51.

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Spencer e io trascorriamo l'intero pomeriggio sul divano, a sgranocchiare biscotti e alternare la mia serie con i suoi cartoni animati. Sono le sei quando Anita torna a casa e trova me e suo figlio in cucina.

«Ehi, voi due, che state facendo?» sorride, ma riesco a scorgerle la stanchezza sul volto.

«Stavamo mettendo le patatine in forno» rispondo.

«Io ho tirato fuori il tacchino dal freezer» aggiunge fiero Spencer. «E adesso me ne vado perché voi dovete parlare.»

Restiamo entrambe in silenzio, sorprese dalle sue parole. Spencer lascia la cucina e noi ci guardiamo.

«Com'è andata?» domando stringendo le braccia al petto.

«Gli ho detto che eri qui e mi ha detto che vuole parlarti il prima possibile ma capisce che hai bisogno di un po' di tempo per sbollire.»

Annuisco piano. «Non so se basterà. È un bugiardo. Forse addirittura un traditore.»

Anita scuote il capo con vemenza. «No, Ronan non ti farebbe mai e poi mai una cosa del genere. Le dinamiche nella nostra famiglia sono... particolari. Io sono grata ogni giorno di più di essermene andata.»

«Sono stata aggredita e mi sto appena riprendendo da quello che mi è successo. Non... non riesco a sopportare altro in questo momento, Anita.»

La bionda mi poggia una mano sul braccio e annuisce comprensiva. «Il tempismo è dei peggiori e sono certa che Ronan capirà perché ti stai prendendo del tempo ma parlatene. Io non me la sento di farlo al posto suo, è qualcosa che deve dirti lui, l'unica cosa su cui mi sento di rassicurarti è che Ronan non ti tradirebbe mai, lo ripeto, e se ti ha tenuto all'oscuro dalla nostra famiglia... è solo per il bene di tutti.»

«Tu stai bene?» mormoro.

«Sono abituata a essere la pecora nera della famiglia. Non ho assistito a nulla di nuovo» fa spallucce. Il mio sguardo confuso la fa continuare a parlare: «Quando sono rimasta incinta di Spencer non ero ancora sposata con il mio ex marito. Già questo era visto come un enorme problema a cui bisognava rimediare. Le cose tra me e il padre di Spence non andavano più bene quando lo abbiamo scoperto, ma i miei hanno creato il caos più totale e per smettere di subirci i loro lamenti abbiamo deciso di assecondarli. Lui non...» abbassa la voce, assicurandosi di non essere sentita dal figlio. «Non mi aveva mai picchiata prima. Eravamo in disaccordo ma avevamo pensato che una volta nato Spence, avremmo divorziato e basta. Anche questo non rientrava nei piani della nostra famiglia. Dovevamo restare sposati, lui era di buona famiglia, noi pure... era l'unione perfetta.»

«Ti hanno obbligata a restare con lui anche se...»

Anita annuisce. «Ha iniziato con degli schiaffi, poi nei tre anni successivi sono diventati pugni e calci. Lo faceva sempre in posti non visibili e minacciava di togliermi il bambino se avessi fiatato. Ero incastrata, bloccata dal mio stesso sangue. Così ho parlato con Ronan. Non avrei mai permesso a nessuno di togliermi mio figlio. E di sicuro non perdeva un padre visto che non si è mai comportato da tale» stringe le mani in due pugni.

Percepisco la sua rabbia. Lo sono anch'io sapendo cos'ha passato. Giuro che se Lanny la prende in giro lo scovo fino in Tibet e lo pesto per bene, Anita non si merita altra sofferenza ma solo cose belle.

«Ronan ha dato di matto. Non lo avevo mai visto così furioso... compreso oggi. Ha assunto l'avvocato più in gamba di tutti e abbiamo accumulato tutte le prove possibili e immaginabili. Avevo nascosto le cartelle cliniche delle volte trascorse in ospedale e fotografavo ogni livido. Giunti in tribunale non c'è stato niente da fare, abbiamo vinto a mani basse. Il nostro avvocato era uno squalo assetato di sangue e lo ha ottenuto. Lui non potrà mai più avvicinarsi a me o il bambino. Non ho chiesto alcun mantenimento, non ne avevo bisogno. I miei sono rimasti scioccati e pensavo... pensavo che mi avrebbero compresa» la sua voce si incrina ma non piange.

«Non dirmi che se la sono presa con te» sibilo.

«Avevo disonorato la famiglia sollevando questo polverone, la gente avrebbe urlato allo scandalo. Era solo questione di apparenza. Tutte le volte. Ho detto loro che potevano fottersi per bene e che non volevo vederli mai più. Sono stata da Ronan per un bel po' di mesi. La sua impresa iniziava ad andare alla grande e i soldi non erano un problema. Ho trovato lavoro in banca e solo qualche mese fa ho deciso che ne avevo abbastanza dell'Inghilterra. A Spencer mancava suo zio, o dovrei definirlo padre – perché è questo che è stato per mio figlio – a me mancava mio fratello, la mia roccia, e così abbiamo fatto i bagagli e ci siamo trasferiti. Spencer è grande abbastanza da affrontare un trasloco, anche se si trova dall'altra parte dell'oceano. Poi sei arrivata tu e il resto e storia» sorride dolcemente.

«Non capisco come due genitori possano fare una cosa del genere, davvero» asserisco scioccata.

«Credo che non tutti siano nati per esserlo, sai? A volte capita, a volte serve. È sempre tutto ai fini del successo. I miei non hanno mai voluto figli, ma gli servivano per rappresentare la classica famigliola perfetta.»

«Sono molto ricchi?»

«Mio padre è a capo di un'industria farmaceutica. Potrebbe benissimo dormire su un cuscino fatto di bigliettoni, mamma lo è diventata grazie a lui. Lo ha conosciuto all'università, ma non ha mai lavorato. Sia chiaro che non la sto giudicando, tante donne preferiscono prendersi cura della cosa o dei loro figli quando hanno un sostegno finanziario cospicuo, è solo... non è per me.»

«Quando stavi con il tuo ex lavoravi?»

Anita scuote il capo. «Non me lo permetteva. Era il pupillo di mio padre. Ovviamente avrei seguito le orme dei miei genitori e sarei rimasta a casa. Mi sentivo come un leone in gabbia.»

«Voglio sperare che abbia perso il posto di lavoro, almeno quello» aggrotto la fronte.

«Papà ha dovuto farlo, non andava bene che lo tenesse ancora in azienda. La gente parla e lui non voleva ulteriori scandali. Allora si sono concentrati su Ronan.»

Trattengo il fiato alla menzione del moro.

«Ma questa è la sua storia e non voglio essere io a raccontartela, non sarebbe corretto nei suoi confronti.»

«D'accordo. Va bene se ti rubo il divano per la notte? Ho lasciato le mie cose da lui e... non ho nulla al momento, nemmeno un posto in cui vivere.»

«E il tuo appartamento?» domanda prima di afferrare il tacchino e sistemarlo in padella.

«Proprio oggi l'ho informato che non me la sento più di vivere nel mio vecchio appartamento e abbiamo visitato quello dell'ottavo piano visto che era libero. Non volevamo allontanarci e un paio di piani di sicuro non sono un tragitto intero. Siamo saliti nell'attico e dopo pochi minuti l'ascensore si apre e sbuca questa stangona supermodella che si dichiara la fidanzata di tuo fratello.»

«Diana. Che stronza. Vuole sempre fare entrate ad effetto, ma è solo un'oca senza cervello» sbuffa Anita. «Comunque, puoi restare tutto il tempo necessario e se vuoi che vada io a prendere le tue cose, non c'è problema.»

«Non te lo chiederei, ma... sarebbe grandioso. Puoi dirgli di lasciarmi il contratto e le chiavi già che ci sei. Non intendo crogiolarmi su un divano e farci la muffa. Domani riprendo a lavorare e ho un evento gigante da revisionare.»

«Domani, dopo pranzo, vado. A Spencer di sicuro non dispiacerà averti ancora intorno, ti adora» sorride.

Ricambio il sorriso, lieta di sentirlo. «Vale lo stesso per me. E grazie, Anita. Davvero.»

«Non dirlo nemmeno. Questo e altro per la mia cognatina del cuore» mi concede un occhiolino e torna a concentrarsi sul tacchino quasi cotto in padella. «Spencer, la tavola!»

«Arrivo!» urla il ragazzino.

Ho ancora le braccia strette al petto, dunque, le lascio cadere ai lati. Non ho nulla da cui difendermi qui. 

𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora