Capitolo 29

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Jack

Trascorro il resto della giornata con i miei genitori e i miei zii, chiamiamoli così, ovviamente ci sono anche Bea e Jason ma stando in famiglia riesco ad evitare di pensare a lei e alla serata che dovrò passare.

In realtà, anche se ho protestato con Jason, sono d'accordo con lui quei tipi devono starle lontana. Finisco di prepararmi per la serata, ho deciso di mettere un pantalone di lino bianco, con una camicia blu, anch'essa di lino. Mentre arrotolo le maniche fisso la mia immagina allo specchio e mi rendo conto di quanto quella serata abbia cambiato la mia vita. Normalmente in questo momento sarei stato trepidante in vista di quello che sarebbe stato, alle feste è facile trovare qualcuna con cui lasciarsi andare per concludere alla grande la giornata.

Fisso i miei occhi allo specchio e vedo la confusione mischiarsi al mio azzurro. Ora, invece, la sola idea mi infastidisce e il colmo è che passerò le prossime ore ad evitare che qualcuno scopi, in particolare, che si scopi Bea. Mi riavvio i capelli e sorrido sconsolato al mio riflesso. Sono un caso disperato.

Esco dalla camera per raggiungere quella di Jason.

"Allora, come rimaniamo per stasera?"

Gli chiedo, entrando senza bussare. Anche lui ha scelto dei pantaloni e camicia di lino ma il suo look è total black. Il biondo dei suoi capelli risalta e vedo come è elettrizzato fin da qua, quella lo ha proprio fregato.
Lo trovo intento a spruzzare il profumo sui suoi vestiti. Tossisco per l'odore forte.

"Ma quanto ne metti?" Mi lamento.

"Dovresti bussare. Comunque io vado a prendere Carola, tu vai alla festa con Bea e ci vediamo al chiosco in fondo."

Jason vuole avere sempre tutto sotto controllo e anche in questo caso, impartisce ordini come un sergente.

"Va bene. Vado a vedere a che punto è lei. Ah Jason questa me la paghi."

"Bisogna fare dei sacrifici per la famiglia."

Mi dice con voce solenne.

"Ah si certo. Allora facciamo che io sto con Carola e tu ti sacrifichi."

Lo punzecchio, per poi scoppiare a ridere all'espressione della sua faccia scandalizzata.

"Certo che ti ha proprio fregato."

"Stasera capirai il perché." Ammicca sorridendomi.

Gli do un colpo sulla spalla e mi avvio al mio destino come un condannato. Nonostante i buoni propositi non sono affatto convinto che sia una buona idea, che sia io a doverla tenere d'occhio e non appena mi apre la porta capisco di avere ragione.

Una dea, in un vestito azzurro striminzito, apre la porta.

"Oh perfetto. Jack mi chiudi la zip di dietro? Non ci arrivo."

Così dicendo si gira mostrandomi la sua schiena completamente nuda.

I miei occhi catturano ogni centimetro della sua pelle, che si è leggermente abbronzata, e fa risaltare quella nuvola azzurro cielo, che dovrebbe essere il suo vestito. "Non...non hai il reggiseno".
La gola mi si secca a quella scoperta.

"Come?" Mi chiede distratta, sta cercando di infilare degli orecchini, lunghi e dorati nei lobi.

"Non hai il reggiseno?"

Ripeto schiarendomi la voce.

"Con questo vestito non serve. E poi che ti frega."

Cazzo se mi frega, penso, mentre sento stringere i miei pantaloni. Avvicino con accortezza le mie mani alla cerniera e cerco di non toccare quella pelle dorata. Seguo con lo sguardo la zip salire e alla fine deglutisco con difficoltà. Ho il fiato corto e l'acquolina in bocca, ma resisto, stoicamente resisto.

"Ecco". Sono soddisfatto come se avessi compiuto un'impresa.

"Perfetto, grazie. Scendo tra mezz'ora."

Così dicendo chiude la porta dopo avermi spinto fuori. Scendo le scale ancora frastornato ed è solo l'inizio della serata. Come resisterò altre tre ore?

Arrendersi all'inevitabileWhere stories live. Discover now