Capitolo 74

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Jack

Il dolore dei suoi occhi mi penetra dentro spezzando il filo che ci ha sempre uniti.

Cerco di liberarmi di Anna, basta stronzate, basta paura, io voglio lei, cazzo!

Vedo Bea uscire dalla casa, con uno strattone riesco, finalmente, a sciogliere le braccia di Anna dal mio collo, non ho il tempo di chiederle scusa, non è colpa sua, non è lei ad essere una cattiva ragazza, io sono il cattivo in questa storia e ora devo andare da lei, perché voglio diventare il buono, perché voglio la medaglia che spetta ai buoni.

Mi precipito verso l'ingresso, con in testa la preghiera che faccio a qualcuno lassù affinché si fermi, affinché io possa raggiungerla. Sento Anna mandarmi a quel paese poco elegantemente, e Tom urlarmi di correre. Lo sto facendo, amico, lo sto facendo. Avevi ragione Tom, è stata l'idea peggiore della mia vita.

Il caos della festa rallenta il mio cammino, urto, spingo la folla davanti a me, senza badare niente e quando vedo la porta d'ingresso davanti a me, mi sento risollevato. Sto per uscire e già penso a dove potrebbe essere quando mi sento afferrare un braccio, in una presa decisa.

Mi giro furioso, sto per dire a quella persona che non ho tempo da perdere, quando vedo che a stringermi il braccio è Lisa.

"Sei uno stronzo Jack! Non la meriti."

I suoi occhi mi guardano con sdegno e vedo il dolore anche infondo ad essi, a quante persone sto facendo male, ma ora non ho tempo per questo, proverò a chiedere scusa a tutti dopo, ora devo trovare lei.

"Lascialo andare Lisa. E' la tua ultima possibilità, Jack. Non sprecarla altrimenti hai chiuso. Hai chiuso per sempre, chiaro!"

Mi volto verso Sara, la sua espressione non è molto diversa da quella della sua amica.

"Non lo farò, Sara."

Sento la presa di Lisa, liberare il mio braccio.

"Ha preso la mia auto" mi dice, Lisa.

"Grazie" le mormoro prima di ricominciare la mia corsa.

Il buio della notte mi avvolge, l'unica luce proviene dalla casa da cui sono uscito. Mi dirigo alla mia auto e nel frattempo scruto le auto e le persone in cerca di Bea.

Tristemente costato che è già andata via. Salgo sulla mia auto e colpisco il volante disperato, sono solo un coglione. Basta perdere tempo, Jack, accendi e vai da lei prima che sia troppo tardi.

Corro per le strade, non badando ai limiti di velocità, fino al dormitorio femminile, sono certo sia tronata a casa. Perché io la conosco, conosco tutto di lei.

Posteggio nel primo spazio disponibile e corro dentro l'edificio, noto che l'ascensore è occupato ma io non posso aspettare, mi agito guardandomi attorno e sulla destra noto la scritta illuminata che indica la porta delle scale di sicurezza, mi precipito da quella parte, è piuttosto buio lì dentro, ma non me ne curo. Salgo le scale a due a due, devo essere veloce, spero di arrivare prima di lei, se fosse già in stanza, per me sarebbe finita. Non mi farebbe mai entrare.

Arrivo al terzo piano con affanno, spingo la porta per il corridoio e la luce del corridoio mi brucia gli occhi e istintivamente porto la mano al viso. Vedo un movimento sulla mia sinistra, è lei. Evidentemente, qualcuno ha ascoltato le mie preghiere, sarà stata lei sull'ascensore, ringrazio la mia stella che forse non mi ha abbandonato del tutto stasera.

"Bea fermati!" Urlo come un animale ferito il suo nome, ma la mia è una mossa sbagliata perché non appena la chiamo, lei si gira spaventata e poi cominciare a correre verso la sua porta. Sto quasi per raggiungerla, riesco a sentire il suo respiro pesante, quando lei apre la porta e la spinge velocemente per chiuderla alle sue spalle.

"Ti prego, Bea!" Urlo, ancora, spingendo il mio corpo oltre, devo entrare in quella stanza.

"Va via!" mi grida lei in procinto di chiudere quella porta, ma l'adrenalina mi fa arrivare in tempo. Spingo leggermente l'anta, non vorrei farle del male ed entro dentro richiudendo la porta dietro di me. Cerco di respirare ora che la corsa è finita e lei è finalmente davanti a me.

"Esci subito dalla mia stanza!"

"Ti prego, Bea, fammi spiegare." La mia voce è una supplica, cerco di avvicinarmi a lei, ma la vedo indietreggiare per poi scappare nella sua stanza. Avevo torto non ho finito di rincorrerla, ancora una volta, riesco a non farmi sbattere la porta in faccia.

La sento sbuffare infastidita.

"Non abbiamo niente da dirci. Non ho bisogno di spiegazioni, mi è tutto chiaro. E non voglio più avere niente a che fare con te."

"No, non è così io..."

"Tu cosa, idiota. La tua fottuta lingua era dentro la sua bocca." La vedo tremare e girarsi verso il letto. Si porta le mani ai capelli, e cerca di regolarizzare il suo respiro accelerato.

Il suo vestito luccica nel chiarore della luna che illumina la stanza, rendendola quasi una figura celestiale.

"Bea..." non riesco a parlare, non mi vuole ascoltare.

"Ho detto: va via!" Le sue mani stringono le braccia come in un abbraccio. Le nocche sono bianche e il suo corpo trema.

Infastidito mi porto io le mani al capo, tirandomi i capelli.

"No, non andrò via. Okay sono un coglione, ma non farò lo stesso errore un'altra volta. Non me ne andrò mai più via!"

Osservo la sua figura da lontano e vedo le sue spalle fare su e giù, mentre tiene la schiena rigida, e lascia cadere le braccia lungo i fianchi. Le mani si serrano in pugni, la sua posa esprime tutta la sua rabbia. La mia dolce Bea, non esiste più, ho davanti una donna ferita e infuriata.

"Bea..." sospiro, cercando la mia amica in quella ragazza piena di astio.

"Te lo ripeto un'ultima volta, vai via! Mi dà fastidio sentire il mio nome pronunciato da te. Non voglio più avere a che fare con te!" Sibila furiosa, ed io non resisto più. In due passi sono dietro di lei, la circondo con le mie braccia, stringendola a me. Non vuole sentire le mie parole ma il mio corpo parla per me. Il suo tremore e il mio tremore, il suo respiro affannoso e il mio respiro affannoso, le sue lacrime sono le mie lacrime.

"Ti prego, ti prego! Mi manchi, mi manchi da morire!" Le sussurro tra i capelli. "Perdonami, so che ho sbagliato. So che non lo merito, ma ti prego perdonami." Singhiozzo, perdendomi nel suo profumo.

La tengo stretta a me, come se potesse sparire da un momento all'altro, godendomi la sua vicinanza come fonte di vita.

"Farò qualunque cosa. Ti spiegherò tutto, se me lo permetterai, perché ho bisogno di te Beatrice. Ho bisogno di te per vivere."

Con le mie lacrime le bagno il collo, e poi oso quello che non dovrei, mi permetto di lasciarle una scia di baci fino all'orecchio. Il poter riassaporare la sua pelle mi accende, sento il fuoco scorrere nelle mie vene, vorrei unirmi a lei perché dopo due settimane, mi sento nuovamente completo.

Arrendersi all'inevitabileWhere stories live. Discover now