Capitolo 18

3.1K 108 5
                                    

Jack

L'eco delle mie parole è ancora nell'aria, e lei continua a scuotere la testa e a mormorare che non è possibile. La vedo agitarsi e di conseguenza anche io sono più preoccupato. Poi all'improvviso si blocca, punta il suo dito indice verso di me accusatorio "e, allora, come lo sai?" Il tono è di sospetto, abbasso gli occhi sentendomi in colpa per non averle detto prima della prima pagina del giornale.

"Perché ci hanno scattato una foto, e l'indomani era sul giornalino universitario." Cerco di dirlo tranquillamente per non scatenare reazioni esagerate. Come non detto.

"Cosa?" Urla furiosa. "Non può essere vero." Si prende il viso fra le mani sconvolta.

"Non immagini il mio shock quando l'ho vista, considerato il fatto che non mi ricordavo neanche di averti baciata", lentamente scopre il suo volto mostrandomi i suoi occhi ormai blu notte ricoperti da un velo di tristezza.

"Non ricordi davvero nulla?" Strascica quelle parole come se le facesse male pronunciarle. Mi odio perché mi sento impotente davanti alla sua sofferenza. Mi osserva speranzosa di ricevere da me conferma di aver capito male. La mia mano è ancora tra i miei capelli ormai asciutti. Non riesco a parlare, le faccio solo cenno di no con la testa, sentendomi un verme.
I suoi occhi si stringono e il suo labbro inferiore trema leggermente, lo afferra fra i denti per placarlo, assisto alla sua lotta per non scoppiare a piangere. Vorrei abbracciarla, stringerla a me e consolarla, ma non posso farlo la ferirei maggiormente perché non avrei cosa dire se non la verità: che non ricordo nulla e che vorrei solo cancellare quella serata.

Cerca di ricomporsi mentre in un soffio lascia uscire il suo dolore.

"Non sarà stato importante per te!" Fissa la sabbia tra di noi, mentre lo dice.

La guardo interdetto, "cioè mi ha sconvolto, talmente tanto, da dimenticare cosa ho fatto per una notte intera. E tu hai il coraggio di dire che non è stato importante?!?"

Alza la testa di scatto per osservarmi, un attimo, come a valutare le mie parole. Ma non l'ho convinta.

"Se fosse, davvero, stato così pensi che lo avresti dimenticato? E che avresti dimenticato il resto?"

Il sangue che poco prima avevo al cervello defluisce velocemente verso il basso infatti sbianco a quella rivelazione, inaspettata, ho la gola secca e fatico a parlare.

"Di quale resto parli?" Sono nel panico. Ho pregato affinché il bacio fosse l'unico mio errore della serata e lo scoprire che c'è dell'altro mi fa precipitare nella disperazione. Io non posso averlo fatto davvero.

La vedo fissarmi intensamente, legare i nostri occhi, come se potesse leggere dentro quello che io ho dimenticato.

Dopo un tempo che mi sembra infinito, in cui non sento più il battito del mio cuore, mormora: "niente, dicevo per dire."

Questa affermazione è una bugia bella e grossa, lo sento non mi convince affatto. Non mi convince: il suo tono, i suoi occhi sfuggenti, il suo corpo, niente non è la verità.

"Bea devi essere sincera con me". In tono serio cerco di farle capire che è importante per me sapere la verità.

"Lo sono. Non è successo altro in quel senso, siamo semplicemente stati insieme tutta la sera". Sembra più convinta questa volta mentre mi risponde. Sostiene il mio sguardo mentre parla e allora mi lascio convincere. Ora rimane un punto da chiarire "ti ho baciata io?" Parlo timidamente, forse non è importante ma io voglio sapere come è andata.

Ancora una volta si ferma a guardarmi prima di parlare, e come se cercasse o sperasse di vedere qualcosa in me, ma quando capisce che non c'è i suoi occhi si riempiono di delusione.

"Ehi stai tranquillo, ti ho supplicato io di farlo."

"In che senso?" Sono scioccato da quella rivelazione.

"Ieri ti ho detto che mi piace un tipo, ricordi?" Faccio cenno di sì con la testa. "Era lì e volevo farlo ingelosire e quindi ti ho chiesto di baciarmi."

"Tu volevi fare ingelosire uno baciando me?"

"Già. All'inizio hai reagito così, ma poi hai ceduto alle mie suppliche", dice incurvando le labbra in un sorriso, ma  come posso non notare che quel sorriso non arrivi ai suoi occhi che restano freddi. Cerca di farmi credere che sta bene ma non è così.

Lascio che la mia mente metabolizzi la notizia, dopo quello che mi ero immaginato posso dire che è tutto troppo semplice. Certo è sempre stata una cazzata ma almeno è tutto risolto. E allora perché mi sembra che così non è? Perché mi sento peggio di quando non le avevo ancora parlato?
Basta, Jack! È tutto chiarito, quindi rilassati e torna alla tua vita normale. Già posso tornare ad essere me stesso, questo basta a farmi sentire meglio e a mandare tutto quello che non mi convince, comprese le emozioni nuove che ho vissuto in questi giorni, in un angolo nascosto del mio cervello.

Non do peso alla mia coscienza che suona mille campanelli di allarme, per farmi capire, che sto sbagliando e che sono uno stupido illuso se credo alla versione di Bea. Ma non voglio ascoltarla, scelgo la via facile, scelgo di nascondere la testa sotto la sabbia.

"Davvero non ricordi nulla?" La voce di Bea mi fa sussultare, per un attimo mi ero talmente estraniato, e non ricordavo che fosse accanto a me.

"Sì" - affermo, mentre vedo i suoi occhi sempre più bui - "Credo di soffrire di shock post traumatico", le racconto la mia teoria e lei mi ascolta in silenzio.

Alla fine del mio monologo, vedo un sorriso triste, spuntare sulle sue labbra.

"Quindi baciarmi è stato un fatto traumatico", dice ironica. Vorrei dirle che non è così, ma sono convinto della mia teoria, quello che non so è il perché mi abbia fatto quest'effetto.

"Deve essere brutto non ricordare nulla".

"Si lo è."

"Peccato tu non abbia nessuna emozione legata a quella notte", dice alzandosi e celando i suoi occhi ai miei.

Mi spiace averle mentito, perché di certo non ho immagini legate a quella serata ma di emozioni ne ho talmente tante, che dopo due giorni molte di loro non so nemmeno come classificarle. Sono così nuove e forti per me, che mi fanno paura. Ma non posso dirglielo, devo fare in modo che questa assurda storia finisca qui. Nonostante questo proposito non mi trattengo dal chiederle: "e tu ne hai?"

Vedo il suo corpo irrigidirsi per poi farmi un gesto con la mano come a lasciar stare l'argomento. Ho come l'impressione che non voglia rispondermi e infatti l'attimo dopo è in acqua che nuota verso casa.

Ed io rimango lì, con questa domanda sospesa nell'aria e con il desiderio infranto che lei mi desse una risposta sincera.  

Arrendersi all'inevitabileWhere stories live. Discover now