Capitolo 17

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Jack

La guardo negli occhi e lei ricambia senza vergogna, pronta a scatenare la sua furia, l'azzurro dell'iride brilla sfidandomi. Aspetta! Ora che ci penso, lo sono anche io: arrabbiato, non so bene il perché, ma sono molto infastidito. Siamo pronti a scannarci lo si percepisce l'aria è elettrica. Il momento della verità è giunto e io sono trepidante e impaurito allo stesso tempo, non credo che mi piacerà quello che mi dirà e sicuramente non ho idea di come reagirò.
Cerco di tirarmi indietro un'ultima volta.

"Forse non siamo dell'umore adatto per parlare." Le dico trattenendomi dal risponderle male.

"Non mi importa, di che umore siamo. Io e te ora parliamo!" Detto questo si siede vicino a me, ma in senso contrario, così da essere uno di fronte all'altra.
Cazzo, il mio corpo, traditore, reagisce subito non appena la distanza fra noi diminuisce, ancora una volta il suo profumo mi inebria e il mio cervello va in tilt. La vedo portare indietro i suoi capelli, bagnati, così facendo allunga il collo, e alla vista di quella pelle liscia vorrei avvicinarmi per posarci sopra tanti piccoli baci. Scuoto la testa, cercando di togliermi quelle immagini dalla testa, sono un pervertito stiamo per discutere e io penso a baciare la sua pelle.

"Facciamo in fretta." Le dico per togliermi da quella posizione scomoda, mi giro leggermente per nascondere la mia reazione, o meglio la reazione del mio corpo. Vedo i suoi occhi sgranarsi per poi attaccare.

"Sputa il rospo è tuo il problema!"

E io sto in silenzio mentre, incantato, guardo muovere quelle labbra carnose, che vorrei stringere fra i miei denti.
Ho sempre pensato che fosse bella ma ultimamente lo è ancora di più, il broncio che ha in questo momento la rende ai miei occhi irresistibile. Sono così confuso dal mio umore è instabile, scontroso e voglioso, voglioso di lei solo ed esclusivamente lei. La sabbia le ricopre le gambe sporcando quella perfezione, ho prurito alle mani per quanto mi piacerebbe avvicinarmi e ripulirla sfiorando la sua pelle dorata.

"Jake!" Mi richiama per invitarmi a parlare e io mi desto da miei pensieri lascivi, ritornando al punto dello scontro.
Con difficoltà sposto lo sguardo sulla sabbia ed inizio a parlare.

"Ascolta, Bea, non ho avuto il coraggio di iniziare prima questo discorso, perché è una cosa delicata e mi mette molto a disagio".
Alzo gli occhi nei suoi devo cogliere ogni cambiamento.

"Beh la sera della festa noi..." mi blocco e cerco di schiarirmi la voce "noi ci siamo baciati?"

La vedo guardarmi, anzi scrutarmi.

"Sì", dice semplicemente, mentre sgancia quella bomba e io vorrei scuoterla per capire cosa le passa per la testa. Perché è così tranquilla? Perché sembra non importarle? Perché a me da così fastidio non ricordarlo?
La guardo sconvolto dal suo atteggiamento.

"Perché non mi hai detto niente al risveglio?"

"Perché avrei dovuto? Tu non lo hai fatto". È sempre apparentemente tranquilla.

"Beh è questo il problema. Io non l'ho fatto perché non lo ricordo."

"Cosa significa che non lo ricordi?" Per la prima volta mostra un po' di agitazione.

Scuoto la testa.

"Non ricordo un cazzo di quella sera" non riesco a nascondere la mia frustrazione, porto la mano ai capelli e torno a guardarla negli occhi. Vedo le sue meravigliose labbra formare una o perfetta.

"Cavolo!"

Arrendersi all'inevitabileOnde histórias criam vida. Descubra agora