Casa

8.8K 172 69
                                    

Vivere nell'ambito sportivo è una grande responsabilità fatta di tempo e sicurezza ma non vi potete neanche immaginare com'è avere un padre allenatore degli attuali europei.

Mio padre, il grande Mancini, è stato chiamato per allenare gli europei 2020 che si dovevano svolgere l'anno scorso e non immaginate la sua reazione, felicissimo accetta e ormai è due giorni che è intento a studiare formazioni e tecniche, tutto ieri è stato a Coverciano con gli atleti e anche stasera mi sa che mangerò da sola.
Prendo le cotolette di ieri sera e tre fette di insalata e le appoggio sul bancone in marmo della cucina, una casa bellissima ma troppo grande per starci da sola specialmente dopo l'abbandono di mamma sei anni fa mi sembra di essere un'anima sperduta in questo ambiente.
Mamma lavorava nel settore medico, traumatologia d'urgenza ed ha continuato anche dopo la mia nascita, con l'avanzare del tempo ha conosciuto un suo collega e prendendo la palla al balzo della promozione scappa con quest'uomo così da non vederla più.
Avevo 12 anni quando io e mio padre non l'abbiamo più vista e solo dopo scopriamo che aveva chiesto il trasferimento a Londra ma è stata rifiutata quindi non sapremo mai dove sia e se si ricorda di noi.
Mio padre si è sempre preso cura di me, forse anche troppo, ma ora che manca dei giorni interi è strano non avere una presenza che parla h24 di calcio e ti chiede 220 volte se stai bene.

Sono seduta sul divano con uno stupido film sugli alieni, sarà più o meno l'una di notte quando sento aprire la porta

"Giulia che ci fai ancora sveglia?" sussurra mio padre accendendo la luce

"Non avevo sonno e ho acceso la televisione per tenermi compagnia, tu che ci fai qui all'una di notte? Non è che usi la scusa degli europei per vederti con una donna eh, guarda che me lo puoi dire" rido delle mie supposizioni.

"Tesoro mio sarebbe più semplice" dice ridendo.

Le rughe sul suo viso sono evidenti e il ciuffetto bianco gli cade sul volto e si affretta a buttarlo indietro.

"Ascoltami, dobbiamo parlare domani mattina" mi rianimo a quelle parole che mi fanno venire l'ansia ogni volta.

"Se non sei troppo stanco anche adesso se vuoi, così on dormo sovrappensiero" chiedo accennando a un sorriso.

Si siede sul divano rilassando tutti i muscoli e lo guardo con sguardo interrogativo.

"Allora, non farò giri di parole, volevo solo chiederti e spero che tu risponda si, visto che passo più tempo in macchina e a Coverciano volevo chiederti, lì ci sono parecchie stanze con tutto quello che vuoi, piscina, palestra, campi, sala per i massaggi, si insomma sai com'è fatta te ne ho già parlato, vorresti venire lì? Avresti la possibilità di conoscere i giocatori e non avrei la preoccupazione di tornare a casa per vedere come sta mia figlia, L'europeo dura un mese ma staremo lì circa un mese e mezzo tra allenamenti e tutto. Che ne dici? Non ti dico di darmi una risposta adesso ma di pensarci" mi chiede guardandomi in cerca di una risposta.

Ok questa è l'ultima cosa che pensavo mi chiedesse sinceramente, una grande proposta, lasciare casa per un mese e mezzo per vivere con dei perfetti sconosciuti che vedrò tre volte al giorno.
Ma la domanda è perché no? Si insomma ho diciotto anni e potrei allargare il giro di conoscenze.

Oh scusate ragazzi mi sono dimenticata di descrivermi!
Beh come ho già detto mi chiamo Giulia e ho diciotto anni, sono mora e liscia più degli spaghetti, occhi scuri e porto gli occhiali. La mia altezza non è delle migliori ma il mio metro e sessanta mi basta, non sono una di quelle ragazze che la società ammira a livello di fisico ma quella persona che più mi disprezza sono io stessa, odio il mio fisico in tutto se non fosse per il mio naso.
Faccio il liceo scientifico e vorrei fare medicina nel campo di neurochirurgia e faccio pallavolo a livello agonistico infatti l'anno scorso ho partecipato ai regionali italiani di pallavolo arrivando seconda con la mia squadra.

"Forse sarebbe carino, si magari, proviamo questa nuova esperienza di vita" ipotizzo e vedo mio padre buttarmisi addosso in una braccio che non mi fa quasi respirare.

"Grazie tesoro, così sono meno preoccupato se so che tu sei lì vicino a me" dice sorridendo.

"Ok allora beh, devo preparare le cose, devo venire domani?" chiedo e non so perché sento una certa adrenalina che scorre nel mio sangue

"Quando vuoi, se vuoi già venire domani non ci sono problemi, dirò domani mattino alla guardia giurata che verrai tu" dice con un bel sorriso stampato in volto.

"Oh ok ma visto che domani mattina te ne vai presto chi mi porta, ti ricordo che devo ancora prendere la patente, ok che ho il foglio rosa ma la macchina c'è l'hai tu quindi" affermo sottolineando l'ovvio.

"Ti verrà a prendere un mio collega, De rossi, non ti preoccupare, mandami un messaggio quando vuoi venire e io lo chiamo così da venirti a prendere" mi spiega e annuisco.

"Ora buonanotte e mi raccomando non fare tardi" mi da un bacio sulla fronte e si alza da divano dirigendosi verso camera sua.

Resto da sola in balia dei miei pensieri, osservo l'ambiente che mi circonda, il divano grigio ad angolo che piaceva tanto alla mamma, di fronte a me la televisione enorme su cui scorrono i titoli di coda di un film che non ho visto, il tappeto maculato con sopra un tavolino di vetro che sorregge una foto di me e papà qualche anno prima, girando la testa il tavolo con 6 sedie di cui 4 totalmente inutili e allargando la mia visuale la cucina collegata al salotto con quei pensili bianchi opachi che mi piacciono da impazzire e quel frigo troppo grande per due persone.
Il lavello con soltanto un piatto e un bicchiere e qualche posata mi rende stranamente malinconica ricordando il cumulo di piatti che facevamo tutti insieme solo per mangiare un panino.
Quelle pareti bianche cadaverico con l'aggiunta di effetti dorati chiesti rigorosamente da me mi stavano guardando e sospiro.
Dovevo staccare la spina, almeno per questo mese, Luglio, un caldo infernale mischiato a troppi ricordi mi stava danneggiando la salute psicologica specialmente in questo mese che accoglie il compleanno di mia mamma.

Si ero pronta ad andarmene per un po'.

Una partita sull'amore || Federico Chiesa <3Where stories live. Discover now