Ho paura

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Due giorni.
Due giorni che mi ignora.
Due giorni che non mi guarda.
Due giorni che non mi bacia.

Oggi è il giorno della partita contro la Svizzera e speravo di stare con lui, rassicurarlo, tifare per lui.
E invece sono qui, con una sua maglia vecchia di tre giorni accanto e tanta voglia di parlare con lui ma non posso farlo adesso, rischierei di turbarlo e non farlo giocare bene.

Scendo solo per pranzare e parlare un po' con Spina.

"Parlaci stasera, ascoltami, dopo la vittoria parlaci" mi ripete

"Sai già che vinceremo?" chiedo guardandolo.

"Certo" alza le sopracciglia e sorride.

Un'altra partenza per Roma, sono in pullman con Leo a fianco che mi rassicura.

La palla arriva a Locatelli, salta due giocatori della Svizzera e tira il pallone dentro la rete, salto in piedi e abbraccio mio padre e così per altre tre volte.

3-0 per noi, Locatelli e Bonucci i nostri eroi di quest'oggi.

Mangiamo come dei porci e butto giù un bicchiere di vino bianco senza smettere di guardarlo.
Ho il cuore pesante per le troppe parole non dette, la testa è da un'altra parte.

"Ei, come va?" sento la voce di Nico dietro di me.

"Male, non farmi piangere qui" lo prego respirando.

"Devi parlarci" mi guarda serio.

"Oh dio si perché non ci avevo pensato prima?" ironizzo

"E' difficile, non vuole stare a meno di 5 metri da me" spiego

"Io lo porto in camera sua poi con la scusa di andare in bagno passa per il corridoi e tu lo spingi dentro" ci accordiamo sul piano e lo ringrazio.

"Fede vieni a vedere un attimo il mio telefono su che boh non va" rido per la banale scusa che però sembra funzionare.

Aspetto che la porta dell'ascensore si chiuda per prendere le scale, corro velocemente e mi mimetizzo con il muro.
Sento i loro passi avvicinarsi e quando Nico fa un colpo di tosse lo spintono in camera mia e chiudo a chiave.

"Fammi uscire Giulia" alza il tono di voce.

"Mi dispiace, mi dispiace tanto" inizio a parlare.

"Volevi che parlassi, eccomi qua" gesticolo nervosamente.

"Ti puoi sedere per favore?" gli chiedo con la voce tremante.

Mi guarda serio e sbuffando si siede.

"Ho paura Fede, ho tanta paura, ho sofferto tanto nella mia vita. Non ho mai avuto nessuno che mi insegnasse come si amasse un uomo perché mia madre mi ha abbandonato quando avevo 12 anni.
La mia vecchia storia è andata a puttane per un tradimento e ho paura di soffrire. Sono sempre stata una che programma le cose ma innamorarmi di te non potevo prevederlo." prendo un bel respiro e sento che sto per piangere.

"Mi sono fatta un grande film, pensavo di essere in Lei lui e l'altra, mi sentivo la terza incomoda e quando ho visto come sei corso quando Nico ti ha detto della chiamata ho pensato che non avresti mai fatto così per me.
Un grande film di tu che sei il mio ragazzo e che vada tutto bene.
Ho tanta paura Fede di rimanerci male, di te che vuoi solo qualcosa di fisico e io che ci rimango male, so che me lo hai detto tante volte che non è così ma non puoi capire quello che provo.
Ho sempre paura che tutti se ne andranno via, specialmente tu.
Ho passato tre giorni di inferno di te che mi ignoravi e io che pensavo a come parlarti osservando la tua maglia. Ho una vita più difficile di quanto pensi e si a volte agisco senza pensare e per questo mi dispiace." le parole scorrono come sangue da un'arteria così come le lacrime.

Una partita sull'amore || Federico Chiesa <3Where stories live. Discover now