Compleanno e regali

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Il giorno tanto atteso dei miei 19 anni, proprio oggi dovrebbe arrivarmi la patente.

"Buongiorno piccolina, augurissimi amoree, tu cresci e io divento vecchio" mi abbraccia forte mio papà.

"Credo si chiami cerchio della vita" ironizzo per non diventare sdolcinata.

"Amore però oggi non riesco a starti vicino perché devo andare a una riunione riguardante gli europei, mi dispiace" mi comunica con una voce triste e sbuffo.

"Fa lo stesso, vai vai, festeggio con il cibo che vuoi che ti dica" accenno a un sorriso per non farlo sentire in colpa.

Ci mettiamo a cucinare un pranzo decoroso tutto di pesce proprio come ai vecchi tempi, mi ricordo che per il mio decimo compleanno ho trovato la tavola imbandita con un grande pollo al forno, contorni vari e una bellissima torta al cioccolato.
Sorrido a quel ricordo lontano che speravo, nel tempo, succedesse anche per gli anni a venire.
Mio padre non mi fa fare quasi niente, mi siedo a tavola e aspetto che mi metta il piatto davanti per iniziare a mangiare.

"Vino" dico e lui si mette a ridere per la mia proposta.

Mi riempie per metà il calice e brindiamo al mio fantastico diciannovesimo compleanno.
Quasi dopo un'ora mio padre esce di casa e ha detto che non si ritirerà prima di cena.
Continuo a passare dal divano alla sedia e poi al letto cercando qualcosa da fare ma niente.
Prendo le cuffie e il telefono stranamente carico, le chiavi di casa e decido di andare a fare una passeggiata per la mia amata Torino.
Le anziane signore del palazzo accanto mi salutano sempre, mi hanno vista crescere e gli sorrido calorosamente in risposta.
Mi dirigo verso il Parco dei Principi e con la musica a palla nelle orecchie entro in questo campo fiorito pieno di bambini che giocano e fidanzati stesi su un telo a coccolarsi.
Mi siedo lontano da tutti, chiudo gli occhi e lascio che la luce del sole calda mi attraversi.
Prendo dei fiori e inizio a intrecciarli per formare un braccialetto che mi andrà troppo stretto, un gioco insegnato da mia madre quando ero ancora piccolissima.
Mio padre mi prende sempre in giro perché quando lo faccio dico che assomiglio a quelle donne che fanno i cesti di vimini.
Mi si avvicina una bambina, bionda riccioluta e con degli occhi verdi pastello.
Credo abbia 3-4 anni e mi sorride ancora con i denti da latte, bellissima, allungo la mano e mi prende l'indice con tutta la manina paffuta.
Le porgo la mia creazione e lancia un gridolino dalla felicità, inizia a sventolarlo al vento, gliene metto uno fra i capelli i quali riflettono il sole.
La mamma si scusa per il comportamento della bambina ma sono troppo occupata a guardare la sua manina sul mio dito.
La saluto con la mano e mi da un grande sorriso, penso alla spensieratezza di quella bambina che un giorno, spero mai, verrà travolta da responsabilità e doveri. 
Mi stendo sui fiori e nonostante abbia paura di qualsiasi insetto, in quel momento mi sento tranquilla.
La luce del sole diventa fioca e guardo l'orario, quasi le 8.
Mi alzo piano e vedo che quasi tutti sono andati via lasciando il parco in assoluto silenzio.
Arrivo davanti al grande portone e noto che mio padre non è ancora rientrato.
Quando arrivo alla porta di casa mia sbuffo per la solitudine che avrò nelle prossime ore.

"Certo che si saluta" riconosco immediatamente la voce del mio migliore amico.

Mi giro con gli occhi spalancati e gli salto addosso però sempre attenta a non fargli male al piede.

"Auguri stronza" mi dice nell'abbraccio.

"Dio mio quando sei arrivato?" chiedo ancora sconvolta.

"Mezz'ora fa circa" io ancora incredula sorrido e prendo da terra le chiavi che sono cadute durante quell'abbraccio.

Apro la porta e osservo che non conosco affatto mio padre, è tutto decorato del mio colore preferito, blu elettrico, e un'odorino invitante mi attira alla cucina.
Lo vedo sorridere soddisfatto della sua sorpresa.

Una partita sull'amore || Federico Chiesa <3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora