Christian

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Mi svegliai o meglio, mi alzai.
Il letto quella sera era non era stato la culla delle mie notti come lo era sempre stato da quando ero piccino.
Quella fabbrica di sogni aveva smesso di funzionare.

Mi alzai in piedi e mi trascinai stancamente verso la porta finestra che dava sul mio balcone.
Mi appoggiai al parapetto, nonostante indossassi solamente i boxer bianchi.

Osservavo io cielo non ancora chiaro, se strizzavo gli occhi potevo riconoscere le stelle alte che pian piano finivano all'ombra della stella del sole.

Nella mia testa quella notte c'era un vortice di pensieri e sensazioni.
Il dispiacere per io mio... amico.
La contentezza di poterlo rivedere, di poter parlarci nuovamente.
Il senso di colpa nel trarre giovamento dal suo insuccesso.

Non era ancora estate, nel buio della sera fresca non riuscivo a prendere sonno.
Avevo continuato a girarmi e rigirarmi nel materasso.
Con la voglia di ballare, mi muovermi, di addormentarmi.
Avevo continuato a rigirarmi, non era stata una notte, ma una prigione.

sbuffando ed osservando la mia città ripensai alle ore trascorse a scacciare via coperte e vestiti, con la voglia di dimenarmi e la paura di farmi male alla caviglia.

Mi presi la testa fra le mani, premendo sulle tempie.
Concentrandomi solamente sulla respirazione provai a calmarmi.
Mi lasciai cadere sulla sedia e osservai il cielo cambiare colore.

Quando la luce dell'alba iniziò a scaldarmi la pelle nuda mi sentii meglio.
Forse il fulcro di tutte quelle mie emozioni e sensazioni era Christian eppure non sapevo cosa dover provare, forse era vero, mi piaceva, ma non sapevo se sarebbe stata la cosa giusta.

Mi buttai sotto la doccia, lavandomi con acqua fredda per svegliarmi, ma anche per tonificare muscoli e pelle.
Scesi in cucina, mia mamma non c'era ancora, così quella mattina fui io a preparare la colazione per entrambi.
Fare l'uomo di casa mi rendeva sempre pieno d'orgoglio.

Quando fece il suo ingresso in cucina, con il pigiama stropicciato reggeva con entrambe le mani una cesta di miei panni.
《Questi li ho lasciati ad asciugare in mansarda》annunciò.
《Dammi il tempo di stirarteli e potrai metterli in valigia》Disse con un sorriso.

Anche lei pensava a me e Christian? No, non era possibile.
Ovviamente sapeva della nostra amicizia e nient'altro, la ringrazia semplicemente, decidendo di non aprire l'argomento.

Poche ore dopo ero già sul treno, mi rilassai, cercando di riprendermi dalla notte insonne.
Fare una tirata unica da Bari a Bergamo era impossibile così feci tappa per Venezia ed andai a trovare Alice.
Era sempre stata gentile con me e poi necessitavo di avere un altro parere, ero certo ormai di provare forti emozioni per Christian, ma temevo che per lui io fossi niente più che un fratello.
Dovevo sapere cosa ne pensasse lei.

Quando arrivai a casa sua, mi accolse allegra e solare come sempre, vedendomi in contro saltellando leggiadra, facendomi provare un po' di invidia, le mie otto settimane di fermo non erano ancora terminate.

La sua accoglienza fu meravigliosa ed insieme passeggiammo per Venezia.
Ero stanchissimo, ma non volevo parere noioso.
Volevo chiederle cosa ne pensasse di me e Chri, ma non avevo idea di come intavolare il discorso.

Parlammo d'altro e sorridevo divertito dalla sua compagnia, nonostante il fardello che mi portavo dentro.

《Wow è bellissimo》commentai, osservando la repubblica marinara.
《Non sei mai stato Qui?》Domandò divertita.
《Anni fa》le dissi, stringendomi nelle spalle.

Osservai la città, dalla geografia completamente immersa nell'acqua.
Strade larghe quanto marciapiedi e canali che si sostituivano alle strade.
Gondole ad impatto zero.
Mentre passeggiavo con Alice, mentre cercavo un modo per parlare di Christian notai il ponte di rialto.
《Quello è il ponte di spider-man!》esclamai entusasta.
La ragazza fece una risatina portandosi la mano a coprirle la bocca.
《Si, sbirciavo le riprese da dietro le tende》

Ti Amo più del Ballo~MATIAN~Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz