3. Eh mama eh

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nb: la sensazione di una caduta senza fine, oscillando nel mentre come il grafico di una sinusoide.

***

Le mie lacrime in una clessidra

Due bottiglie dentro una valigia

Questa parla, non mi ha mai capito

Sputa come un mitra

[Irama]

***

Non si fuma vicino a una pompa di benzina, si rimproverò Lauren, spingendo l'accendino insieme alla tentazione, perché riposasse sul fondo della tasca. Decise che un caffè si sarebbe rivelato un compromesso assai migliore. Ma non poté tuttavia abbandonare la propria postazione poiché i fari di una nuova auto le si proiettarono davanti ai piedi. Quando riconobbe la carrozzeria lustra, trascolorò.

- Buonasera - si annunciò la proprietaria, scendendo e sbattendo la portiera dietro di sé.

Buonasera un corno, meditò la corvina, riservando un'occhiata gelida alla sua ex fidanzata: Lucía Vives.

- Benzina due dollari e mezzo al gallone, gasolio quattro e un quarto, super tre - snocciolò, con voce metallica.

- Non sono qui per fare rifornimento -.

- Allora puoi anche andartene -.

- Non essere brusca, Lauren -.

- E tu non essermi d'intralcio. Sto lavorando, per Dio! -.

- Sono settimane che cerco di parlarti. Non me ne andrò adesso che ne ho l'occasione -.

Lauren si strinse nelle spalle, noncurante. Pizzicò i guanti in lattice e - Gasolio - decise, conoscendo l'alimentazione della Mercedes. - Offre la casa - sentenziò, allungando all'erogatore un biglietto da venti dollari.

Lucía sospirò. - Mi dispiace, okay? Non sarebbe dovuta andare così -.

- L'universo ha sempre qualche scherzo in serbo. Non ci badare – commentò l'altra, apatica. Aprì lo sportello del serbatoio e infilò la pistola.

- Non me ne andrò senza di te -.

- Perdi solo tempo, te lo dico. Io e te non abbiamo più nulla da spartire -.

Lucía scosse con determinazione la testa. Allargò le braccia, dandosi un tono drammatico. - Sono solo parole. Io voglio te e tu vuoi me -.

- Non più - negò Lauren, lapidaria. - Accettalo e levati dal cazzo -. Sgrullò le ultime gocce di gasolio all'interno del serbatoio e poi ripose la pistola. - Cinque galloni ti basteranno -.

La portoricana strinse pugni e mandibola, ben conscia di non poter dare spettacolo sotto l'avido occhio delle telecamere di sorveglianza. - Non finisce qui - avvertì, mentre risaliva in macchina.

***

Quando il vigoroso braccio destro di Shawn l'avvolse sotto il lenzuolo, Camila si trovava ormai in uno stato di dormiveglia. Le palpebre calate celavano le lacrime che non voleva cadessero, ma gli zigomi erano umidi e salsi. Lunghe ciocche brune, tuttavia, li nascondevano al tatto e alla vista.

I primi contatti con l'aura dolorosamente evocativa di Miami si erano rivelati un braccio teso che l'aveva scaraventata fuori dal ring. Ella non aveva idea di come reagire all'oppressione che i ricordi le muovevano contro, quindi dormire costituiva un temporaneo, ma autentico, sollievo.

- Gracias, Mila -.

Nonostante rimanesse davvero un pessimo alunno, talvolta Shawn ricordava qualche parolina in spagnolo.

Camila mugolò confusamente e seppellì il viso nel cuscino, scoprendo la cervice, dove l'uomo depositò un bacio affettuoso.

***

Quando Lauren smontò, qualche ora dopo, decise di non chiamare Normani per uno strappo, preferendo di gran lunga una passeggiata. Che vuoi che siano cinque miglia a piedi? Cestinò i guanti, mentre Johnny scannerizzava il badge. Si avviò con le mani affondate nelle tasche, scrutando la propria ombra mutare a contatto con l'impudente tocco dell'illuminazione artificiale. Accese la sigaretta bramata prima del blitz di Lucía.

Da quando aveva iniziato a lavorare alla stazione di rifornimento dormiva tanto quanto la città di Miami: una manciata d'ore per notte. Smontava intorno alle tre e rimontava alle otto. L'officina le garantiva un unico giorno libero oltre alla domenica: il giovedì. Ed è facile intuire come trascorresse gran parte di quest'ultimo: abbarbicata al cuscino in pieno letargo. Difatti, ella aveva preso in affitto un piccolo appartamento nel quartiere di Little Havana, a dieci miglia da Miami Beach, reputando fosse una zona strategica e funzionale, con un'intima parvenza di casa. Certo, la pigione non doveva essere proprio modestissima se la costringeva a lavorare quattordici ore al giorno, straordinari esclusi. Ma se l'ambiente dell'officina la metteva a proprio agio e l'appagava, quello della venticinquesima strada la inquietava, rendendola insonne anche di fronte all'estenuazione più estrema. Quando dava il cambio a Logan, dentro di lei s'accresceva uno stato di cupezza che le scavava l'anima a fondo; un'improvvisa e dolorosa sensazione di isolamento che lentamente rosicchiava quel poco di stabilità che invece la spingeva a proseguire sui propri binari senza deragliare.

Il rovinoso naufragio della sua relazione con Lucía poteva essere stato solo l'innesco di quel malessere cronico, non di certo la causa. Ma Lauren accettava di buon grado di essere un lupo solitario, poco incline all'estroversione e di raro verbo gentile.

Solo Normani talvolta riusciva, al pari di sua sorella Taylor e di sua madre Clara, a esercitare una determinata influenza su di lei.

***

Lauren rincasò quasi un'ora più tardi del solito, sozza e maleodorante. Schiacciò pigramente il tasto dell'ascensore per il quinto piano.

- Non ho più l'età – borbottò, quando il getto rivitalizzante della doccia la sommerse di carezze, soffocando ogni traccia di afrore.

Ricordava perfettamente l'inesauribilità delle energie con cui aveva affrontato i primi anni dopo il Senior year. Era stato il periodo più sfrenato della sua vita, durante il quale aveva nutrito ben più di un pizzico di incoscienza, dormendo un giorno intero ogni tre. Allora aveva ancora abbastanza fegato per imbucarsi alle lussuose feste che pullulavano tra Miami Beach e Coral Gables, e per poi farsi inseguire dalla sicurezza in sella a una Kawasaki verde brillante, guidata abilmente da Normani.

Adesso invece, era ben contenta di non assopirsi nel bel mezzo di un turno di lavoro, diurno o notturno che fosse; niente adrenalina, niente azzardi, e poteva considerarsi abbastanza adulta da badare a sé stessa e a quella palla di pelo miagolante che viveva con lei.

Vixen Jauregui era una femmina di bengala di dieci libbre circa, con un paio di grandi occhi verde oliva e uno splendido manto leopardato; molto educata, molto diffidente, tanto scontrosa quanto la padrona.

- No, mami, non ti prenderò in braccio – bofonchiò Lauren, in risposta ai miagolii capricciosi che ricevette non appena si coricò sulle lenzuola fresche. – Fai da sola -.

La gatta arruffò il pelo raso, contrariata, e soffiò in direzione della corvina, che invece stringeva con necessità il secondo cuscino del letto a due piazze. Rassegnata, si stiracchiò, digrignando i denti, e, prese le misure, balzò agilmente sul giaciglio. Si acciambellò tra le ginocchia e lo stomaco della padrona e cominciò ad adonarla di fusa, lisciandole il fianco con la lunga coda.

Fresh greaseWhere stories live. Discover now