30. Tonight (I wish I was your boy)

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nb: perdersi ancora prima di aversi, nell'accezione più spirituale che esista; ritrovarsi e realizzarlo attivamente.

***

And I told her, "Some things have their time

How can I be yours if you're not mine?"

[...] She said, "I guess I'll take this pain instead of your name"

[The 1975]

***

North Miami Beach

Camila richiuse la cerniera del borsone che conteneva gli ultimi effetti personali che avrebbe portato via con sé. Aveva chiesto a Lauren un'ora di solitudine, cosicché potesse attendere e informare Shawn delle proprie decisioni definitive; questa volta per davvero. Il tempo delle contraddizioni era finito.

Carezzò gli stipiti dell'ingresso del proprio studio, ormai scevro della sua presenza. Percorse a ritroso il corridoio, senza mai soffermarsi, nemmeno quando oltrepassò la camera matrimoniale.

Questa è la vera malattia: forzarmi in un abito della taglia inadatta.

Discese le scale lentamente, godendosi il suono dei propri tacchi a ogni passo, come se fosse quello della rottura delle catene che l'avevano legata a una forma impropria.

Non poteva essere qualcosa di diverso da ciò che era. Voleva conquistarsi la stabilità che si era negata. Voleva amare Lauren per guarire le proprie piaghe. Voleva recuperare la libertà che aveva provato, in segreto, durante gli anni universitari e sotto l'ala di suo padre.

Giunta ai piedi della scalinata, riconobbe il suono dell'auto di Shawn, nel piano interrato. Per un attimo le mancarono il respiro e il verbo, timorosa di non riuscire a essere abbastanza risoluta per il dolore che era in procinto di infliggergli. Ma poi realizzò l'effettivo beneficio di quel mese in sua assenza, la vita e la salute che ne erano derivate, e strinse con più forza la tracolla del borsone.

Lauren, meditò, gustandosi il nome della corvina sulla lingua come se fosse un bacio, una carezza e, al contempo, un salvagente.

Sedette sul divano, in attesa. Si ricordò, ancora una volta, di dover essere delicata nell'approccio, ma ferma sulla sua posizione.

- Mila! -. Shawn apparve dalla porta che conduceva al garage. – Stavo giusto per chiamarti... - soggiunse, intascando il cellulare. In pochi passi l'affiancò, sporgendosi per salutarla.

Camila frappose una mano tra di loro, impedendoglielo.

- Possiamo parlare? – domandò, forse un po' più decisa di quello che avrebbe voluto.

Il canadese alzò le sopracciglia, confuso, ma acconsentì: - Che è successo? -. Dentro di sé, temeva ch'ella avesse scoperto il misfatto. Ma quando dovette accogliere tra le mani uno spesso plico di carta, si accigliò.

- Questa è la risoluzione del mio contratto come tua agente. Non me la sento più -.

- Va bene. Certo, non credevo che fosse... -.

- Fammi finire – lo interruppe la cubana. – Ho allegato un elenco di colleghi disposti a ingaggiarti. Sono tutti molto validi – soggiunse.

- C'è dell'altro? Ne possiamo discutere con più calma dopo -.

- No, adesso. C'è molto altro che devo dirti -.

Quell'ultima frase perentoria e caratterizzata da una certa urgenza, lo allarmò.

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