Operazione

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Dopo quella notte piena di promesse, tornò tutto alla normalità, Fede impegnato tra calcio e riunioni e io in preda dall'ansia e impegnata nella preparazione del mio piccolo zainetto da portarmi in ospedale.

''Ciao Am-'' sento la voce di Federico attraversare la stanza aprendo la porta di casa e mi giro di scatto facendo segno di stare in silenzio indicando il telefono.

''Certo, va benissimo Giovedì, alle 9.00, benissimo grazie'' finisco di parlare al telefono con il centro informativo dell'ospedale.

''Parlavi con il medico?'' chiede poggiando la borsa sul pavimento.

''Si, la cena è pronta vieni a tavolo, ti farai dopo la doccia'' dico girandomi verso i fornelli.

Le sue braccia mi avvolgono la vita e mi stringe debolmente, di solito mi stritolava o mi faceva il solletico, cose da nulla ma che rendeva noi due i soliti due stupidi. Non capisco perché sia così 'diverso', non è proprio la parola giusta , forse spaventato? Non so rispondermi.
Va a sedersi al suo solito posto e mi siedo di fronte a lui, si alza per prendere una nuova bottiglia d'acqua e vedo una macchia di sangue sui pantaloni bianchi sudati di calcio, a livello della coscia.

''Che cazzo hai fatto lì?'' mi giro e lo scruto attentamente.

''Sono caduto ad allenamento, non è niente'' alza le spalle e ritorna a sedersi.

Mi alzo e vado in bagno, prendo qualche garza e un po' di disinfettante, il necessario insomma per almeno medicarlo.

''Alzati e siediti sul divano '' torno dal bagno e mi metto sul bordo del divano aspettandolo.

''Dai non è niente, si fredda'' sbuffa annoiato e io sbuffo a mia volta.

''Non farmi alzare e farti trascinare'' lo guardo infastidita e lui si alza continuando ad essere annoiato.

Mi avvicino e mi metto tra le sue gambe mentre è seduto e io in piedi, gli alzo i pantaloncini fino all'inguine e si irrigidisce al mio tocco.

''Menomale che non era niente'' dico ironica e lui continua a stare teso.

Metto un po' di disinfettante su un pezzo di garza, con una mano gli tengo leggermente la gambe e con l'altra inizio piano a tamponare sulla ferita. Non è molto profonda ma comunque è qualcosa.
Sento il suo muscolo, in realtà tutti i muscoli, tesi, come se dovesse scattare entro due secondi. Finisco di medicare e lo fascio lentamente curandomi di ogni dettaglio.
Appena ho finito sto per sedermi sulla sua gamba quando le sue mani mi fanno alzare e va verso il tavolo.

''Vieni, ormai sarà ghiacciato'' dice e sono sempre più convinta che ci sia qualcosa che non va, perché mi ha spostato? Perché fa il vago?

Rigiro la forchetta nel piatto per ormai venti volte e non lo guardo mai negli occhi , aspettando una sua parola, magari mi racconta come è andata oggi, cosa ha fatto, se ha visto mio padre.
Alla fine dopo aver aspettato invano un suo segno decido di alzarmi, butto il cibo nell'immondizia e salgo di sopra senza dire niente.
Mi giro più volte nel letto aspettando il sonno o almeno aspettando la sua presenza.
Dopo non so quanto tempo lo sento arrivare, in punta di piedi , mette sotto carica il telefono e si stende sul letto. Lo sento girarsi verso di me, magari mi abbraccia, rimane fermo per qualche secondo pensando a cosa fare, poi decide di darmi le spalle.
Mi sento il cuore pesante e un peso sul petto, come se fosse colpa mia, ma la cosa più triste è che non so il motivo del suo distanziamento.
Mi addormento consapevole che domani mi addormenterò sul letto ospedaliero sotto morfina e altri farmaci.
Mi sveglio prima di lui, che si è preso due giorni liberi, e mi faccio una bella doccia, mi vesto e mi preparo una tazza di caffè. Mentre verso il caffè dentro una tazza mi scivola di mano facendo cadere tutto per terra producendo un rumore assurdo.

Una partita sull'amore || Federico Chiesa <3Where stories live. Discover now