetta...>. <Aspettare?!>, ripeté Rose incupendosi : <..Non lo farò...>; <Rose!> ribatté la madre . Dopo quelle parole corse via lasciando sua madre indietro.
Fino a che il paesaggio a lei circostante divenne sconosciuto ai suoi occhi. E continuando a camminare decise di esprimere tutta la sua tristezza e rabbia...nelfrattempo il ciondolo si illuminava sempre di più...
<C'è un confine, tra i vincenti ed i perdenti... tra chi soffre, e chi no.....Ma prima non era chiaro, invece quel che adesso so...>, la ragazza alzò lo sguardo verso il cielo, e continuò; pensando alla madre: < Io sto con chi perde... tu sei al di là...>. Si fermò e poi fece per voltarsi indietro, ma si corresse subito, e si voltò in avanti: <Quella linea tra chi sceglie e chi subisce, grazie a te, io di sicuro non la scorderò! Ma per me di posto non ce né...>. Strinse forte tra le mani il ciondolo, che ormai era nero, come lava rappresa e ripensò alle parole di Gabriele :<Non ho più pazienza ora mai... da quest' istante, non mi fermerò...>. Ripensò alle parole di Gabriele sorrise e continuò decisa: <Farò quello che io non ho fatto mai ! Fate largo perché, ora tocca a me ! E quello che è mio! Ora mi apparterrà ; non mi importa che cosa accadrà!>. Girò tre volte su se stessa:<Ma quella linea per me non è...>, alzò le braccia in alto, come per far sapere, che aveva fatto la sua
scelta: < Non è più un limite!>.
Come risposta, il cielo prima limpido si cominciò a riempire di nuvole nere, portatrici di tempesta. Fu allora che lei aprì gli occhi, non più solo ambrati, ma misti al rosso e concluse: <La supererò...>. Improvvisamente il suo volto venne illuminato da un lampo, al quale seguì un tuono e poi la pioggia.
Crowley e Oliver stavano passeggiando e all'improvviso vennero presi alla sprovvista, da quel forte acquazzone che li costrinse a rifugiarsi sotto la pensilina alla fermata dell'autobus. Crowley allora scoppiò a ridere : <Bella giornata ci siamo scelti per passeggiare...ahahahah>. Il piccolo Oliver sorrise, ma poi si intristì. Così Crowley gli chiese :<Che ti succede adesso? Non è certo colpa tua se sta piovendo!>. Dopodiché gli scompigliò i capelli, il bambino rise, lo guardò e rispose : <Sono contento che tu sia mio amico...Dopo che la mamma se n'è andata, mi sono sentito tanto solo...>. Crowley divenne triste, ripensava a quella notte e il suo senso di colpa cresceva sempre di più. Così disse: <Oliver...c'è una cosa che devo...Ehm ti ricordi la storia che hai raccontato?...>, il piccolo si voltò verso di lui e annuì; dopodiché Crowley continuò: <Bé...anch'io ho una storia da raccontarti...>; <Davvero?...>, chiese il bambino: <E di che cosa parla?...>. Crowley tristemente guardò in basso e disse: <Bé ecco...parla un po' di un angelo e un po' di un demone...ma più che altro parla di un mostro... Un mostro che ha fatto una cosa molto brutta...>. Crowley sospirando, si voltò verso la strada e con sguardo triste cominciò a raccontare...il bambino lo ascoltò attento; e inizialmente fu sorpreso da quante cose avessero in comune la sua storia e quella che gli stava raccontando Crowley. Stava però cominciando a capire cosa gli volesse dire, ma non voleva crederci, lui gli voleva così bene. Crowley si voltò verso di lui e disse tristemente: <Oliver...Ho fatto una cosa molto brutta...>. Il bambino impaurito, scese dalla panchina e con le lacrime agli occhi, disse : <...Non mi piace questa storia...>. Il demone lo guardò anche lui piangendo e rispose : <...Sono stato io ad uccidere tua madre... >. <No...> ribatté il bambino indietreggando :<No...Io credevo in te...>, urlò il piccolo e piangendo corse via.< OLIVER!> urlò Crowley provando a fermarlo. Corse sotto la pioggia per cercare quel bambino, a cui tanto teneva, ma a cui aveva mentito e fatto del male...
Il demone correva sotto la pioggia e bagnato fradicio si diceva: <...Niente al mondo, ormai, cancellerà gli errori miei. Ho cercato di cambiare, ma è stato inutile! Non è facile trovare quella via...>. Cominciò, mentre girava tra le strade. <Proprio tu, che credevi in me, io non avrei voluto mai ingannare te...>. Vedeva le macchine passare a velocità, era così preoccupato. Non poteva permettere che gli accadesse qualcosa; così provò la sua ultima carta, pur sapendo che nessuno si sarebbe degnato di ascoltarlo: <Oliver! Ovunque tu sia! ti prego ascoltami; perdonami, se puoi. Il dolore che nascondo in me, è forte più che mai...>. Era in preda al panico, alla disperazione, perciò cominciò a vagare senza meta: < Io vorrei la libertà, ma in realtà, non l'avrò mai...Perché per me è tardi, ormai...>, si gettò sul muro di un vicolo disperato, convinto che non lo avrebbe più rotrovato. Poi si voltò e finalmente lo vide: era svenuto. Perciò si avvicinò in fretta , lo prese in braccio e si rese conto, che il piccolo aveva la febbre; così lo portò immediatamente a casa.
Rimase a vegliarlo tutta la notte e se Hyde voleva prendere il sopravvento, lui faceva in modo di non disturbare il piccolo Oliver, con le sue urla.
Infatti, per l'ennesima volta si chiuse nel bagno al piano di sopra, a soffrire in silenzio. <La colpa...è solo tua Hyde...>, si ricompose allo specchio. <GIÀ...E LO RIFAREI ALTRE CENTO VOLTE! QUELLA STUPIDA SGUALDRINA NON VOLEVA FARE QUELLO PER CUI ERA STATA PAGATA! >. <Basta! Sta zitto! Non hai un minimo di compassione per quel bambino?!>. <EHMM...NO...>, rispose in modo secco il riflesso; prima di farlo ricadere a terra agonizzante...
Nelfrattempo Gabriele aveva osservato Rose ed era compiaciuto dal suo operato. Il suo piano era sul punto di compiersi; e lui era pronto alla vittoria...

La Maledizione ritornaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt