Capitolo 7

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Jack

Arriviamo all'università in perfetto orario. Vedo Jason guardarmi torvo, sospiro rassegnato e scuotendo la testa cerco di fargli capire che non abbiamo ancora parlato.

Lo vedo girare gli occhi con disappunto, mentre si accomoda accanto a me, visto che Bea si è seduta dietro per fargli posto.

"Che hai, Jason, sembri furioso?"

Osserva Bea da dietro.

"Dici?"

"Mi prendi in giro? Non hai neanche salutato."

"Okay, si oggi non è una stata una buona giornata. Ho una cosa che mi preoccupa. Tu tutto bene?"

Si gira verso dietro, per guardarla in faccia. Io trattengo il fiato e cerco di concentrarmi sulla strada, non ho avuto il coraggio di parlarle prima e non so se l'avrò questa sera.

Sono sempre più nervoso e agitato, mi sento in colpa per il casino che ho fatto, vorrei solo sapere cosa sia veramente successo. Mi uccide questa ansia dettata dalla paura di aver rovinato tutto tra noi.

La osservo un attimo dallo specchietto, la vedo scherzare con Jason e ancora una volta quella sensazione strana mi colpisce lo stomaco.

Non riesco a capire cosa sia cambiato questa notte, non riesco più guardarla come prima, come la mia amica, sento che c'è di più.

Un mare di emozioni mi travolgono quando la guardo, quando ricordo il suo corpo sul mio... e se avessimo davvero fatto l'amore.

Freno di colpo, non riesco a respirare, fortuna che non passa nessuno.

"Ehi, tutto bene?"

"Ma sei impazzito?"

Urlano contemporaneamente Bea e Jason. Jason mi scuote.

"Ma che ti prende, vuoi ucciderci?"

Mi volto verso di lui lentamente, vedo i suoi occhi aprirsi preoccupati.

"Jack stai tranquillo, forza andiamo a casa." La sua voce rassicurante, e la sua stretta al braccio riescono a calmarmi. Riparto.

"Scusate" mormoro, mentre prego di arrivare presto, ho bisogno di staccare un attimo dai miei amici.

Per il resto del tragitto stiamo tutti in silenzio, forse li ho sconvolti ma non mi dispiace questo silenzio.

Finalmente le case dei nostri genitori spuntano in alto nella collina, imbocco la strada e in poco tempo siamo arrivati.

Spengo l'auto e mi precipito fuori, apro il portabagagli prendo la valigia di Bea e la porto dentro con me. Sento Bea e Jason commentare il mio comportamento.

"È tutto il giorno che è strano" costata Bea.

"Tu non sai il perché?"

Le chiede Jason, rallento il passo per ascoltare la sua risposta.

"No, è iniziato tutto come sempre o quasi e da quando ha aperto gli occhi che si comporta in maniera... non ti saprei bene dire..."

Riflette un attimo.

"Non è più lui, ecco. Tu sai qualcosa?"

Sento il mio amico sospirare.

"No, Bea."

"Però anche tu sei strano?"

Osserva lei attenta, Jason le mette il braccio sulle spalle stringendola a se

"Capita, l'importante è che tu stai bene. E' così vero?"

Rallento ancora un po', mentre un peso si forma sul mio cuore in attesa della sua risposta.

"Sì, Jason, sto bene anche se voi mi preoccupate."

"Non c'è niente di cui vorresti parlarmi?"

La sento esitare. Cazzo, penso subito.

"No niente di importante."

Dice liquidando l'argomento. Mi giro leggermente curioso di vedere il suo viso, ma non ci riesco perché è rannicchiata nell'abbraccio di Jason.

Alzo gli occhi su di lui. Ci guardiamo negli occhi dove c'è preoccupazione, rabbia, amore e poi per la prima volta c'è altro, sento crescere dentro di me qualcosa di nuovo che mi stordisce è: gelosia.

Mi volto velocemente per evitare che lui noti il mio cambiamento. Accelero il passo verso casa di Bea visto che stasera mangeremo li.

Arrendersi all'inevitabileWhere stories live. Discover now