I quattro artefatti

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Osen li guidò nel suo studio e, una volta entrati, poggiò il suo ampio palmo sulla porta, la cui superficie sembrò incresparsi come fosse acqua limpida, a sua detta un'ulteriore misura per impedire a eventuali curiosi di udire cosa venisse detto all'interno della stanza. Poi si voltò e li squadrò uno per uno, inquisitoria:

"Cosa vorrà mai questa combriccola scombinata da me?"

"Ti chiedo di mantenere il massimo riserbo su quello che verrà detto qua dentro" disse la sua allieva mantenendo un tono conciliante.

La donna annuì e Nime rivolse un cenno del capo a Heris, che si fece avanti togliendosi lentamente gli strati che la celavano e rivelando la sua identità.

"Ma che sorpresa, la Portatrice qui, in questa stanza" fece Osen sarcastica.

"L'avevi già capito, vero?" chiese Heris.

"Quando ho visto un nanerottolo imbacuccato come se dovesse scalare il monte di Cresma mi è bastato fare due conti per trarre le mie conclusioni, anche se non ne ho avuto certezza fino ad adesso" rispose la decana. "Ciò che mi sorprende è che tu sia riuscita a fuggire dalle grinfie di quella bestia con la corona, ti davo per spacciata ormai, il che non mi sarebbe dispiaciuto più di tanto perché mi avrebbe permesso di riavere la mia Nime qui a Valante, a casa sua."

Heris incassò quelle allusioni crudeli senza battere ciglio, ma non era comunque intenzionata a tacere. "Non è una bestia e tu lo sai, voi tutti ai vertici della Coalizione lo sapete. Sono al corrente di ciò che avete nascosto per tanti anni."

A quel punto, Osen tacque accigliata. Il suo sguardo cupo cadde su Kiogin, ancora custodita nel suo fodero, e allungò un braccio verso Heris in un gesto eloquente.

"Dammi la spada" disse con un tono privo di punti di domanda e che suonava in tutto e per tutto come un'ingiunzione.

Heris, dapprima riluttante, si guardò intorno come a consultarsi in silenzio con gli altri, poi sfoderò Kiogin con un'unica movenza lenta e misurata. Allungò la spada a Osen, che la prese e la soppesò tra i palmi di entrambe le mani, esaminandola in tutta la sua lunghezza.

"Sai, non ho mai potuto incontrare Ukai, quando sono nata era già morto da tempo, lo conosco solo di fama," proferì senza alzare gli occhi dalla lama, "ma se avessi potuto parlargli di persona, gli avrei sicuramente suggerito di accantonare il suo folle progetto e di non creare nessuna spada, nessun artefatto magico."

Heris sentì Nime esalare un sospiro rassegnato, come se si preparasse a subire un discorso che le era ormai familiare.

"Sono contraria agli artefatti incantati, penso che rappresentino solo una misera scorciatoia che l'uomo prende per tentare di appropriarsi delle facoltà magiche, ma la magia non è qualcosa di cui ci si può impadronire così facilmente solo possedendo un oggetto, essa richiede talento, disciplina e anni di studio perché un umano possa padroneggiarla, Nime te lo potrà confermare, pertanto è un affronto che certi individui possano imboccare la via più breve e semplice. Senza questa..." disse brandendo Kiogin e puntandola accusatoria verso Heris "... tu non saresti altro che un'insulsa ragazzina come tante, quindi vedi di non esaltarti troppo."

Finito quello sproloquio, Osen le lanciò la spada e Heris l'afferrò al volo, ma non prima di dichiarare: "Sono consapevole, decana Osen, di essere davvero poca cosa senza l'artefatto creato da Ukai. Ammetto di essermi sentita privilegiata e di essermi anche insuperbita in passato per essere stata scelta. Ero solo una bambina, ma non voglio cercare giustificazioni, quei tempi sono finiti, ciò che ho vissuto negli ultimi mesi mi ha riportata coi piedi per terra".

"Lieta di sentirlo, visto che l'ultima volta che hai messo piede qui a palazzo eri una mocciosa tronfia e ringalluzzita. Non nego che a volte anche gli artefatti possano avere una loro utilità, ma non dovrebbero essere concessi con tanta prodigalità a degli uomini qualunque, dovrebbero rimanere sotto il controllo dei maghi, che sanno meglio di chiunque altro come impiegarli, e invece abbiamo quella cosa," disse indicando Kiogin sdegnosa, "che non ha prodotto altro che una lunga sequela di paladini falliti e non solo..." Alzò due dita della mano. "Lo specchio Rubino di Dakan, che ha gonfiato la già smisurata superbia della sua regina e di quello sbarbatello del suo erede, e la coppa istoriata di Joria, che la famiglia reale tiene chiusa nella cripta di famiglia da quasi un secolo."

Captivated - Il sangue e la spadaWhere stories live. Discover now