Giovedì, 30 Marzo 2020

206 33 140
                                    

Caro diario,

Alla fine è successo. Stanotte in silenzio la zia se n'è andata. La mia amata zia. La zia Tata. Non riesco a crederci. Mi sembra impossibile. Quando oggi sono andata lì, a casa loro, la cercavo sai? Mi aspettavo di vederla sul divano a leggere un libro o a lavorare a qualche suo progetto. E invece non c'era. Ho dato un'occhiata anche in camera da letto, ma era già stata smantellata. Non sentivo più il suo profumo da nessuna parte. È stato uno shock. Mio zio e mia cugina erano distrutti, mi sembra una banalità da dire. Se soffro io chissà come soffrono loro.

Io ho perso mia zia.

Mia mamma e mia zia Giusy un'amica.

Mio padre e lo zio Tino una sorella.

Mio zio ha perso la moglie.

Mia cugina la mamma.

Ognuno ha il suo dolore. E ognuno lo manifesta a suo modo.

Non voglio farmi vedere da nessuno quando sto male, soffro o piango. Non solo divento orribile, ma mi sento vulnerabile.

Io mi sfogo sotto la doccia, con la musica a palla. Il problema è stato quando la maledetta ripetizione casuale di Spotify ha scelto un pezzo della mia playlist che (devo ricordare di togliere) mi ha letteralmente devastato. Il brano si chiama "If I need you" ed è tratto da uno dei film più belli e più tristi che io abbia mai visto: Alabama Monroe.

Le parole sono bellissime e fa più o meno così:

"Se avessi bisogno di te, verresti da me,

verresti da me per alleviare il mio dolore?

E se tu avessi bisogno di me, io verrei da te

attraverserei i mari per alleviare il tuo dolore."

Quanto vorrei riaverla qui con me. Non sono pronta a lasciarla andare, non voglio.

E domani mi aspetta il funerale. Io li odio. Beh, non credo ci sia molta gente a cui piacciono però io non li tollero. La cosa peggiore non è nemmeno vedere la bara in mezzo alla navata o la funzione in sé. Il problema sono le persone. Detesto coloro che non trovano cinque minuti per andare a trovare una persona in dieci anni della loro vita e poi, appena questa trapassa, eccole lì, in prima fila, a piangere e disperarsi come se fossero state lì a tenere la mano fino all'ultimo respiro.

Un po' di coerenza cazzo.

Caro diario, questa non la supero più.

È brutti da dire, però sono solo sollevata. Probabilmente lo siamo un po' tutti anche se non abbiamo il coraggio di ammetterlo. Quello di mia zia non era più un vivere. Era solo un patimento inutile. Ovunque lei possa essere ora, me l'immagino libera da tutto quel dolore e da quel grigiume. Me l'immagino leggera e luminosa.

Clotilde.


Sabato, 1 Aprile 2020

Eccomi.

È stato tragico quanto sospettavo. La chiesa era stracolma. C'erano tutti, mancava solo lei.

Il prete ha parlato molto bene, ma non mi è stato di nessun conforto. Io credo che la cosa migliore che ci sia capitata sia quella di essere qui e ora. Non mi aspetto nulla di più, non me ne frega niente del mondo che verrà. Mi accontento di questo.

Poi un ragazzo ha cantato un Hallelujah da brivido di Jeff Buckley e lì, lo ammetto, ho fatto fatica a contenermi.

Ma ci sono riuscita.

Il noioso diario di Clotilde - Il pericoloso mondo delle ripetizioniWhere stories live. Discover now